di Francesca Monti
Tra i protagonisti di “Scomparsa”, la nuova serie di Rai 1 prodotta da Endemol Shine Italy e in onda il lunedì sera, c’è Luigi Di Fiore, versatile attore di cinema, tv e teatro, che nella sua ultra trentennale carriera ha lavorato con i più grandi maestri del cinema italiano, dopo essersi diplomato alla bottega teatrale di Vittorio Gassman ed ha interpretato tante fiction di successo. In “Scomparsa”, la cui prima puntata è stata seguita da oltre 6 milioni di spettatori, interpreta Fausto Iseo, un padre autoritario, che vive il dramma della scomparsa della figlia adolescente Sonia.
Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Luigi Di Fiore. Ecco cosa ci ha raccontato.
Buongiorno Luigi, in “Scomparsa”, la nuova fiction di Rai 1 in onda il lunedì sera, interpreta Fausto Iseo. Può presentarci il suo personaggio?
“Fausto è un albergatore, sposato con due figlie, una adolescente, l’altra più piccola, ha una moglie, Marianna, con la quale vive un momento abbastanza critico dopo tanti anni di matrimonio, interpretata da Fiorenza Tessari che ha fatto una prova recitativa straordinaria in questo ruolo. Nella prima puntata scompaiono queste due ragazze, una è Sonia, mia figlia, l’altra è la figlia della dottoressa Nora, interpretata da Vanessa Incontrada, con cui avevo avuto un’esperienza precedente di lavoro in Un’altra vita e con cui è nata una bella amicizia. Ci siamo sempre trovati molto bene a lavorare insieme e anche stavolta Vanessa ha interpretato questo personaggio in modo eccezionale. Lo stesso discorso vale per Giuseppe Zeno, un bravissimo attore”.
Ci può anticipare cosa accadrà al suo personaggio?
“Non posso spoilerare molto, ma dopo la scomparsa della figlia Fausto vive questo dramma e ora bisognerà capire come verranno ritrovate le due ragazze. Ci sono dei risvolti umani che sono forti e profondi”.
Interpretare un padre che vede scomparire nel nulla la figlia non deve essere stato semplice emotivamente. Come ha lavorato sul personaggio?
“Fausto viene descritto, anche quando ne parlano gli altri attori, come manesco, burbero, un padre all’antica, allora ho cercato di tratteggiare un uomo di questo genere, attingendo a quelle che potevano essere le caratteristiche dei miei genitori, di mio padre, una generazione uscita dalla guerra, dalla fame, dalla miseria, che avendo vissuto una parte della loro vita prima sotto una direzione dittatoriale e una guerra successiva avevano appreso questo stile di vita. Ho preso ispirazione da un uomo d’altri tempi, che ha nei confronti delle figlie certi tipi di comportamenti autoritari, anche perché è in inferiorità numerica, è circondato da un mondo femminile che lo sovrasta e lo devasta per cui reagisce in maniera un po’ primordiale. Ci sono purtroppo questi personaggi, questi esseri umani che agiscono in maniera un po’ troglodita. Fausto è un uomo di apparenti sani principi, che adora l’autoritarismo, senza essere autorevole”.
Come si è trovato sul set a lavorare anche con dei giovani attori?
“Io mi sono trovato molto bene. Un attore diventa bravo anche in funzione del proprio partner, è impossibile arrivare a certe vette se uno se la suona e se la canta da solo. Magari ci fossero sempre questi bambini bravi, super spontanei e veri che ti costringono ad una verità ancora più forte, ti invogliano a lavorare ancora merglio. Anche sotto questo aspetto è stato soddisfacente. Fabrizio Costa, il regista di “Scomparsa” ha creato una bella atmosfera sul set. Quando hai del buon materiale e riesci a creare l’ambiente giusto, il sapore della scena, poi le cose avvengono naturalmente. Un bravo regista deve dare serenità e in questo Fabrizio è stato eccezionale”.
Vi aspettavate questo grande risultato in termini di ascolti con oltre 6 milioni di spettatori che hanno visto la prima puntata di “Scomparsa“?
“In realtà siamo rimasti tutti molto sorpresi da questo risultato iniziale, non ci aspettavano questo gradimento da parte del pubblico. Siamo stati molto felici di constatare che avendo fatto quel risultato contro il Grande Fratello c’è qualche speranza nei confronti di questo popolo che forse non è completamente e totalmente disposto a farsi mettere sotto e a immaginare una dimensione culturale e mentale ottusa, senza sbocchi. Questa prima serata ci ha confortato”.
