Domenica 24 settembre arriva in prima serata su Rai1 in prima tv assoluta “La stoccata vincente”, film tv diretto da Nicola Campiotti che porta sullo schermo per la prima volta la vera storia del campione mondiale di scherma Paolo Pizzo, interpretato da Alessio Vassallo e con Flavio Insinna nei panni del padre Piero.
Liberamente ispirato al libro La stoccata vincente (Sperling & Kupfer) e scritto da Marco Videtta con la consulenza dello stesso Paolo Pizzo e del giornalista sportivo Maurizio Nicita, autore del libro, il film racconta una storia esemplare di sport e riscatto, tenacia e determinazione.
“Flavio e Alessio sono una coppia pazzesca in questo romanzo di formazione che parte da lontano anche per motivi che scoprirete guardando il film. È un’avventura umana e sportiva e ringraziamo Paolo Pizzo per aver seguito il progetto”, ha esordito in conferenza stampa Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction.
“Sono piombata nella stanza della direttrice Ammirati con questa storia e ne è rimasta entusiasta. Siamo partiti dal libro di Marco Videtta. Con Anele facciamo un racconto di biopic e ci piace approfondire questo tema. Mi ha conquistato la forza di Paolo e i suoi valori legati allo sport. Pizzo è un catanese, arriva da una famiglia siciliana e questo è il racconto della Sicilia che vale ed è l’occasione per ricordare che il nostro Sud è fatto anche di gente onesta che lavora. Credo che la storia di Paolo ci aiuti a far capire che c’è un percorso di tenacia e di passione per lo sport che porta a restare attaccati a valori importanti”, ha spiegato la produttrice Gloria Giorgianni.
La regia del film è firmata da Nicola Campiotti: “Quando racconti una storia vera c’è una responsabilità in più. Siamo partiti intervistando a lungo Paolo su zoom, di notte, cercando di capire anche uno sport come la scherma, che per me era un territorio sconosciuto e si è rivelata con la sua bellezza, la sua lentezza, il suo stile, la capacità di aspettare il momento giusto, il sacrificio. Siamo entrati in punta di piedi in questo racconto che dura tre decenni per parlare del sogno di un bambino che diventa realtà nonostante le prove della vita. E’ una benedizione per un percorso di formazione. Dal film emergono l’importanza di avere una passione, una famiglia che ti sostiene e un amore che ti rende migliore”.
A vestire i panni di Paolo Pizzo è uno degli attori più talentuosi del panorama italiano, Alessio Vassallo: “E’ un film che rimane sulla mia pelle perchè ho avuto la fortuna e la responsabilità di interpretare non solo un campione del mondo ma un ragazzo di 40 anni che sul set era a mezzo metro di distanza da me e potevo quindi vedere le sue reazioni. Sono partito principalmente dal corpo, volevo capire cosa significasse andare a letto con le ossa rotte. Il tema centrale è stata la caduta e Pizzo mi ha detto una frase che mi ha fatto riflettere: “nella vita si cade ma non è vero che ci si rialza”, a volte si rimane a terra e si guarda il mondo da una prospettiva diversa e poi arriverà una mano tesa che ti tirerà su. In una società performativa coma la nostra è ora di riappropriarci delle cadute, scolastiche, famigliari, amorose non bisogna averne vergogna, bisogna raccontarle agli altri e non spettacolarizzarle. E ho anche ricentrato la mia vita grazie a questo film. C’è stato un lavoro emotivo e fisico importante ed è molto bello anche il rapporto d’amore e al contempo conflittuale tra padre e figlio. Questa è la Sicilia che mi rappresenta, perchè c’è un lavoro dietro dove qualcuno riconosce quello che hai fatto. Nel 2023 sono stanco di vedere rappresentata la mia terra con picciotti, piccioli e traditori”.
Tra l’attore e lo schermidore si è creata una bella amicizia: “Ho corso con Paolo, ho lavorato al Coni, mi sono sentito uno di loro per un po’ di tempo. Siamo due quarantenni che si sono raccontati la loro vita ed è nata un’amicizia. Sul set ci siamo confrontati, commossi, divertiti. Ho visto il vero Pizzo quando ho girato la scena d’amore con Lavinia e mi ha detto “compare, non mi fare sfigurare”. Lì ho sentito il fuoco siculo”, ha scherzato Vassallo.
Paolo Pizzo, due volte campione del mondo nella specialità della spada (nel 2011 e nel 2017), da bambino ha dovuto affrontare la sfida più importante della sua vita, lottare contro un tumore al cervello che sembrava invincibile. Una battaglia vinta grazie anche all’appoggio e all’amore incondizionato della famiglia e soprattutto del padre, vero coach di vita oltre che suo primo insegnante di scherma.
“Ringrazio la Federscherma, l’Aeronautica, la mia famiglia, la Rai. Vedere un film su di te è difficilmente raccontabile, pensavo di essere abbastanza maturo per non emozionarmi ma non è stato così (sorride). Il libro mi aveva già aiutato a rivivere delle cicatrici profonde, ho capito quanto quella paura mi abbia intaccato profondamente, lasciandomi più insicuro e traballante anche quando sali sul podio più alto del mondo. Il film forse è stata la liberazione definitiva. Vedere i palchi più belli dove sei diventato quello che sei è bellissimo, tutti gli attori sono stati incredibili. Sono una persona ostinata, convinta di portare valori enormi che grazie al film mi auguro abbiano una riconoscibilità per tutti gli italiani. Io sono un perfezionista, sul set cercavo l’errore ma in Alessio non ho trovato nulla di sbagliato”, ha raccontato Paolo Pizzo.
