MITO 2019 – I concerti di lunedì 16 settembre a Milano

L’estetica della “follia” barocca elaborata dai compositori del Granducato, nelle alte interpretazioni del trio Bassifondi, le “greatest hits” beethoveniane e rossiniane, presentate dagli Aritsti del Regio di Torino, e la vitalità della rivoluzione minimalista, da Reich a un nuovo brano Philip Glass, co-commissionato dal festival, nella performance dell’ensemble vincitore di un Grammy Award, Third Coast Percussion. Inizia con tour de force spaziotemporale di 3 concerti, dedicati alla miglior musica mai scritta, lunedì 16 settembre, l’ultima settimana di programmazione del festival MITO 2019.

Da Napoli a Milano nel ‘600
ore 17, Piccolo Teatro Studio Melato
Il trio Bassifondi, nel viaggio musicale tra regni, stati e granducati di un’Italia ancora frammentata

I Bassifondi sono la ricostruzione di un trio dell’epoca, quando chitarristi e liutisti (qui rappresentato da Simone Vallerotonda) si facevano accompagnare da un colascione, una chitarra di origini napoletane con il manico molto lungo e cassa armonica importante (Stefano Todarello) e dalle percussioni (Gabriele Miracle). Li ascoltiamo al Piccolo Melato per MITO, in un programma che spazia da Valdambrini a Carbonchi, da Kapsperger a Foscarini. Autori che si definivano orgogliosamente “romani” (Roma, Caput mundi), pur non rinunciando alle loro napoletane o spagnole origini artistiche.

Il liuto, la chitarra, la tiorba, insieme all’organo, sono al centro una barocca esplosione multidimensionale che si chiama basso continuo (il cui meccanismo semiotico, di tipo “ipnotico”, si fa risalire all’estetica della “follia”) una “cellula” motivica dalla quale tutto è possibile: l’armonia, essendo solo accennata, indirizza gli esecutori verso un arricchimento ad libitum, e ne guida lo sviluppo melodico, che in quegli anni si ammanta, seduttivamente, di abbellimenti, fioriture, ornamenti, trilli e mordenti. Il gruppo I Bassifondi sviluppa arditamente e in legittimità tutte le possibilità aggiungendo percussioni, arricchendo con tiorba, chitarra barocca, colascione l’insieme dei timbri, intervenendo sulle armonie e sulla finale resa seduttiva.

I titoli delle varie danze e dei brani, rappresentano a loro volta una specie di quarta dimensione dove, anche qui, non c’è limite alla fantasia. Lo testimoniano i brani in programma: Carbonchi inventa titoli come Scaramanzie Mariona, composizioni tratte da Le dodici chitarre spostate che si riferiscono all’accordatura dei modi musicali del tempo, quelli delle accordature precedenti il temperamento equabile. Fino a Mozart, a cominciare da Biagio Marini e a seguire con Corelli, Vivaldi, Bach, Rameau, erano molto usati cicli di dodici composizioni, una per ciascun modo possibile: anche questo, attestazione di abilità e perizia di chi scriveva musica.

Il primo Libro d’Intavolatura di Valdambrini ha titoli di danze, ma anche altri che provengono dalle più diverse suggestioni: Mamma lo scorpiò è presente in questo concerto, ma nel Libro ci sono anche ModazzaGironettaCaponeTurlurù. La Passacaglia è invece virtuosa forma costruita su un basso obbligato che costituisce il fondamento di complesse architetture a volte in stile di fuga, a volte in forma di variazione.

Altri brani del concerto – come quelli di Hieronymus Kapsperger, ma anche di Foscarini e Valdambrini –   sono riferiti a danze note come la Gagliarda, la Corrente, la Ciacona, o Aria. Si tratta di forme desunte dalla Suite che da lì a poco, verso la metà del Seicento, si costituirà nello schema oggi conosciuto e che ha avuto tre secoli di felice storia. In rilievo sono quelle a non a tutti note: la Sfessania (qui, quella di Kapsperger) danza diffusa in Campania già dal Cinquecento e molto atta a situazioni comiche da Commedia dell’Arte, rette sul binomio coreografico del maschio e della femmina. Un’altra è la Jacaras (Gaspar Sanz), un termine che rimanda al trafficante privo di scrupoli o, come si direbbe oggi, all’“intermediario”, al “facilitatore”, all’“amico dell’amico”: tutti personaggi dai quali parrebbe opportuno guardarsi.

