I Mondiali di biathlon di Oestersund si sono aperti alla grande per l’Italia che ha conquistato una splendida medaglia di bronzo nella staffetta mista, grazie al fantastico quartetto composto da Lisa Vittozzi, Dorothea Wierer, Lukas Hofer e Dominik Windisch, che hanno chiuso al terzo posto dietro alla Norvegia di Marte Olsbu Roeiseland, Tiril Eckhoff, Johannes Boe e Vetle Christiansen, e alla Germania di Vanessa Hinz, Denise Herrmann, Arnd Peiffer e Benedikt Doll.
“È stata una bella gara. Ho fatto una bella prestazione al poligono e sono contenta di essere stata anche veloce. Sono soddisfatta perché ci mancava una medaglia nella staffetta mista ai Mondiali e sono felice di averla portata a casa”, ha dichiarato Lisa Vittozzi.
“Il primo poligono? Oggi c’erano condizioni diverse durante la gara rispetto all’azzeramento. Ho reagito forse un po’ tardi dopo i due errori a terra, ho dato tacche visto che il vento era cambiato, ma ho chiuso tutti e cinque i bersagli, perciò sono contenta. Sono felice che siamo riusciti a confermarci anche ai Mondiali, ci mancava solo questa medaglia, ora il ghiaccio è rotto e abbiamo tante altre gare”, ha dichiarato Dorothea Wierer.
“Cominciare un Mondiale con una medaglia è la cosa più bella che possa accadere, perché ti dà la spinta per le gare successive. Abbiamo sudato fino alla fine perché eravamo quasi campioni del mondo per numero di ricariche, per cui dobbiamo essere contenti di averla portata a casa. Ora dobbiamo ripartire e guardare avanti per le gare individuali”, ha affermato Lukas Hofer.
“Come altre volte, ho avuto l’onore e un po’ anche il peso di chiudere la staffetta. Non è facile avere questa responsabilità, perché anche quando ti prepari nei giorni precedenti sai che la tua prestazione è importante per tutta la squadra e poi perché sai che i Mondiali cominciano con la gara più importante per noi, così devi rompere il ghiaccio avendo un po’ di pressione. Ma siamo una bella squadra e in quei momenti riusciamo a tirare fuori più del solito, motivandoci e restando concentrati”, queste le parole di Dominik Windisch.
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