E’ stato presentato all’80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia “Lubo” di Giorgio Diritti, il sesto e ultimo film italiano in Concorso.
La pellicola, interpretata da Franz Rogowski, Christophe Sermet, Valentina Bellè, Noemi Besedes, Cecilia Steiner, Joel Basman, racconta la storia di Lubo, un nomade, un artista di strada che nel 1939 viene chiamato nell’esercito elvetico a difendere i confini nazionali dal rischio di un’invasione tedesca. Poco tempo dopo scopre che sua moglie è morta nel tentativo di impedire ai gendarmi di portare via i loro tre figli piccoli, che, in quanto Jenisch, sono stati strappati alla famiglia, secondo il programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada (Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse). Lubo sa che non avrà più pace fino a quando non avrà ritrovato i suoi figli e ottenuto giustizia per la sua storia e per quella di tutti i diversi come lui.
“Un po’ di anni fa un’amica mi ha parlato di Il seminatore, questo romanzo di Mario Cavatore, quindi ci siamo incontrati e siamo diventati amici. Ora purtroppo lui non c’è più e voglio dedicargli un pensiero di ringraziamento. Quel libro mi ha colpito perchè mi ha svelato vicende poco conosciute accadute in Svizzera per cinquanta anni, un paese che vediamo come esempio di cultura, di educazione, portandomi a riflettere sul senso di giustizia, sulle istituzioni, sul senso dell’educare e dell’amare. E’ la storia di questi bambini che venivano portati via alle famiglie Jenish per essere rieducati e ho sentito l’urgenza di fare questo film perchè è lo specchio dell’incapacità dell’uomo di capire la diversità che a mio avviso è un grande valore. Da lì è nato un percorso di approfondimento, di scelte, di ricerche fino ad arrivare a “Lubo”. E’ un grande viaggio nel tempo per provare a migliorare certi problemi. Ho scelto di seguire un percorso differente rispetto al romanzo, cioè di stare di più sul protagonista, Lubo, per trasferire la storia di un uomo che vive nella semplicità di artista di strada a cui accade qualcosa di drammatico che ne modificherà la vita. Sarà schiacciato dalla violenza, vivrà l’angoscia della solitudine, la disperazione, ma alla fine tornerà ad amare e a sperare in un nuovo futuro. Se il cinema riesce ad essere così forte e darci occasione di ripensare al valore della vita, della nostra giornata, se ci mette in gioco in una maniera che non è solo intrattenimento ma diventa parte di noi allora l’obiettivo è stato raggiunto. Quanto racconta il film è uno specchio dei nostri giorni, c’è una guerra che dura da mesi e si parla dei bambini ucraini rapiti dai russi, quindi uno dei limiti dell’umanità è che, malgrado gli sforzi che alcuni fanno per far capire le cose, gli errori ritornano”, ha spiegato il regista in conferenza stampa.
credit foto La Biennale
A interpretare Lubo è Franz Rogowski: “Ho preparato questo film con Giorgio ma è anche il risultato della vita che ho vissuto come attore sul set. In Australia ad esempio ho fatto un altro film e ho imparato la giocoleria. Per entrare nei panni di Lubo ho studiato il testo, dovevo suonare due strumenti e parlare tre lingue che non sono mie. Sapevo che questa storia era profonda e ho cercato di dare il meglio. Cerco energia nei ruoli che interpreto, un’energia particolare che crei una frizione dentro di me”.
Valentina Bellé dà il volto a Margherita: “Con Giorgio ci siamo incontrati quasi un anno prima di iniziare le riprese e ho avuto l’impressione positiva che si cercasse di più la persona e non il personaggio. Poi c’è stato il provino e abbiamo girato il film. E’ sul set che nasce il rapporto tra regista e attore e ti sorprende sempre, perché non puoi mai prevedere quello che succederà. Margherita doveva rappresentare in questo viaggio di Lubo una possibilità di tenerezza per entrambi, perchè anche lei ha perso il compagno e lui è un’opportunità d’amore in un contesto sofferto come quello della guerra”.
Christophe Sermet ha chiosato: “Con Giorgio non ci siamo visti dal vivo, abbiamo fatto i provini su Skype, quindi il film è stato rimandato e poi mi sono ritrovato sul set amando molto questo personaggio. Mi piace quando non è necessario spiegare le cose perchè Giorgio preferisce che succedano tra le righe e abbiamo sempre lavorato con un gesto, uno sguardo. L’ho apprezzato moltissimo”.
di Francesca Monti