Viaggio alla scoperta della Giordania: Amman, Petra e il deserto del Wadi Rum

Protagonista del viaggio di oggi è una terra stupenda, che cela strepitose meraviglie naturali e tesori della storia: la Giordania. Dopo un volo di circa 4 ore, con la compagnia Royal Jordanian Airlines, atterro ad Amman, la capitale della Giordania. Amman è una città affascinante e ricca di contrasti che mescola in modo unico antico e moderno, infatti nel suo cuore commerciale edifici all’avanguardia, hotel, ristoranti raffinati e gallerie d’arte convivono accanto ai tradizionali caffè, alle piccole botteghe degli artigiani, al souk. Costruita inizialmente su sette colli come Roma, ora si sviluppa su diciannove. Amman risale probabilmente al 1200 a.C. Chiamata Rabbath in tempi biblici e Philadelphia sotto i Tolomei, acquistò notevole importanza nel periodo romano, quando entrò a far parte della Lega delle Decapoli, un’alleanza politica e commerciale fra dieci città romane di quell’area. A questa fase della sua storia risalgono la maggior parte degli edifici di interesse archeologico tutti situati nella Cittadella, l’area più antica e teatro di continui lavori di scavo e di restauro.

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Fra le rovine più importanti, il Tempio di Ercole costruito nel 166 d.C. sotto Marco Aurelio e l’imponente Palazzo Omayyade (720 d.C.), testimonianza dell’omonima dinastia. Meritano una visita l’antico centro della città con il Teatro Romano che poteva ospitare fino a 6000 spettatori, il souk e la grande Piazza degli Hashemiti, luogo di ritrovo nelle serate d’estate. Da vedere assolutamente sono anche la meravigliosa moschea di re Abdullah e il Museo Archeologico, che vanta una straordinaria collezione di reperti antichi che vanno dall’epoca preistorica al XV secolo, tra cui i celebri rotoli di rame del Mar Morto e quattro bare antropomorfiche risalenti all’età del ferro. Amman è una città cosmopolita dove i beduini con il tradizionale kefiah camminano fianco a fianco a uomini d’affari vestiti con abiti delle più prestigiose firme della moda, dove si mescolano persone di cultura differente: libanesi, giordani, turchi, palestinesi. E mentre nell’aria si spande il profumo del kebab e delle caldarroste, e risuona il canto del muezzin che richiama i fedeli alla preghiera, cammino tra le strade di Amman assaporando le fragranze e i colori della città.

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Il giorno seguente con un tour privato raggiungo Petra, la Città Perduta. Nonostante la sua grande importanza nell’antichità, dal XIV secolo d.C. nel mondo occidentale non se ne ebbero più notizie. Venne riscoperta nel 1812 dal viaggiatore svizzero Johann Ludwig Burckhardt, che riuscì a penetrarvi nonostante la sorveglianza, fingendo di essere un arabo proveniente dall’India desideroso di offrire un sacrificio sulla tomba del profeta Aronne. E’ l’alba e lo spettacolo che compare davanti ai miei occhi è semplicemente magico. Descritta come una delle otto meraviglie del mondo antico, Petra è il gioiello più prezioso della Giordania. È una vasta città dalle caratteristiche uniche: i Nabatei, industriosa popolazione araba insediatasi in questa zona oltre 2000 anni fa, la crearono dalla nuda roccia e la trasformarono in uno snodo cruciale per le rotte commerciali della seta e delle spezie, grazie alle quali Cina, India e Arabia del Sud poterono entrare in contatto con Egitto, Siria, Grecia e Roma. Petra si trova in un deserto di alte montagne rocciose multicolore che creano dei giochi cromatici spettacolari. Percorro il primo tratto del sentiero in sella ad un cavallo bianco (servizio già compreso nel biglietto d’ingresso che costa circa 40 euro). Alla città si accede attraverso il Siq, una stretta gola, lunga più di 1 chilometro, fiancheggiata da ripide pareti rocciose alte 80 metri. Attraversare il Siq è un’esperienza unica, i colori e le formazioni rocciose rosa, rosse, gialle, che cambiano colore a seconda del sole, lasciano il visitatore senza parole. Una volta arrivata alla fine del Siq, davanti a me appare finalmente il Khasneh al Faroun (il Tesoro), un’ imponente facciata, larga 30 metri e alta 43, creata dalla nuda roccia, color rosa pallido. È stata scavata all’inizio del I secolo per essere la tomba di un importante re Nabateo e testimonia il genio architettonico di questo antico popolo. Il Tesoro è solo la prima delle molte meraviglie che Petra offre. Sono centinaia le tombe scavate nella roccia con intricate incisioni. Vi è inoltre un’imponente costruzione nabatea, un teatro in stile romano, in grado di ospitare 3000 spettatori. Lungo il percorso sono visibili obelischi, templi, altari sacrificali e strade colonnate, mentre dall’alto domina la vallata l’imponente Monastero di Ad-Deir: per visitarlo bisogna salire una scalinata di 800 gradini scavati nella roccia. Il paesaggio conquista con panorami mozzafiato. Lungo il percorso incontro alcuni beduini in sella ad asini che percorrono le strade polverose e salgono lungo le rocce della città rossa. Trovo anche un “amico” a quattro zampe, un cagnolino bianco e nero, che decide di diventare il mio compagno di viaggio e mi accompagna alla scoperta di Petra. All’interno del sito archeologico vi sono due eccellenti musei: il Museo archeologico e il Museo nabateo. Entrambi ospitano i reperti degli scavi effettuati nella regione di Petra e ne raccontano il passato suggestivo. Il percorso è molto lungo e se non si ha voglia di camminare è possibile affittare un cavallo, un mulo, un cammello o una carrozza a un chilometro dal Siq. Il Centro visitatori, nei pressi dell’ingresso al Siq, rilascerà ad anziani e portatori di handicap un permesso speciale affinché possano entrare in carrozzina per visitarne le principali attrazioni. All’interno del sito, numerosi artigiani della città di Wadi Musa e di un vicino insediamento beduino hanno allestito delle bancarelle per la vendita di prodotti artigianali locali, come vasellame, gioielli beduini e bottiglie di sabbia variopinta della zona. Non molto distante c’è il sito archeologico di Al-Beidha, detta anche “Piccola Petra”, con alcune delle rovine più antiche di tutto il Medio Oriente.

