IL MOOD GIAPPONESE: Tre film e una personale per scoprire attraverso la settima arte l’affascinante cultura nipponica di ieri e di oggi

Dal 23 luglio al 12 agosto 2018 Fondazione Cineteca Italiana presso Cinema Spazio Oberdan di Milano propone IL MOOD GIAPPONESE, tre film e una personale per scoprire attraverso la settima arte l’affascinante cultura nipponica di ieri e di oggi.

In programma la seconda parte della rassegna sul cinema di Akira Kurosawa , che ben rappresenta l’aspetto più legato alla classicità, ma in cui si incontrano tradizione e modernità, popolarità e ricerca, contaminazioni fra cultura orientale e arte occidentale, che rendono le sue opere capolavori senza tempo.
9 lungometraggi per un omaggio a uno degli imperatori del cinema, autore i cui film, dato il loro grandioso impianto formale, unito alla densità dei temi trattati, solo su grande schermo possono essere apprezzati in tutta la loro straordinaria forza espressiva.
Nato nel 1910 e scomparso nel 1998, Kurosawa fa il suo esordio alla regia nel 1943, dopo aver tentato la via della pittura, con il film Sugata Sanshiro, prima opera di una carriera fantastica, che conta la produzione di oltre trenta lungometraggi. A partire da L’angelo ubriaco (1948) inizia la sua collaborazione con l’attore Toshiro Mifune, con il quale realizzerà ben sedici pellicole.  Dopo una crisi di depressione e un tentativo fallito di suicidio, Kurosawa torna dietro alla macchina da presa a suo modo, ovvero realizzando altre opere memorabili come Kagemusha – L’ombra del guerriero (1980, Palma d’Oro al Festival di Cannes) e Ran (1985), film realizzati con la collaborazione di alcuni registi ammiratori del suo lavoro come Francis Ford Coppola e Steven Spielberg.
In calendario il classico degli anni Quaranta Una meravigliosa domenica (1947); tre classici film di samurai I sette samurai (1954), La fortezza nascosta (1958), La sfida del samurai (1961); il premio Oscar Dersu Uzala – Il piccolo uomo delle grandi pianure (1975) e il biografico e riflessivo Rapsodia d’agosto (1992).

Per rendere omaggio alla cultura giapponese, in programma anche  L’isola dei cani (2018) del regista Wes Anderson, che celebra l’immaginario nipponico ricorrendo all’iconografia pittorica del disegno su carta e dell’illustrazione, alla pittura ottocentesca alteatro nō e al manga, in una perfetta fusione di sensibilità orientale e occidentale. Presentato al Festival internazionale del cinema di Berlino 2018, è stato candidato per l’Orso d’oro, mentre il regista ha vinto l’Orso d’argento.

Ritorna poi  Cat Heaven Island (2016), documentario distribuito dalla Cineteca di Milano e diretto dal regista americano Landon Danoho, girato sulla quieta e incontaminata isola giapponese di Tashirojima, dove vivono più gatti che esseri umani, un toccante spaccato di armonia tra uomo e natura. Il film racconta questo posto magico, mostrando però anche le criticità a cui va in contro la piccola comunità umana dell’isola.

Infine, In Between Mountains and Oceans (2015) ci porta a conoscere la cerimonia millenaria Shikinen Sengu, che si svolge una volta ogni 20 anni nel Grande Santuario di Ise nella prefettura di Mie. Il regista Masaaki Miyazawa visita i boschi sacri del Santuario, le foreste di cipressi di Kiso, la catena montuosa dello Shirakami e altre vallate in tutto il paese per intervistare esperti in vari campi, compresi i maestri della falegnameria del tempio, pescatori e scienziati. Un omaggio alla spiritualità del Giappone e al suo legame con boschi e mari

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