Il concerto sarà preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Massimo Venuti.

Programma

Giovanni Paolo Foscarini (fl. 1600-1647)
Da Li cinque libri sulla chitarra alla spagnuola, Roma 1640:
Gagliarda francese
Passacaglia per la O
Aria di Firenze

Hieronymus Kapsperger (1580 ca.-1651)
Dal Libro IV d’intavolatura di chitarrone, Roma 1640:
Toccata II
Sfessania
Passacaglia
Chiacona

Ferdinando Valdambrini (sec. XVII)

Dal Libro I d’intavolatura di chitarra, Roma 1646:
Mamma lo scorpiò
Passacaglia per la D

Antonio Carbonchi (?-sec. XVII)
Da Le dodici chitarre spostate, Firenze 1640:
Scaramanzie
Mariona

Stefano Calvi (?-sec. XVII)
Da Intavolatura di chitarra e chitarriglia, Bologna 1646:
Spagnoletta

Alessandro Piccinini (1566-1638)
Da Intavolatura di liuto – Libro II, Bologna 1639:
Partite sopra l’aria francese detta l’Alemana
Corrente

Francesco Corbetta (1615-1681)
Da Varii Capricii per la chitarra spagnuola, Milano 1643:
Folias
Chiaccona

Gaspar Sanz (1640-1710)
Da Istrucion de música, Madrid 1674:
Jacaras
Canarios

I Bassifondi
Gabriele Miracle percussioni
Stefano Todarello colascione basso e chitarra
Simone Vallerotonda tiorba, chitarra e direzione

Casa Beethoven
ore 21, Teatro Edi
Il Regio Septet e gli Artisti del Teatro Regio di Torino interpreti delle “greatest hits” di Beethoven, con il Settimino op.20, e la Sinfonia dal Barbiere di Siviglia

Rossini era un grande ammiratore di Beethoven. Un giorno, a Vienna, riuscì a farsi ricevere a casa sua. «Ah, è lei l’autore del Barbiere di Siviglia? Le faccio i miei complimenti, è un’eccellente opera buffa», gli disse Ludwig van. E il programma del concerto del Regio Septet e degli Artisti del Teatro Regio di Torino è un omaggio a quello storico incontro.

La più famosa opera giovanile di Beethoven, il Settimino in mi bemolle maggiore op. 20 per clarinetto, corno, fagotto e archi, dedicato a Maria Teresa d’Austria ed eseguito per la prima volta il 2 aprile 1800 all’Hofburgertheater di Vienna – insieme alla Prima Sinfonia – aveva conosciuto un tale successo di pubblico e di “cassetta” (eccezionale la diffusione editoriale già all’epoca) da riuscire persino insopportabile al suo creatore: “Io scrivo cose innovative e questi mi chiedono solo il Settimino!”.

