Intervista con Francesca Barolini, conduttrice di “70X70, lo sapevate che…” in esclusiva su RaiPlay: “E’ un programma che può incontrare i gusti di un pubblico vastissimo”

“Sono storie di grande interesse perchè restituiscono il fascino della televisione attraverso dei risvolti insoliti e inaspettati”. Il 3 gennaio 2024 la Rai Radiotelevisione italiana ha tagliato il traguardo di 70 anni dall’inizio delle trasmissioni Tv e in occasione di questo importante compleanno, da mercoledì 3 gennaio, e fino al 30 maggio, in esclusiva su RaiPlay è disponibile “70X70, lo sapevate che…“, un programma prodotto da Rai Contenuti Digitali e Transmediali e Rai Teche, condotto da Francesca Barolini, profonda conoscitrice della storia della Rai e del suo archivio, che raccoglie 70 storie inedite strettamente legate ai personaggi e alle trasmissioni che hanno reso grande l’azienda.

Si tratta di brevi pillole che grazie al materiale prezioso delle Teche Rai, mostrano anche ai più giovani che non ne hanno conoscenza, episodi poco noti degli albori dell’avventura televisiva. Tra questi, uno su “Lascia o raddoppia” il quiz di Mike Bongiorno che segnò il primo “boom” di popolarità per la Rai alla fine del 1955: dopo le prime sole 3 puntate a seguire il programma era il 90% della popolazione italiana.

Altra storia, quella di Rino Gaetano – uno dei cantautori più amati della canzone italiana- che con la sua “Gianna” arrivò terzo a Sanremo: la canzone non ha più smesso di essere trasmessa nei programmi tv e radiofonici. Non mancano racconti anche su la celebre trasmissione “Portobello” e sulle sempre sorridenti annunciatrici tv, note anche come “le signorine buonasera”.

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Francesca, è alla conduzione di “70X70, lo sapevate che…”, disponibile su RaiPlay e composto da 70 pillole inedite legate alla storia della Rai e ai suoi personaggi…

“Ogni pillola inizia con questa formula reiterata “70X70, lo sapevate che…” per dichiarare subito il contenuto nell’ottica di una fruizione veloce, dinamica, digitale del prodotto sulle piattaforme e sui social. Il programma è stato realizzato da Rai Teche in collaborazione con Rai Contenuti digitali e transmediali, è disponibile in esclusiva su RaiPlay e si compone di 70 storie della durata di circa 4 minuti ciascuna che raccontano curiosità, aneddoti, cortocircuiti, fuorionda che sono avvenuti nella storia dei 70 anni della storia della televisione pubblica italiana, pubblicati dal 3 gennaio 2024, con la regia di Luca Rea che è parte integrante del supporto editoriale di Rai Teche, la squadra di cui faccio parte. Noi colleghi nelle nostre numerosissime ricerche di archivio ci siamo imbattuti in queste piccole pepite all’interno dell’archivio Rai, sono storie di grande interesse sia per un pubblico di addetti ai lavori sia per uno più vasto perchè restituiscono il fascino della televisione attraverso dei risvolti insoliti e inaspettati”.

Tra le varie chicche raccontate ci sono quella di Piero Angela che nel 1973 fa una breve telecronaca calcistica del derby Milan-Inter e quella di Madonna che si è esibita nel 1983 a Garlasco. Quale storia l’ha più affascinata? 

“Per una questione di passione musicale e linguistica, avendo studiato filosofia del linguaggio, la pillola che mi è piaciuta di più è quella su Louis Armstrong. All’edizione di Sanremo 1968, che fu indimenticabile per varie ragioni, parteciparono diversi ospiti internazionali fra cui Wilson Pickett, in coppia con Lucio Battisti, Dionne Warwick e Louis Armstrong che portò sul palco la sua carica e il suo talento. Si esibì a lungo con un medley di sue canzoni e Baudo cercava di fargli capire che era finita la performance e doveva uscire di scena per consentire alla kermesse canora di proseguire ma lui rimaneva lì. La cosa particolare è stata uno dei collegamenti in diretta organizzati dal telegiornale, perchè all’epoca il Festival di Sanremo era popolarissimo e durava tre giorni, in cui viene mostrato il gobbo preparato per Armstrong affinchè nell’interpretare il brano Mi va di cantare dicesse delle parole comprensibili che fossero più o meno simili a quelle del testo in italiano. Conteneva quindi questa pseudo trascrizione fonetica italo-anglosassone, per cui ciao era scritto chow in modo tale che riuscisse a pronunciarlo”.

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Che tipo di lavoro di ricerca è stato fatto?

“La nostra squadra si chiama supporto editoriale di Rai Teche ed è la struttura che ha il compito di valorizzare il patrimonio dell’archivio Rai. E’ un’attività molto complessa e arricchente, c’è un supporto agli editori Rai che hanno bisogno di repertori per programmi, fiction o documentari, è una ricerca che effettuiamo non solo assecondando i desiderata dell’editore ma cercando di coadiuvare l’attività autorale in virtù degli anni di esperienza accumulati. E poi ci occupiamo della pubblicazione su RaiPlay di materiale d’archivio selezionato editorialmente. E’ una piattaforma che può vantare un catalogo Teche particolarmente nutrito, con 600 schede programma disponibili che restituiscono una fetta sempre più ampia della storia della nostra televisione”.

