Determinato, umile, affascinante: Gilles Rocca è stato la vera rivelazione del dance show di Rai 1 “Ballando con le Stelle”, in cui ha trionfato insieme alla sua maestra di ballo Lucrezia Lando al termine di un percorso di crescita continua che, settimana dopo settimana, lo ha portato a conquistare la giuria e il pubblico da casa con esibizioni strepitose.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il talentuoso attore e regista che ci ha parlato non solo delle emozioni vissute quando ha alzato al cielo la Coppa che ha dedicato a tutte le donne, ma anche delle amicizie speciali che si sono create nel programma e delle difficoltà che ha dovuto superare, dei prossimi progetti e del sogno di realizzare la sua opera prima per il cinema, “Metamorfosi”.
Gilles Rocca e Lucrezia Lando con Milly Carlucci e Paolo Belli (foto Twitter)
Gilles, ci racconti le tue emozioni a pochi giorni dalla vittoria, insieme alla tua maestra Lucrezia Lando, dell’edizione 2020 di “Ballando con le Stelle”?
“E’ stata un’emozione immensa, la chiusura di un percorso che definisco perfetto perchè sembrava romanzato da uno sceneggiatore. C’è stato l’inizio di questo Vip pseudo-sconosciuto che piano piano ha conquistato il pubblico, poi si è ritrovato solo, ha avuto questo momento di difficoltà che è riuscito a superare fino ad arrivare alla finale e vincere. Non è stato un cammino piatto in cui i giudici mi hanno fatto i complimenti fin dall’inizio, a parte Ivan Zazzaroni e Fabio Canino che dalla prima puntata mi hanno detto bravo, ci sono state anche delle punzecchiate da parte di Selvaggia Lucarelli e Guillermo Mariotto che mi hanno dato ancora più gioia nel vincere e più brio nell’affrontare la trasmissione”.
Qual è stato il commento positivo che ti ha fatto più piacere e quello negativo che ti ha magari dato un po’ fastidio?
“Ci sono stati tanti commenti positivi, uno in particolare mi ha fatto sorridere. Fabio Canino mi ha detto: “tu devi essere stato un secchione a scuola”, per uno che è stato bocciato quattro volte e cacciato da diversi istituti è stato divertente. Evidentemente è passata la mia voglia di crederci, la mia professionalità nel fare bene questo percorso, quindi secchione lo prendo come un bel complimento (sorride). All’inizio mi aveva dato un po’ fastidio quando mi parlavano di personalità, perchè è sempre stata una caratteristica importante nella mia vita, sono uno che attraverso la personalità è riuscito a rialzarsi da un brutto infortunio. Probabilmente Selvaggia aveva capito questa cosa e ha cercato di spronarmi in modo che rispondessi a questa provocazione e dopo ho capito il motivo”.
credit foto Alessia Grambone
Cosa ti ha convinto ad accettare di prendere parte al dance show di Rai 1?
“Ho accettato immediatamente appena Milly Carlucci me l’ha proposto, ho parlato con lei e dopo un’ora il contratto era sul tavolo del mio agente. Mi ha convinto il fatto che sia un prodotto televisivo di classe, che abbia a che fare con l’arte e che potesse arricchire il mio bagaglio artistico. Ho fatto Grease tanti anni fa e ho vinto anche il premio Volami nel cuore come miglior attore, in cui cantavo e recitavo ma mi mancava la parte danzante, quindi ho pensato che potesse essere un’ottima occasione per mettermi in gioco anche nella danza. Potrei utilizzare le conoscenze acquisite per un musical o per un lavoro in cui c’è bisogno anche del movimento del corpo”.
Ci sono stati diversi momenti difficili all’interno del tuo percorso a Ballando con le Stelle, uno su tutti quando nell’ottava puntata hai dovuto ballare da solo per l’indisposizione di Lucrezia…
“Sicuramente quello è stato un momento difficile, sono stato fuori dallo studio dal lunedì al giovedì perchè stavamo aspettando i risultati del tampone in quanto Lucrezia era stata male ma non si sapeva quale fosse l’entità del malore, e in questo periodo ovviamente si pensa subito possa essere coronavirus. Non ho fatto le prove per quattro giorni e poi ho dovuto imparare la coreografia in poche ore ballando da solo. Quella settimana addirittura ho dovuto portare tre balli perchè sono andato allo spareggio finale con Paolo Conticini che poi decretava il migliore della lista social. Ma in realtà la difficoltà maggiore è stata la partenza del programma perchè veniva rimandata ogni volta che c’era qualcuno che purtroppo veniva colpito dal virus. Venivamo tamponati ogni 2-3 giorni sempre con la paura di poter essere positivi e vivevamo in una sorta di bolla. Ci riteniamo dei privilegiati perchè abbiamo continuato a lavorare ma purtroppo non abbiamo potuto goderci questa esperienza bellissima con il massimo della serenità. E’ stata un’edizione molto sofferta”.
