Intervista con Dajana Roncione, tra i protagonisti di “Sei personaggi in cerca d’autore”: “E’ fondamentale che il mondo dello spettacolo e gli artisti si occupino di temi che possano in qualche modo sviscerare problemi attuali”

Sabato 30 maggio alle 21.15 su Rai5 andrà in onda in prima visione lo spettacolo “Sei personaggi in cerca d’autore” diretto da Michele Placido, che vede tra i protagonisti una delle giovani attrici italiane piu’ talentuose e versatili, Dajana Roncione, nel ruolo della Figliastra.

In “Sei personaggi in cerca d’autore” è presente una forma di violenza molto ambigua, attuata dal Padre nei confronti dell’umile moglie che pure ha amato e gli ha dato un figlio, ma con la quale ha poco da condividere sul piano intellettuale. Deciderà perciò di farla innamorare del suo contabile; un piano “diabolico” ma a suo dire “a fin di bene”, almeno per la donna che sarà più felice nel nuovo rapporto da cui avrà tre figli. Il contabile muore, la Madre torna in città con i Figli, il lutto getta la famiglia in gravi ristrettezze. La situazione precipita quando il Padre e la Figliastra hanno un incontro intimo e molto traumatico in una casa di piacere. È presente inoltre un senso di ribellione da parte dei “personaggi”, con testi che parlano della società di oggi e delle sue drammaticità.

Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Dajana Roncione, parlando dello spettacolo “Sei personaggi in cerca d’autore” ma anche di “Io sono Mia”, il film incentrato sulla storia di Mia Martini in cui ha interpretato Loredana Bertè e che sarà riproposto su Rai 1 martedì 12 maggio.

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Dajana, in “Sei personaggi in cerca d’autore” dai il volto alla Figliastra. Ci racconti come ti sei preparata per interpretare questo ruolo?

“E’ un personaggio che è stato già rappresentato tantissime volte e ho sentito una grande responsabilità nell’interpretarlo. E’ stato interessante lavorare su Figliastra, mi sono documentata molto, ho letto i testi di Pirandello, ho visto vari lavori, tra cui il film diretto da De Lullo con Romolo Valli e Rossella Falk e poi mi sono dimenticata di tutto e ho cercato di capire cosa volessi raccontare io e cosa Michele Placido volesse tirare fuori dal personaggio. Abbiamo messo in evidenza il fatto che Pirandello ha avuto una grande esperienza in Germania, è stato influenzato dall’espressionismo che era incentrato sull’esaltazione e sull’esasperazione del lato emotivo della realtà, rispetto a quello che si può percepire oggettivamente come faceva invece il realismo. Quindi l’obiettivo era estremizzare l’emozione, arrivare al cuore piu’ che alla mente”.

Cosa ti ha colpito maggiormente di questo personaggio?

“La Figliastra è un personaggio molto istintivo e secondo Michele Placido lavorare solo dal punto di vista intellettuale e filosofico non le avrebbe restituito il suo impeto, avendo un grandissimo bisogno di essere ascoltata. Nello spettacolo più volte il regista la rimprovera di mettersi troppo davanti agli altri. Per me, educata come attrice a mantenere una tecnica e alle volte anche un contegno teatrale che arriva dall’eleganza, dal non eccedere con i sentimenti per non risultare volgare, è stata un’occasione per rivoluzionare il mio modo di recitare. Michele ha lavorato per rendere i personaggi quasi come fossero protagonisti di una tragedia greca, maschere che hanno questo bisogno di vita esasperato, emozionale, istintivo. Il lato intellettuale deriva dal gioco che crea Pirandello riguardo le sue tematiche, con la magia della creazione artistica e il passaggio da persona a personaggio, ma noi abbiamo cercato di far uscire soprattutto le emozioni istintive e pure”.

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“Sei personaggi in cerca d’autore” è un’opera che affronta varie tematiche, dal femminicidio alle morti bianche, problemi purtroppo ancora attuali. Quanto il teatro oggi, secondo te, può avere una valenza sociale?

“Michele ha scelto di individuare delle tematiche insite in questa storia incentrata su una famiglia che si trova di fronte a diversi problemi, alla miseria, alla sessualità vissuta in modo ambiguo. Il teatro ha la funzione di analizzare ed esaminare quello che succede anche nella realtà e metterlo sul palcoscenico come se fosse una sorta di catarsi per cui sul palco è come se riuscissimo a vedere meglio e a denunciare la verità. E’ fondamentale che lo spettacolo e gli artisti si occupino di temi che possano in qualche modo sviscerare problemi attuali”.

Recentemente ti abbiamo vista recitare nel film “La concessione del telefono”, in onda su Rai 1 e tratto da un’opera di Andrea Camilleri. Che esperienza è stata?

“Avevo avuto l’opportunità di recitare negli episodi Una lama di luce e La caccia al tesoro de Il Commissario Montalbano, sempre tratti dalle opere di Andrea Camilleri e sono stata felice e orgogliosa di dare il volto a un altro personaggio creato dalla penna di questo grande autore. Ne “La concessione del telefono” ho interpretato Lillina Lo Re, ed è stato interessante anche perchè in questa storia quasi tutti hanno qualcosa di scomodo da nascondere. Sul set ho ritrovato Alessio Vassallo, che è stato mio compagno all’Accademia, è stato divertente, è un’esperienza formativa che porto nel cuore. Purtroppo non ho avuto l’occasione di conoscere personalmente il Maestro Camilleri ma ho letto i suoi libri e sono sempre stata attratta dalla sua scrittura”.

