Si è spento all’ospedale di Zurigo a 66 anni Sergio Marchionne, coraggioso e illuminato manager che nel 2004 ha salvato la Fiat dal fallimento e l’ha trasformata nel settimo gruppo automobilistico mondiale.
Nato a Chieti il 17 giugno 1952, figlio di un maresciallo dei Carabinieri, a 14 anni si trasferisce con la famiglia in Canada, dove ottiene tre lauree in Filosofia, Economia e Giurisprudenza.
Inizia l’attività da manager in Svizzera e nel 2002 assume il comando di Sgs, il colosso che opera nei servizi di certificazione. L’anno successivo entra nel consiglio Fiat, voluto da Umberto Agnelli e nel 2004 diventa amministratore delegato, a fianco di Luca di Montezemolo e di John Elkann.
Quattordici anni caratterizzati dal lancio di nuovi modelli, gli scorpori di Fiat, Ferrari e Cnh e quello avviato di Magneti Marelli, il rilancio dell’Alfa Romeo e i record della Jeep, lo sbarco a Wall Street.
Al centro anche delle relazioni politiche mondiali, dal 2014 entra a far parte della Ferrari, sua grande passione, insieme alla musica jazz e lirica e alla Juventus, per la quale ha contribuito all’acquisto del secolo, quello di Cristiano Ronaldo.
L’ultima apparizione pubblica di Sergio Marchionne è stata un mese fa in occasione della consegna di una Jeep Wrangler al Comando Generale a Roma. Poi l’operazione alla spalla e la malattia che lo ha portato alla scomparsa prematura.
Un gigante italiano che ha reso grande l’Italia nel mondo e che ha lasciato un’eredità importante che sarà difficile portare avanti con la stessa dedizione e passione che Marchionne metteva in ogni cosa che faceva.