“Mal di Gola” è il nuovo singolo dei The Kolors: “Le citazioni e le immagini presenti nel brano rappresentano il concetto della nostra identità sempre più definita”

I The Kolors inaugurano il 2021 con un nuovo singolo dal titolo “Mal di Gola” (Island Records), in radio da venerdì 29 gennaio.

Il brano è un nuovo tassello che si aggiunge all’elenco di successi ottenuti dalla band negli ultimi anni con “Pensare male”, “Non è vero”, “Los Angeles”, “Come Le Onde”, “Everytime” e “Me Minus You”.

“Mal di Gola”, scritto da Stash insieme a Davide Simonetta, Simone Cremonini, Alessandro Raina e prodotto dallo stesso cantante insieme ai Daddy’s Groove, prosegue il viaggio della band nel mondo, sonoro e visivo, degli anni ’80.

Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Stash, ecco cosa ci ha raccontato.

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Stash, com’è nato il nuovo singolo “Mal di Gola”, che ha un testo ricco di immagini, dal Siberia, al toro e allo scorpione che ritorna anche nella cover, e di citazioni? 

“E’ nato da un provino che ho fatto a fine agosto e che ho mandato alla persona di cui mi fido di più in assoluto, il mio discografico-capitano Jacopo Pesce, che mi ha detto che questa canzone aveva una magia particolare e poteva essere un potenziale singolo. L’ho lasciata un po’ respirare perché abbiamo fatto quei pochissimi eventi estivi in programma, poi l’ho riascoltata e mi sono reso conto che effettivamente aveva ragione Jacopo. In concomitanza con l’acquisto di un sintetizzatore introvabile degli anni ’80, il DX7, che è l’emblema di quel sound e che ho fatto acquistare da mio papà a Napoli, è iniziato l’arrangiamento del brano e ci siamo immaginati delle scene dal punto di vista visuale. Le citazioni e le immagini rappresentano il concetto di identità sempre più definita dei The Kolors, questo contrasto tra il pizzicare le corde della nostalgia di chi ha vissuto gli anni Ottanta ma con una scrittura contemporanea. Io scrivo tantissimo con Davide Petrella che è un autore che potrebbe essere usato come simbolo di questa nuova generazione pop, non ho scritto con lui questa canzone ma è nel messaggio della band questa armonia di contrasto”.

Il brano è infatti caratterizzato da atmosfere anni ’80, un sound che recentemente è stato ripreso anche da The Weeknd e Dua Lipa…

“Il nostro progetto, il nostro vestito sonoro anni ’80 non dipende da una moda ma siamo contenti per il fatto che sia un periodo in cui artisti come Dua Lipa e The Weeknd con i loro singoli abbiano riscoperto queste sonorità. Noi però abbiamo iniziato prima (sorride). Questo tipo di sound ha sempre accompagnano il nostro percorso e siamo felici che abbia dato coerenza a quello che facciamo”.

In “Mal di Gola” vengono citati Vasco e la canzone Siamo solo noi. Cosa vi lega a questo brano in particolare?

“Con gli altri autori di “Mal di Gola”, che mi sento di ringraziare perché mi han dato una grandissima mano, ci veniva da dire siamo solo noi, ma non potevamo citare una frase del genere senza dichiararne la paternità e l’amore per chi né è il padre. Quindi abbiamo aggiunto “me l’ha detto Vasco siamo solo noi”. In una relazione, sul lavoro, leggendo un articolo spesso pensiamo siamo solo noi, soprattutto in questo momento storico. Ma per noi è quella è la frase di Vasco e appena dopo c’è un’altra citazione strumentale, infatti accenno un giro di chitarra iconico di Canzone per te che non ha nulla da invidiare ai brani internazionali di quell’epoca”.

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State lavorando a un nuovo disco?

“Abbiamo già un bel po’ di materiale pronto per un album ma ancora non è stata definita la linea di uscita discografica. Io scrivo le canzoni e cerco di comunicare il più possibile attraverso di esse, mi fido delle persone che ho intorno, penso che grazie a questa fiducia lascerò decidere alla mia etichetta quando sarà il momento giusto”.

Sono passati dieci anni dalla pubblicazione del vostro primo singolo “I don’t give a funk”. Che ricordo conservi di quel periodo?

“Ansiogeno (ride). Quando suonavamo a Le Scimmie, questo storico locale milanese che purtroppo ha chiuso nel 2015 ed era il covo dell’underground di Milano, c’erano Morgan e Andy, Francesco Sarcina e Giuliano Sangiorgi, tutti ci dicevano che avremmo dovuto fare uscire quel brano ma non avevamo un contratto discografico quindi abbiamo autoprodotto una demo con l’aiuto di Andy dei Bluvertigo, che compare anche nel video. Fu il primo progetto per cui fummo notati da MTV New Generation. Questa canzone racchiude il nostro periodo iniziale a Le Scimmie”.

Il 2020 è stato un anno molto difficile per tutti ma per te è stato anche speciale grazie alla nascita di tua figlia Grace… 

“Ovviamente stiamo vivendo un momento tragico, ma tirando le somme il 2020 è stato un anno importante che mi ha fatto crescere e personalmente è stato positivo perché mi ha fatto scoprire la bellezza dell’ignoto. Se un anno fa mi avessi detto che non avrei fatto un concerto o un tour e che avrei avuto una figlia e sarei stata la persona più felice del mondo ti avrei risposto: sei pazza. Invece è la cosa più bella del mondo, sto provando delle emozioni che mai mi sarei sognato di poter provare, dal punto di vista delle energie, di un tipo di amore diverso da qualsiasi altra forma. E’ qualcosa di speciale, ti dà un plus, ti fa diventare un Super Saiyan in alcune situazioni. Di natura se non dormo sono nervoso, mangio tanto, ora invece pur non dormendo l’amore compensa il sonno e mi dà forza”.

Nel 2020 hai anche dato voce a Branch nel film d’animazione “Trolls World Tour”. Che esperienza è stata?

“E’ stata una bellissima esperienza. Sarei voluto andare al cinema con la mia ragazza per vedere “Trolls World Tour”, un film di fama internazionale dove ho messo la mia voce, ma poi il covid mi ha tolto quel piacere. Mai una gioia (ride)”.

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Il mondo della musica e dello spettacolo dal vivo è fermo da un anno a causa della pandemia. Che idea ti sei fatto sul futuro che potrà avere il settore?

“La musica ha subìto il trattamento peggiore in assoluto perché essere ignorati è davvero brutto. Non parlo di noi artisti ma di tutte quelle persone che portano a casa la pagnotta, ad esempio lavorando per un concerto dei The Kolors. Nel mio piccolo sento tanta responsabilità e vedere come il Governo ignori la musica perché considerata come un hobby o puro intrattenimento è stato un duro colpo. Capisco le decisioni degli artisti che scelgono di non fare musica o di non fare uscire dischi perché non si possono fare concerti e quindi non si possa guadagnare ma nel nostro caso questa arte non è solo un lavoro ma è quello che muove qualsiasi decisione della nostra vita, che ci fa vivere un momento e non vogliamo fermarci perché sarebbe un segnale di sconfitta. La gente etichetta spesso la nostra arte come qualcosa che serve a dare il sonoro alle storie su Instagram e questa è la cosa più triste. La musica nella storia è stata fonte di messaggi importanti, anche sociali, penso a Woodstock. Perché non potremmo rifarlo oggi?”.

di Francesca Monti

credit foto Alessandro Treves

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