Dopo il successo dello spettacolo “L’Ispettore Drake e il delitto perfetto” al Teatro Diana di Napoli la rivedremo prossimamente in scena?
“Abbiamo fatto questa esperienza bellissima, siamo stati in scena tre settimane al teatro Diana di Napoli con questo spettacolo che ha avuto un successo incredibile, una commedia molto bella con Sergio Assisi che curava la regia e c’era l’idea di proseguire la tournée quest’inverno. Al momento la possibilità è sfumata quindi vediamo quello che accadrà, ci piacerebbe riprenderla. Nel frattempo grazie ad un’amicizia antica con la professoressa Giovanna Pini che è la titolare della cattedra di teatro d’azione pedagogico dell’Università di Roma Tre, ho avuto l’opportunità di affiancarla e coadiuvarla in questa sua attività. Giovanna è anche presidente di Bulli Stop, un centro nazionale contro il bullismo, e si occupa da 15 anni di questo tema e ha pubblicato molti testi a riguardo. Questo sarà il quarto anno conseccutivo in cui ci sarà la Giornata Nazionale dedicata al bullismo, che è frutto del lavoro che la Professoressa Pini ha fatto in questi anni e che è stato riconosciuto anche con delle onorificenze dal Presidente della Repubblica. In particolare ha creato un progetto straordinario per cui attraverso cinque grandi laboratori: costume, scenografia, organizzazione, canto e danza, e recitazione, in questo liceo di Roma riesce a coinvolgere più di 250 ragazzi che vanno poi a dar vita ad uno spettacolo, direttamente da loro curato, contro il bullismo. Sto vivendo questa esperienza che mi piace molto perché davvero straordinaria per valore civile, morale, etico, mi dà un’enorme soddisfazione. oi ci sono dei progetti lavorativi che sono all’orizzonte, stanno per sorgere e si comincia a vedere qualche primo raggio, ma ancora non posso parlarne”.
Restando in tema teatro, lei ha iniziato la sua trentennale carriera ricca di successi diplomandosi alla bottega teatrale di Vittorio Gassman nel 1985. Che ricordi ha di quel perodo?
“Sembra l’altro ieri che ho iniziato a recitare e invece sono già 30 anni… il tempo passa velocemente, per cui bisogna essere sempre pronti a succhiare tutto il meglio della linfa vitale di qualunque dimensione della vita. La bottega è stata un’esperienza straordinaria, avevamo 19 anni, tra gli allievi c’era anche Giovanna Pini, eravamo tutti giovani pieni di speranze e con l’idea di riuscire a prepararci in maniera egregia per fare questo mestiere. La bottega aveva un aspetto incredibile che non ho mai più rivisto nel mondo, era molto difficile entrarci, c’erano 8-10 posti disponibili su 150 richieste ma quando entravi ricevevi una borsa di studio importante di 24 mila lire al giorno, 776 mila lire al mese. In quegli anni con quei soldi affittavi casa, mangiavi, bevevi, compravi anche le sigarette, per fare una cosa per cui tu avresti pagato. La scuola ti chiedeva una dedizione totale, 10-12 ore al giorno e anche più da dedicare allo studio e alla recitazione, per cui l’operazione eccellente che ha fatto Vittorio Gassman per noi è stata irripetibile, riusciendo a creare una realtà che è durata cinque anni. Del resto quando una scuola è legata in modo così forte al nome di un grande mattatore quale è stato Vittorio e lui non ha più la possibilità di seguirla è giusto che chiuda. Siamo rimasti noi, i bottegai, pochi ma buoni (ride)”.
Cosa si augura per il 2018?
“Mi auguro che questa situazione in cui ci troviamo venga risolta una volta per tutte, che si possa trovare un motivo, vero, forte, profondo per riuscire a placare gli animi. Lo auguro a me stesso, a tutti noi e anche al nostro Paese. Siamo arrivati a una contrapposizione tale che anche le ideologie degli anni ’70 impallidiscono, ci si divide per qualunque cosa, soprattutto a livello politico e poi le scelte politiche inevitabilmente ricadono sulla nostra vita di tutti i giorni. Invece bisognerebbe ragionare in maniera sana sullo sviluppo di questo paese, non si sopportano più questi contraddittori che si basano su simpatie e antipatie, sulla prerogativa che l’altro dica sempre il falso e tu sia sempre nel giusto. Mi auguro un po’ di pace del cervello e serenità d’animo da parte di tutti”.