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Con ancora negli occhi questi colori e queste immagini che lasciano estasiati, proseguo il mio viaggio per raggiungere la tappa successiva: il deserto del Wadi Rum, sulle tracce di Lawrence d’Arabia. E’ un luogo favoloso, con spazi incontaminati, infiniti, in cui le emozioni prendono il volo e vagano libere. Il Wadi Rum, decretato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, è stato descritto da T.E. Lawrence come “immenso, echeggiante e divino”. Centinaia di formazioni rocciose monolitiche si innalzano in mezzo al deserto fino ad altezze di 1750 metri, tra canyon, pozzi d’acqua e incisioni rupestri risalenti a 4000 anni fa. Noto anche come “Valle della luna”, in questo luogo il Principe Faisal Bin Hussein e T. E. Lawrence insediarono il loro quartier generale durante la Rivolta Araba contro gli Ottomani durante la Prima Guerra Mondiale, e le loro imprese si intrecciarono con la storia di questa straordinaria regione. Presso il Centro visitatori è possibile noleggiare veicoli 4×4, completi di autista/guida, e guidare per due o tre ore alla scoperta dei siti più noti, o affittare un cammello e una guida e pernottare sotto le stelle in una tenda di beduini dove gustare una tradizionale cena attorno a un falò al suono della musica araba. Scelgo di fare l’escursione in 4×4 con una guida e ci addentriamo nel deserto, fermandoci varie volte per vedere da vicino i punti più incantevoli del deserto, tra le rocce bianche, nere, ocra, rosa. Scendiamo dall’auto e i miei piedi affondano nella sabbia fine di colore rosa-arancione delle dune. Scatto centinaia di foto per immortalare questi momenti indimenticabili. Raggiungiamo il Ponte di pietra di Burdah, il più alto del Wadi Rum, passando per i Sette Pilastri della Saggezza. La mia guida, Mohamed, mi convince a salire in cima a quest’arco naturale, alto 35 metri, arrampicandomi sulla roccia. La vista da lassù è impagabile, si respira una pace e una serenità che rigenerano l’anima del visitatore. Dopo questa sosta, ci fermiamo in una tenda, dove i beduini che abitano il Wadi Rum conducendo uno stile di vita seminomade, si dimostrano molto ospitali e amichevoli e mi invitano a bere un buon the bollente insieme a loro. Un’esperienza unica. Abbiamo poi visitato la tenda di Lawrence d’Arabia e proseguito il giro nel deserto. La nostra guida, che parlava inglese, ci ha raccontato la storia del Wadi Rum e le tradizioni beduine. La cerimonia del caffè, offerto al visitatore, prevede ad esempio 3 tazze: una per l’anima, una per la spada e una per il fatto di essere ospite. Il pranzo tipico beduino è invece composto da zuppa di pomodori, fagioli, cipolle, tonno e humus. Ogni anno, nel Wadi Rum e tra i Sette Pilastri della Saggezza riecheggia il suono della musica pop. L’evento è il Distant Heat e ha inserito stabilmente la Giordania sulla scena musicale internazionale. La divisa delle pattuglie del deserto del Wadi Rum è probabilmente l’uniforme più bella di tutto il Medio Oriente. Essa consiste di un lungo dish-dash color kakhi retto da una bandoliera rosso brillante, una fondina con una daga intorno alla vita e un fucile. Sulla testa gli agenti indossano la tradizionale kouffieh rossa e bianca dei beduini giordani. Le pattuglie del deserto sono stanziate in un forte costruito negli anni ’30. Gran parte dell’epico film di David Lean “Lawrence d’Arabia”, interpretato da Peter O’Toole, Alec Guiness e Omar Sharif, fu girato nel 1962 nel Wadi Rum. Rientro ad Amman da dove il giorno seguente ripartirò con destinazione Milano, portando dentro al cuore le straordinarie emozioni vissute e la voglia di tornare un’altra volta in Giordania, per visitare altre interessanti attrazioni di questo Paese, come Jerash, Aqaba, Madaba, il Mar Morto e il Monte Nebo, il luogo in cui secondo la Bibbia, Mosè vide la Terra Promessa.

Testo e foto di Francesca Monti

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