Capolavoro cameristico dei suoi trent’anni, sedusse il pubblico grazie al tono da divertissement disimpegnato, l’andamento concertante, l’atmosfera classicheggiante, unita a facilità melodica, e a una musicalità così vicina a quella dell’opera buffa. Una pagina di musica decorativa, insomma, composta per il semplice piacere di “far musica” e rivolta agli amatori dei circoli più esclusivi della capitale imperiale, che nasceva dalle felici condizioni di spirito del giovane compositore, non ancora cristallizzato nel mito dell’artista misantropo e collerico tutto genio e sregolatezza.
Si può ricostruire solo per frammenti, diversamente da Beethoven, la personalità di Gioachino Rossini negli anni del massimo fervore creativo — e spesso gli episodi da lui stesso riferiti di opere composte in quindici giorni e di impresari disperati che lo chiudono sotto chiave per costringerlo a comporre appartengono a un’aneddotica che non corrisponde sempre alla verità. In ogni caso, a soli 24 anni, il Pesarese vantava già un ricco repertorio operistico serio e la direzione musicale del Teatro San Carlo e del Teatro del Fondo. L’impegno napoletano non gli impedì comunque di comporre per i teatri romani due capolavori del genere buffo come La Cenerentola (1817) e appunto Il barbiere di Siviglia (1816). Tanta operosità si spiega anche con l’abitudine, resa necessaria dalle scadenze di cartellone, a riutilizzare melodie se non interi brani, adattandoli alle situazioni drammatiche dei nuovi libretti o riciclandoli da un’opera all’altra. Così, l’ouverture del Barbiere, che l’usanza imponeva quale riempitivo senza alcuna aderenza all’opera (consentiva di accomodarsi in sala prima dell’alzata di sipario), fu concepita inizialmente per i drammi seri L’Aureliano in Palmira (1813) ed Elisabetta, regina d’Inghilterra (1815). La sinfonia non sembra però risentirne: all’incipit segue un Allegro svolto su due temi, ritmico il primo (soli archi), cantabile il secondo (legni e archi), coronato dall’immancabile crescendo e dalle rituali aperture solistiche (clarinetto e fagotto). Il tutto con l’eleganza, la leggerezza e la grandiosità strumentale che Rossini farà rivivere nei frenetici concertati, in cui ciascuno parla per sé e nessuno capisce niente.

Il concerto sarà preceduto da un’introduzione di Luigi Marzola.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Valentina Crosetto.

Programma

Gioachino Rossini (1792-1868)
Sinfonia dal Barbiere di Siviglia (arrangiamento di Gustavo Fioravanti)

Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Settimino per fiati e archi in mi bemolle maggiore op. 20
Adagio. Allegro con brio
Adagio cantabile
Tempo di Minuetto
Tema. Andante con variazioni
Scherzo. Allegro molto e vivace
Andante con moto alla Marcia. Presto

Regio Septet
Artisti del Teatro Regio di Torino

Sergej Galaktionov violino
Gustavo Fioravanti viola
Amedeo Cicchese violoncello
Atos Canestrelli contrabbasso
Alessandro Dorella clarinetto
Andrea Azzi fagotto
Pierluigi Filagna corno
In collaborazione con Teatro Regio

Minimalia
ore 21, Teatro Elfo Puccini, Sala Shakespeare
Focus sul panorama della musica minimalista americana, nel concerto del Third Coast Percussion ensemble. Tra un brano nuovo di zecca di Philip Glass, co-commissionato da MITO, e le invenzioni di autori che con le percussioni hanno un particolare feeling

«Credevate fosse stato Carl Orff a scoprire un sistema comodo per guadagnarsi la pagnotta? La ricetta di oggi è di un giovane americano e comprende 53 ghirigori musicali che formano altrettante frasi staccate e vanno letti da ognuno degli strumentisti che partecipano all’esecuzione». Così, Glen Gould in una trasmissione  radio dedicata a In C, brano di Terry Riley del 1964, considerato l’atto fondativo della corrente minimalista in musica. Oltre il sarcasmo, la musica della “ripetizione continua” gli appariva quale antidoto necessario contro il principio della «supervisione didattica» imposto dalle avanguardie storiche: la parte «più vitale della musica odierna».

A Reich si deve, probabilmente, una delle più brillanti delucidazioni degli effetti prodotti da questo tipo di musica: «All’inizio gli spettatori aspettano nervosamente che qualcosa cambi in ciò che stanno ascoltando, ma con il passare dei minuti cominciano a cambiare loro». Mallet Quartet è un brano del 2009. La pulsazione ritmica si combina con una libertà e una continuità melodica sconosciute ad altre esperienze nel campo del minimalismo, mentre gli strumenti appaiono per un verso in una organica e strettissima connessione, ma per un altro sono trattati in modo indipendente, come placche tettoniche in dislivello che si muovono su piani diversi.