Nel corso delle puntate si è visto che tra voi concorrenti si sono instaurate delle belle amicizie. Qual è il Vip che ti ha sorpreso di più come persona?
“Si sono creati dei bellissimi rapporti di amicizia. A parte Daniele Scardina con cui sono diventato molto amico e con il quale sono uscito recentemente a pranzo dopo la fine del programma, mi ha stupito moltissimo Alessandra Mussolini, una donna di una carineria e dolcezza incredibili. E poi Tullio Solenghi, un vero signore. Ho avuto la conferma del fatto che oltre ad essere un grande artista è un grande uomo. Ho imparato molto da lui perchè siamo stati insieme all’interno dell’Auditorium tra una pausa e l’altra e raccontava aneddoti, storie di vita, barzellette. E’ stata una sorpresa meravigliosa conoscerlo”.
Tra tutti i balli che hai portato in pista qual è il tuo preferito?
“Mi sono completamente innamorato del freestyle lento che abbiamo proposto nella terza puntata ed ha costituito la svolta nel nostro percorso all’interno di Ballando con le Stelle. Poi lo abbiamo presentato anche nello spareggio contro Daniele durante la finale. Quel ballo mi ha dato delle emozioni incredibili, perché al di là dei passi era interpretazione pura, potevamo raccontare una storia e ogni volta che ci ripenso mi emoziono”.
Con Lucrezia Lando si è creato un bel feeling a livello artistico che vi ha permesso di arrivare alla vittoria del dance show. Qual è stato il segreto?
“Non riesco a legare con persone che non stimo non solo a livello artistico ma anche personale. In Lucrezia ho visto un grandissimo talento, non solo come ballerina ma anche come insegnante e coreografa. Il patto che ho fatto con lei era di stupirci ogni volta che ci guardavamo negli occhi. Non accettavo di provare le emozioni in maniera finta, non volevo appuntamenti a livello coreografico dove qui ci guardiamo o ci sorridiamo. Lucrezia ha capito, mi ha lasciato libero di potermi stupire e ha apprezzato questa scelta perché anche a lei ogni volta che scendevamo in pista il sabato sera veniva ridato qualcosa a livello emozionale che non si aspettava ed è stata la chiave che ci ha portato alla vittoria”.
A chi dedichi la Coppa?
“L’ho dedicata alle donne perchè sono figure importanti nella mia vita. Sono molto attivo contro il femminicidio, sono sette anni che giro l’Italia facendo convegni e portando nei cinema e nei teatri il mio corto che si chiama Metamorfosi. Inoltre questa edizione di Ballando è stata all’insegna delle donne, mi ha scelto una persona meravigliosa come Milly Carlucci, ho avuto una compagna di avventura fantastica, l’addetta al trucco, al parrucco e la costumista erano tutte donne, quindi la dedica è per loro”.
Restando in tema, nel corso della semifinale, hai ballato con una donna molto speciale: tua mamma…
“E’ tosta, molto riservata, timida, non mi sarei mai immaginato di trovarla lì. Nonostante anche nelle altre edizioni ci fosse sempre stata una puntata in cui erano presenti i parenti, quando mi sono girato e ho visto mia mamma ho sentito tremare le gambe e l’emozione è stata fortissima”.
Hai iniziato la tua carriera quindici anni fa nella serie “Carabinieri 5”. Che ricordo conservi del primo giorno sul set?
“Carabinieri è stata una bellissima esperienza. Non avevo ancora studiato recitazione ed ho avuto questa possibilità di fare il protagonista di puntata. Quando sono arrivato sul set è stato come entrare dentro casa, ho cominciato ad avere fame di sapere, a guardare come si muoveva la troupe, come il regista parlava con gli attori, la preparazione della scena. Appena ho finito di girare ho cercato una scuola di recitazione perchè sentivo il bisogno di studiare, di approfondire e volevo fare questo mestiere nel miglior modo possibile”.
credit foto Alessia Grambone
Qual è il ruolo tra quelli che hai interpretato finora a cui sei più legato?
“Il ruolo che ricordo con più amore in quanto rappresenta una sfida vinta è stato quando, a trenta anni, ho interpretato Gilles, il protagonista di Tre tocchi di Marco Risi e alla première a Roma c’erano 1.300 persone in sala. In quel momento ho capito che la strada che avevo scelto era quella giusta. E’ stato uno dei giorni più belli della mia vita. Ho girato delle scene con Paolo Sorrentino, nel cast c’erano Giallini, Argentero e Santamaria, ricordo il set, la difficoltà di dimagrire perchè impersonavo un attore che faceva uso di stupefacenti e ho dovuto perdere 12 chili. Mi sono rifatto al modello degli attori americani che per entrare nel ruolo diventano essi stessi quel personaggio e ho dedicato tre mesi alla costruzione di Gilles”.
