Intervista con Marco Carta: “Mi sento cresciuto umanamente e musicalmente”

di Francesca Monti

“Tieniti forte” è un mantra, un riassunto, un filo conduttore; lega perfettamente i brani del mio nuovo disco dove tutte le tracce sono accomunate dall’esigenza di imparare a resistere”, così Marco Carta descrive il nuovo disco “Tieniti forte”, uscito il 26 maggio su etichetta Warner Music, che si compone di 12 tracce (10 nella versione digitale), prodotte da Davide Simonetta che è presente anche nella veste di autore con Luca Chiaravalli, Raige, Gianluigi Fazio, Tony Maiello, Gianluca Florulli, Stefano Pavani. Un album che rappresenta al meglio quello che è oggi Marco.

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Marco ci racconti com’è nato questo tuo nuovo progetto?

“E’ partito tutto da un principio che avevo chiaro dentro di me, l’esigenza di un cambiamento non solo musicale ma anche di team, a livello professionale. Volevo delle nuove persone intorno a me, cambiare un po’ lo stile, allora ho deciso di provare a fare qualcosa di nuovo, a cominciare dal primo singolo “Il meglio sta arrivando””.

Come mai hai scelto proprio questo singolo per fare da apripista al nuovo disco?

“”Il meglio sta arrivando” è un pezzo up-tempo, un electro-pop molto estivo e fresco, che rispecchia al meglio la mia esigenza di cambiare stile. Non volevo più fare solo ballad ma volevo sentirmi completamente a mio agio”.

E’ quindi un concept album che ruota attorno all’idea di imparare a resistere…

“Tieniti forte è assolutamente un concept album. Nelle tracce cambiano i temi che vado a trattare ma c’è sempre quell’idea del tenersi forte, a un amore, a un obiettivo. In questo momento della mia vita, per esempio, il tenermi forte vuol dire tenermi stretto alla mia famiglia e alle piccole cose che spesso diamo per scontate. Ogni volta che torno a casa, una, due volte l’anno, vedo i miei familiari e noto il cambiamento, vedo il loro volto invecchiato. In passato, invece, mi piacevano di più le montagne russe, e all’inizio l’unica cosa che mi interessava era il desiderio di poter fare questo mestiere. Poi, con il tempo si è trasformato nel tentativo di continuare a restare sull’onda del successo, oggi dopo nove anni, la mia carriera si è consolidata ma non mi sento arrivato, anzi. Però sono più equilibrato e il mio pensiero si è spostato verso la mia famiglia. Dobbiamo ricordarci che il tempo passa e non è infinito”.

Quanto coraggio è necessario per tenersi forte oggi?

“Sicuramente ci vuole più coraggio oggi perché significa guardare in faccia alla realtà e a volte è difficile accettare che la vita non duri per sempre. Non potrai mai accettare il distacco da una persona a cui vuoi bene, solo la morte stessa renderà possibile questa cosa, nemmeno la malattia”.

E’ un concetto che esprimi nel brano Dove il tempo non esiste…

“Sì, nel testo canto “non ho mai smesso di correre, perché i passi sono troppi solo quando è tardi”, in cui mi riferisco chiaramente al tempo che passa inesorabile e a come lo vivo. E’ quasi una canzone ultraterrena che fa capire che ci sarà un momento infinito ma che non è di questa vita, in cui ci rincontreremo, a me piace immaginarlo così”.

Nel brano “Comunque vada” parli di perdono. C’è qualcosa che ti sei perdonato e qualcosa che ti devi ancora perdonare?

“Ho fatto tanti sbagli nella mia vita. Una cosa però me la sono perdonata: quando è arrivato il grande successo, tante volte mi sono sentito colpevole per essere stato poco pronto nell’affrontare quello che mi stava accadendo. E parlo di atteggiamenti per i quali mi sono colpevolizzato tanto. Solo dopo ho capito che quel che sono oggi è la somma di ciò che è stato e se non avessi sbagliato in passato, avrei fatto degli errori adesso. Non siamo perfetti quindi qualcosa da perdonarmi ci sarà ancora”.

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Nel brano “Alla fine del viaggio” parli del viaggio come scoperta di sé. C’è un viaggio tra quelli che hai fatto che ti ha fatto scoprire qualcosa in più di te?

“Nella mia vita ho viaggiato molto per lavoro ma poco per me stesso, anche se ho sempre cercato di unire l’utile e il dilettevole. Da pochissimo ho fatto un viaggio stupendo a Toronto e in Ontario. Sono partito per lavoro ma poi ne ho approfittato per rilassarmi un po’ e vedere questi bellissimi territori. Sembra scontato dirlo ma questo viaggio mi ha reso ancora più consapevole di quanto sia bella l’Italia. Ho imparato ad apprezzare ancora di più quello che il nostro Paese ci offre. È stata una grande lezione”.