Più giovane di un anno rispetto a Steve Reich, Philip Glass è forse l’esponente più conosciuto della corrente minimalista, cosa che si deve anche alla sua collaborazione con il cinema e alla spettacolarità dei suoi lavori per il teatro musicale. In Aguas de Amazonia, di cui il TCP esegue Madeira Riverportata a termine nel corso degli anni Novanta per il gruppo brasiliano Uatki, è centrale la ricerca del suono. La base armonica e melodica non differisce da quella di altre sue note composizioni e si ritrova in tutte le singole parti dedicate ai fiumi dell’Amazzonia, tra cui appunto il Madeira. Glass gioca però sulla creazione di un paesaggio immaginario di forte qualità emotiva. Perpetulumco-commissionato da MITO SettembreMusica e qui in prima esecuzione europea, è nato invece all’inizio del 2019 per i TCP, ed è un brano più aereo, impalpabile, nel quale la delicatezza del suono porta un ensemble così fondamentalmente materico molto vicino ai limiti dell’astrazione.

Devonté Hynes è un autore che proviene dalla scena pop inglese, cantante, chitarrista e produttore meglio conosciuto con lo pseudonimo Blood Orange. Molto legato a Philip Glass, ha composto musica per uno spettacolo di danza della compagnia Hubbard Street Dance Chicago nel quale era coinvolto ancora il gruppo Third Coast Percussion. Perfectly Voiceless è un intermezzo collocato nella pausa fra due azioni coreografiche ed è uno dei più nitidi esempi dell’influsso che il minimalismo ha esercitato sulle nuove generazioni anche al di fuori dell’ambito propriamente classico.

Inglese è anche Gavin Bryars, musicista che ha trovato nel rapporto con il linguaggio del minimalismo il medium per tenere assieme esperienze molto diverse, dal jazz all’avanguardia. Il suo interesse per la lingua parlata e per materiali “poveri” registrati in strada si unisce, in lui, a un gusto per l’esplorazione del tutto privo di pregiudizi. Anche The Other Side of the River, tratto da See You Later, è stato scritto per Third Coast Percussion. Ispirato a un testo di Eduardo Galeano («la storia non dice mai “addio”, dice “ci vediamo dopo”»), ha un’innegabile qualità visiva e, al tempo stesso, una struttura più complessa e sfuggente.

David Skidmore è tra i fondatori di Third Coast Percussion. Take Anything You Want Torched and Wrecked sono, a prima vista, perfettamente integrati nella poetica minimalista delle prime generazioni. In realtà vi è un’idea del flusso sonoro che contrasta con il divisionismo di autori come Reich e Glass, e che rappresenta un nuovo punto d’approdo, coinvolgente e immersivo.

Il concerto è preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
Il testo si avvale del contributo musicologico di Stefano Catucci.

Programma

Philip Glass (1937)
Madeira River da Aguas da Amazonia
Arrangiamento Third Coast Percussion

Steve Reich (1936)
Mallet Quartet
Fast – Slow – Fast

Philip Glass
Perpetulum
PRIMA ESECUZIONE IN EUROPA
Commissione congiunta di Elizabeth and Justus Schlichting for Segerstrom Center for the Arts, Bravo! Vail Music Festival, San Francisco Performances, Town Hall Seattle, Performance Santa Fe, the University of Notre Dame’s DeBartolo Performing Arts Center e Third Coast Percussion New Works Fund.
Con il sostegno di Friedrich Burian, Bruce Oltman, MITO SettembreMusica, The Saint Paul Chamber Orchestra’s Liquid Music Series e Percussive Arts Society. Con l’ulteriore supporto della Maxine and Stuart Frankel Foundation.

Devonté Hynes (1985)
Perfectly Voiceless
PRIMA ESECUZIONE IN EUROPA

Gavin Bryars (1943)
The Other Side of the River da See You Later
PRIMA ESECUZIONE IN EUROPA
Commissionato da Peak Performances at Montclair State University e The University of Notre Dame’s DeBartolo Performing Arts Center.

David Skidmore (1982)
Take Anything You Want Torched and Wrecked
PRIME ESECUZIONI IN ITALIA

Third Coast Percussion
David SkidmoreRobert DillonPeter MartinSean Connors percussioni

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