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Il 12 maggio in prima serata su Rai 1 in occasione del venticinquesimo anniversario della scomparsa di Mia Martini verrà riproposto il film “Io sono Mia” in cui dai il volto a Loredana Bertè. Come hai lavorato per entrare nel personaggio? Hai avuto modo di parlare con la Bertè o di chiederle dei consigli?

“Quando ho fatto il provino ho lavorato per cercare di non imitare Loredana Bertè ma di prendere la sua essenza, ho visto tante interviste, l’ho analizzata, ho guardato il suo modo di esprimersi, di parlare, di tenere gli occhi fissi. Non mi è stato permesso di incontrarla o di chiederle consigli forse perchè avrebbe determinato un carico di tensione maggiore. Mi sono quindi concentrata su questo senso di libertà nel dire o fare ciò che voleva, ho cercato di riportare questa idea di lei. Successivamente ho avuto la fortuna di conoscere Loredana durante la conferenza stampa di presentazione del film, ero spaventata perchè non sapevo cosa pensasse della mia interpretazione, invece mi ha abbracciata e mi ha detto che le avevo ricordato tanto com’era lei da giovane e che in certe scelte che avevo fatto si era rivista. E’ stata molto generosa, ha dato una grande mano nella stesura della sceneggiatura. Ho lavorato anche sull’accento perchè non volevo che avesse una cadenza troppo siciliana ma che fosse simile al suo”.

Secondo te dopo la pandemia quale futuro potrà esserci per il settore cinematografico e teatrale?

“Da una parte sono preoccupata per il nostro settore, per gli artisti, per il teatro che è ancora piu’ in crisi, però dall’altra parte sono d’accordo con questo appello da parte del comitato collettivo composto da duecento artisti e scienziati (fra i quali Paolo Sorrentino, Monica Bellucci, Madonna,Robert de Niro, Jane Fonda, Cate Blanchett, Marion Cotillard, Peter Brook, Marianne Faithfull) che sono contrari a un ritorno alla normalità dopo la pandemia perchè il consumismo ci ha portato a negare la vita stessa degli animali, dei vegetali, degli umani. L’inquinamento, il riscaldamento del pianeta, la distruzione degli spazi naturali hanno condotto il mondo a un punto di rottura. In questo appello si chiede di uscire dalla logica che persiste da anni e di cominciare a lavorare alla rifondazione dei valori, degli obiettivi e dell’economia. Oggettivamente non si può pensare di tornare alla normalità senza considerare dove siamo, dove ci siamo trovati, cosa accadrà, ricominciando con lo stesso atteggiamento di prima, dando importanza in primis al consumismo. Una trasformazione radicale a tutti i livelli non sarà possibile senza un impegno determinato, perchè è anche una questione di sopravvivenza, di dignità e coerenza. Penso che questo momento ci possa aiutare a spostare le priorità e capire cosa si possa fare per migliorare questo mondo”.

Come stai vivendo questo periodo?

“All’inizio mi sono fatta prendere un po’ dall’ansia perchè c’era questo modo di dire “torneremo piu’ forti di prima”, quindi da artista ho avvertito l’esigenza di leggere, scrivere, creare, poi mi sono fermata perchè penso sia fondamentale vivere il momento e riflettere su quello che sta accadendo. Così mi sono rimessa a leggere la storia per cercare di sentirmi piu’ responsabile e collegata al mondo presente. Penso che la cosa piu’ saggia sia non evitare questa realtà, ma riflettere su quello che sta accadendo. Sono amareggiata e triste per tutte le vittime che ci sono in Italia e nel mondo. Io abito ad Oxford ma a Londra ci sono tantissimi casi ed è dura leggere queste notizie. La speranza è che da questa tragedia si possa ripartire con una coscienza e un sentire diverso nei confronti della vita”.

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Tra tutti i ruoli che hai interpretato al cinema, nelle serie tv e in teatro ce n’è uno a cui sei piu’ legata?

“La Figliastra ha determinato per me un grande cambiamento perchè sono stata costretta ad analizzare l’abuso, la voglia di esistere, di essere ascoltata, il diritto di poter dire la propria opinione, la denuncia, è stato un personaggio che mi ha stravolto a livello emozionale. Ha significato molto per tanti motivi, c’è stato un ottimo lavoro di squadra, ho costruito un bel rapporto di amicizia con l’attrice che interpreta mia madre, Guia Jelo, abbiamo riscosso un buon successo con questo spettacolo, nato da un puro desiderio di giocare, sperimentare e allo stesso tempo rispettare il testo. Ho un ricordo molto bello di questo viaggio”.

Un sogno nel cassetto…

“In una situazione differente ti avrei detto che ho tanti sogni artistici, che mi piacerebbe scrivere una sceneggiatura o interpretare un ruolo fantastico, ora invece quello che desidero di piu’ è che ci sia una maggiore consapevolezza e un cambiamento rispetto a ciò che non funziona e che è visibile a tutti. Il mio sogno piu’ che personale è collettivo e spero che possa avvenire una trasformazione a tutti i livelli”.

di Francesca Monti

 credit foto copertina James Reeve

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