In “Solamente la pelle” racconti invece le contraddizioni del nostro tempo, dove anche le relazioni sono sempre più digitali e meno reali…

“Il brano è stato scritto da Gigi Fazio e Davide Simonetta, mentre io ho modificato qualche parola  per renderlo più simile a quello che vivo oggi. Personalmente lavoro coi social network e ci passo davvero tantissimo tempo anche quando sono a casa. Penso però che stiamo esagerando, siamo arrivati quasi a un punto di non ritorno perché la tecnologia che è sicuramente utile ci sta facendo perdere il contatto con gli altri, con la pelle, la carnalità. Mi riferisco soprattutto ai più giovani. A tredici anni io, finiti i compiti, uscivo di casa anche solo per farmi la vasca al centro commerciale con gli amici. Era più sano che stare su Whatsapp o mandare sms. Con questa canzone vorrei far riflettere sull’importanza di ritornare alla realtà. In Solamente la pelle c’è una contraddizione tra produzione e testo, l’abbiamo voluta così perché non volevamo fare una paternale. È quasi un reggaeton che coinvolge e fa divertire ma che fa anche riflettere”.

Il disco contiene canzoni nate dopo l’Isola dei Famosi. Quanto quell’esperienza ti ha cambiato anche a livello musicale?

“Il mio precedente album, “Come il mondo”, è stato lavorato in due anni e qualsiasi persona in un lasso di tempo così lungo, cambia a livello fisico ma anche mentale. In due anni si cresce, si fanno esperienze e si cambia modo di pensare e di vivere. Quindi il periodo di lavorazione di quel disco era stato troppo lungo perché quando è uscito ho sentito che non mi corrispondeva più completamente, mi sentivo diverso. L’Isola dei Famosi è stata un’esperienza molto forte e importante per me, mi ha aperto la mente, non ho sofferto tanto la fame quanto la mancanza dell’affetto dei miei cari. Tornato a casa ho cambiato tante cose nella mia vita, soprattutto nei confronti della mia famiglia. Ad esempio quando si litiga, voglio far pace subito, senza perdere tempo. Pensavo che una volta rientrato in Italia mi sarei dimenticato di questo, invece se ci ripenso mi sembra di rivivere ogni istante di quell’esperienza dentro di me. Questo ha fatto sì che iniziassi ad affrontare la vita anche a livello musicale in modo differente. E la scossa è arrivata con il cambio del team di lavoro”.

Come hai lavorato con il tuo nuovo team?

“Sono un ragazzo che va molto a sensazione quando conosce nuove persone e raramente mi sbaglio. L’incontro con questo nuovo team è stato casuale, ma mi sono trovato benissimo, non ho mai lavorato così serenamente come questa volta, mi sono sentito affiancato e sorretto. Questa non vuole essere una critica al precedente team. Semplicemente per quello che sono adesso questa nuova squadra è l’ideale. Nel disco non ci sono pezzi firmati da me ma sono spesso intervenuto per essere più credibile. Cambiare anche solo una parola o un rifermento è servito affinchè ogni testo rappresentasse ciò che sono oggi”.

Ci sono stati degli ascolti che ti hanno influenzato di più? Cosa ascolti in questo momento?

“Sia Davide Simonetta sia Luca Chiaravalli ascoltano sempre molta musica internazionale e in questo album ci sono dei suoni che possono ricordare lontanamente Justin Bieber. Non vuole essere una copiatura, è invece una fusione di tutto quello che ho fatto io con una voce diversa da quella di Bieber. I suoni non sono quelli classici della musica italiana. In questo momento ascolto Ed Sheeran, Bruno Mars, Robbie Williams, ma anche Elisa, i Fugees, Drake, Etta James. Ascolto di tutto, e poi sotto la doccia canto i pezzi che conosco bene. Quello è il momento karaoke (ride)”.

Hai cantato la sigla del cartoon Spongebob. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

“E’ stata un’esperienza molto divertente. All’inizio mi si ingarbugliava la lingua, poi sono riuscito ad entrare nello stile dei bambini, ricco di enfasi ed empatia, e mi sono divertito tanto. Io poi sono un fan di Spongebob e sentire la mia voce nella sigla del cartoon in onda su Nickelodeon mi sembra così strano. Una spugna di Carta! Sono un appassionato di cartoni animati, in particolare mi piacciono quelli della mia generazione”.

Chi è oggi Marco Carta?

“A livello umano mi sento molto più concreto, determinato, e ho imparato a dire di no. Ho capito che devo ascoltarmi di più, perché talvolta mi sono lasciato condizionare dall’ambiente che avevo intorno, non devo dimenticare che ho un cervello e una coscienza. Professionalmente, grazie alle esperienze di questi anni, mi sento maturato”.

Che cosa ti auguri?

“Vorrei avere la possibilità tramite la radio e la televisione di far vedere quello che sono e che so fare perché mi rendo conto che c’è ancora un certo pregiudizio verso di me, che mi porto dietro dai tempi di Amici. Io non posso che ringraziare il talent, non rinnego niente, anzi sento spesso Maria De Filippi che mi dà sempre ottimi consigli, ma vorrei che ci fosse più attenzione verso l’artista. Quindi ascoltate la musica senza pregiudizi o infrastrutture”.

Cosa ci racconti invece riguardo il tour?

“In estate sarò in giro per i tour con le radio, partecipare ai festival è una bella occasione per conoscere nuove persone e chissà che non nasca qualche collaborazione. La vera tournée partirà poi in autunno”.

 

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