Credit foto Adolfo Franzò
Ad impersonare papà Piero è un intenso Flavio Insinna: “Non mi sento mai talmente pronto così ho preso un maestro di recitazione per farmi trovare all’altezza di questo ruolo. Quando c’era il vero Piero sul set bastava uno sguardo per capire se arrivava l’impegno e il cuore che ho messo nel film. “La stoccata vincente” ha aggirato la retorica del guerriero, perchè sembra sempre che il malato che non ce la fa non abbia lottato, invece non è così. Ho conosciuto Paolo tempo fa, quando era venuto come testimonial dell’Airc per dire “sono campione del mondo ma soprattutto lo sono nella vita perchè i medici mi hanno curato”. Bisogna far capire ai giovani che i campioni non sono solo quelli che vincono ma anche chi cade e si rialza. Non siamo i risultati che otteniamo. Conta quanto ci diamo alla vita, quanto ci spendiamo per gli altri. Noi avevamo tra le mani un gioiello prezioso, una storia straordinaria che abbiamo maneggiato con grande cura”.
L’attore e conduttore, riguardo il cambio di conduzione a L’Eredità, ha spiegato: “Io di mestiere faccio l’attore, la prima scuola di recitazione che ho frequentato è stata nel 1986, poi come ci ha insegnato il maestro Gigi Proietti si possono recitare poesie o condurre un programma come Techetecheshow. Con la Rai è una straordinaria storia d’amore e per una volta spiazzo il pubblico e la faccio finire bene. Un pezzo del mio cuore è rimasto in Don Matteo dove ho avuto la possibilità di fare ritorno, ho presentato Affari Tuoi per mesi senza contratto, ho condotto per cinque anni L’Eredità ed è stata una cavalcata fantastica. Sono arrivato a condurre quel programma dopo la scomparsa di Fabrizio Frizzi, uno dei miei amici più cari. Nella prima edizione mi ha aiutato il pubblico perchè non sapevo come condurre e avevo paura di parlare troppo oppure poco. Continuo ad amare la Rai e la mia eredità prosegue perché le persone hanno una memoria per cui sarò sempre a tavola con loro a cena”.
Credit foto Adolfo Franzò
Attraverso l’uso di flashback, dove Samuele Carrino interpreta un giovanissimo Paolo Pizzo, viene ripercorsa la vicenda sportiva e umana di un campione impetuoso, esuberante e cocciuto, nelle sue fragilità, cadute e rinascite: dall’infanzia serena con la famiglia, il padre Piero, la madre Patrizia (interpretata da Egle Doria) e la sorella Marina (Chiara Cavaliere), bruscamente interrotta dai primi sintomi della malattia, dall’operazione e dalle cure, passando poi per l’inizio della sua carriera agonistica con l’arruolamento nell’Aeronautica Militare fino all’ingresso nella Nazionale di scherma e la consacrazione come Campione del Mondo, il 12 ottobre 2011, proprio nella sua Catania, dopo aver attraversato e superato infortuni, sconfitte, errori, crisi personali e gravi perdite. Un percorso segnato da incontri per lui fondamentali, come con il grande maestro di scherma Oleg Pouzanov (Maciej Robakiewicz), unico capace di placare le sue intemperanze, con il suo acerrimo rivale Guglielmo Visentin (Mario Ermito), talento naturale ed elegante e suo esatto opposto in pedana, e con la pentatleta Lavinia Bonessio (Elena Funari), con la quale scoprirà l’amore.
Il progetto vuole sottolineare la forza e l’importanza sociale dello sport, nella cornice di una Sicilia narrata in modo valoriale, attraverso la storia della famiglia Pizzo – una famiglia di sportivi legati al proprio territorio – e anche attraverso la scelta di location che hanno apportato ricchezza visiva al film: Catania, Aci Castello, Acitrezza e soprattutto l’Etna, con i suoi Crateri Silvestri a 2.000 metri. Tra le altre location, anche Roma, Genzano di Roma, Guidonia Montecelio e le sponde del Lago di Bracciano, tra Vigna di Valle e Anguillara Sabazia.
Particolare cura e attenzione è stata data anche agli elementi tecnici e sportivi, con il coinvolgimento di maestri di scherma, atleti e ufficiali di gara professionisti, partendo dallo stesso Paolo Pizzo che ha dato il proprio contributo attivo per le riprese relative alle scene di scherma e alla preparazione degli attori protagonisti, oltre alla partecipazione dell’ex schermidore Stefano Pantano, che nel film ripercorre la sua stessa telecronaca della finale del 2011.
Realizzato con il sostegno della Regione Siciliana, della Sicilia Film Commission e del Piano di Sviluppo e Coesione Sicilia, con il patrocinio del CONI, della Federazione Italiana Scherma e dell’Aeronautica Militare, con la collaborazione di Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro e dell’Istituto per il Credito Sportivo, il film è una produzione Anele in collaborazione con Rai Fiction, prodotta da Gloria Giorgianni, realizzata con il sostegno della Regione Siciliana, della Sicilia Film Commission e del Piano di Sviluppo e Coesione Sicilia, con il patrocinio del CONI, della Federazione Italiana Scherma e dell’Aeronautica Militare.
di Francesca Monti
Credit foto Adolfo Franzò