Come avviene la selezione del materiale?

“Selezioniamo il materiale in base a particolari ricorrenze ma anche alla rilevanza nell’ambito della storia della televisione, all’attualità e ai trend del momento. I nostri contenuti vengono diffusi anche attraverso i social, Facebook, Threads, e Instagram, e possiamo dire che sono tra i nostro fiori all’occhiello vista la quantità di interazioni e visualizzazioni che riusciamo a fare con il materiale d’archivio. Di pari passo procede la digitalizzazione che è necessaria alla messa a disposizione dei materiali che è una parte fondamentale della mission di Rai Teche. Ovviamente cerchiamo di fare ricerche approfondite attraverso la digitalizzazione ad ampi spettri dei supporti, poi viene riversato dalle pellicole tutto il riversabile, incluse le annunciatrici a inizio e fine trasmissione, perchè possono esserci dei fuorionda, delle cose particolari. E’ prezioso anche il ricorso a strumenti di ricerca paralleli che esulano dal catalogo multimediale come ad esempio il Radiocorriere che è fonte di informazione sul passato, così come la collaborazione tra settori intra e inter direzionali, con i colleghi di radiofonia, con chi ha avuto modo di lavorare con i grandi della nostra tv, interpellando quindi la letteratura primaria in questo senso o con i colleghi della documentazione del customer service. Le conoscenze di tutti vengono messe a fattor comune perchè l’archivio è una materia viva e continuamente si arricchisce e costruisce grazie al contributo di tutti”.

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Attualmente quanti documenti sono presenti nell’archivio Rai che è il più vasto esistente?

“Ci sono milioni di ore di emesso e si differenzia dagli altri archivi perchè è in continuo arricchimento non soltanto dei prodotti digitali ma anche della messa in onda che va avanti nel tempo”.

Quando è iniziata la ricerca delle storie per “70X70, lo sapevate che…”?

“E’ una ricerca che prosegue da quando abbiamo iniziato la nostra attività nel 2016. Man mano abbiamo raccolto le nostre storie finchè siamo arrivati, nell’anno delle celebrazioni dei 70 anni della Rai, ad averne un numero sufficiente per creare un format che parlasse delle curiosità e le mettesse nella giusta luce”.

Come vede cambiata la tv nel corso del tempo?

“All’inizio della storia si trattava di una tv che aveva un precipuo intento educativo oltre che di intrattenimento quindi gli sceneggiati erano spesso delle trasposizioni dalla letteratura russa, francese o italiana o c’erano i programmi famosi come Non è mai troppo tardi che avevano il dichiarato intento di insegnare a leggere e a scrivere, quindi era una tv che rappresentava un’enorme opportunità di collante per la popolazione italiana, anche dal punto di vista linguistico. Ovviamente c’è stato un grande cambiamento con l’avvento della tv commerciale, mi viene in mente la meravigliosa “L’altra tv” che ha creato Renzo Arbore con una forma di intrattenimento che ha fatto storia e tanti programmi sono figli della sua fantasia. La tv vive moltissimo oggi anche dell’interazione con altri tipi di canali di broadcaster come internet e i social e diventa qualcosa di ancora più vivace”.

E’ una grande conoscitrice della storia della Rai e del suo archivio, come nasce questa passione?

“La passione per la comunicazione e il linguaggio è quella più antica che ho, sono laureata in filosofia, avevo iniziato anche un dottorato in filosofia del linguaggio che ho interrotto quando ho vinto il concorso in Rai per ragioni di tempo. Ho sempre guardato al linguaggio televisivo come se fosse l’ottava arte perchè è innovativo, di rottura, con i suoi stilemi, le sue correnti e meritava di essere approfondito senza sguardi preconcetti. Quando ho saputo che la nascente piattaforma multimediale Raiplay avrebbe ospitato un suo catalogo di materiali dell’archivio Rai mi sono buttata a capofitto in questo progetto da cui sono nate cose bellissime, come il catalogo stesso che è davvero nutrito, dandomi la possibilità di imparare ogni giorno qualcosa di nuovo e approfondirlo attraverso questa letteratura primaria dei filmati dell’epoca, fruendo del passato vivendolo ed è un’esperienza straordinaria. E poi è bello collaborare con i meravigliosi colleghi del supporto di Rai Teche che sono professionisti di grandissima competenza”.

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C’è in programma di portare “70X70, lo sapevate che…” anche in televisione?

“Sì, c’è questo desiderio ma al momento è al vaglio della Rai. Non so se e quando si verificherà. E’ un programma che può incontrare i gusti di un pubblico vastissimo perchè parla del passato ma in un modo fresco e accattivante per i giovani, per cui è molto interessante”.

di Francesca Monti

Si ringrazia Francesca Procopio

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