Sei stato una grande promessa del calcio, hai giocato nella Primavera della Lazio e poi a causa di un brutto infortunio hai dovuto abbandonare lo sport. Quindi ti sei reiventato iniziando la carriera come attore e regista. Com’è nata la tua passione per la recitazione?
“Forse ero troppo piccolo per ricordarlo ma i miei genitori dicono che ero sempre appassionato nelle recite e che scrivevo temi molto belli che mi sono ritrovato nella sceneggiatura quando ho iniziato a fare il regista. Ho avuto un’infanzia fantasiosa, in cui mi divertivo a creare storie. Provengo da una famiglia che ha sempre lavorato nell’arte perché mio padre si occupa di strumenti musicali, quindi sono sempre stato a contatto con artisti, cantanti e attori. Per via del calcio non ho avuto modo di esprimere molto questa passione ma quando sono arrivato la prima volta sul set è uscita fuori l’esigenza di dover recitare e, dopo qualche anno, di scrivere delle storie, girarle e raccontarle in prima persona come regista. Quindi la passione c’era fin da piccolo”.
A proposito di regia, hai girato un docufilm dal titolo “Duchenne” che affronta una tematica delicata come la distrofia muscolare. Com’è nata l’idea?
“Questo progetto è nato per caso. La mamma di Simone che è il protagonista del docufilm ed è affetto da questa malattia mi aveva visto nella serie di Stefano Reali “Rimbocchiamoci le maniche” con Sabrina Ferilli e mi ha detto che suo figlio avrebbe voluto conoscermi. Siccome è un grande tifoso della Roma e io giocavo e quando posso gioco ancora con la Italiana Attori, squadra di calcio fondata da Pasolini, all’epoca allenata da Giacomino Losi, lo storico capitano giallorosso prima di Totti, ho invitato Simone per fargli conoscere anche gli altri miei colleghi ma una volta arrivato ho visto le difficoltà che aveva per raggiungere il campo perchè c’erano da fare alcuni scalini. Lo abbiamo aiutato e portato sul terreno di gioco. Sua mamma mi ha raccontato la loro storia e così ho deciso di fare un film sulla vita di Simone, li ho seguiti per quattro mesi nella loro quotidianità, negli ostacoli burocratici e non solo. Questo documentario ha ricevuto il premio Tulipani di seta nera per la regia e poi sono andato addirittura a fare tre lezioni all’università Tor Vergata dove Simone studia. Vedere tutti questi ragazzi appassionati al cinema e alla storia che attraverso le immagini abbiamo raccontato mi ha reso felice”.
In quali progetti sarai prossimamente impegnato?
“Ho fatto un piccolo ruolo in una serie che si chiama La fuggitiva con Vittoria Puccini, che andrà in onda su Rai 1 in inverno, poi sto rimettendo mano alla sceneggiatura di Metamorfosi, il cortometraggio sul femminicidio che è diventato un lungometraggio. Abbiamo fatto più di quindici stesure e stiamo cercando dei produttori, perchè il mio sogno più grande è realizzare l’opera prima come regista”.
Come vedi il futuro del cinema dopo la pandemia?
“Lo vedo nero in quanto ci sono come diceva Spielberg televisioni sempre più grandi e cinema sempre più vuoti, La cosa che mi dispiace è che se andiamo ad analizzare i dati statistici legati al covid su 350 mila persone che sono state al cinema e al teatro sola una è risultata positiva. Chiudere questi luoghi è stato un duro colpo perché sono sicuri, viene rispettato il distanziamento e le persone sono ferme. Inoltre ci sono tanti lavoratori dello spettacolo che sono rimasti senza lavoro. Anche prima del covid molte produzioni sono state dirottate su Amazon Prime e Netflix uscendo nelle sale solo tre giorni e questo non è un buon segnale per il cinema. Spero che la situazione cambi in futuro”.
Un sogno nel cassetto oltre a quello di realizzare la tua opera prima…
“Il sogno è di riuscire a fare dei provini per interpretare qualche ruolo interessante in film o serie. Sento la necessità di recitare, mi manca il set. Vorrei fare un personaggio che mi dia la possibilità di mettermi in gioco, che sia distante dal mio lato estetico. Come attore metto a disposizione il mio corpo come se fosse una tela e vorrei che venisse superato lo stereotipo del bel ragazzo”.
C’è un ruolo in particolare che vorresti interpretare?
“Ce ne sono tanti, a me affascinano i ruoli tormentati, non amo quelli dell’eroe necessariamente positivo anche perchè la bellezza del mestiere di attore risiede nell’interpretare personaggi diversi da te e nel poter raccontare anche quelli negativi”.
di Francesca Monti
Credit foto copertina Alessia Grambone
Si ringrazia Black & White Management S.r.l.