Intervista con Maria Roveran, protagonista femminile del film “La terra dei figli”: “Credo che il mondo nel quale viviamo abbia bisogno di noi, il suo destino dipende da come decidiamo di comportarci”

“Mi ha colpito moltissimo il suo essere estremamente fragile, sensibile e perciò potente. Vulnerabilità e coraggio fanno parte di lei e trovo che questo sia un aspetto molto importante”. Maria Roveran, tra le giovani stelle del panorama cinematografico italiano, è la protagonista femminile del film di Claudio Cupellini La Terra dei Figli, liberamente tratto dall’omonima graphic novel di Gipi, nel ruolo di Maria, una giovane donna sopravvissuta alla fine della civiltà così come la conoscevamo.

Inoltre è anche cantautrice e produttrice assieme a Joe Schievano e Matthew S. del brano di repertorio Terra che trema, nato da una filastrocca cantata dall’artista durante una scena del film, e che vuole essere un vero e proprio canto della Terra, un inno alla dualità della Vita e ai suoi chiaroscuri.

In questa piacevole chiacchierata Maria Roveran ci ha parlato del suo personaggio ma anche dell’emozione di girare nella sua terra, il Veneto, dell’Ep Epìtome e dei prossimi progetti.

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Nel film “La terra dei figli” di Claudio Cupellini, presentato al Taormina Film Fest, interpreti Maria. Come hai lavorato per entrare nel personaggio sia per quanto riguarda la parte fisica che quella emotiva?

“Per entrare nel personaggio ricordo di aver iniziato a lavorare sin dai primi provini: preparavo le scene e annotavo sul mio quaderno tutti gli elementi che ritenevo utili per la messa in scena di Maria, un personaggio complesso, multi sfaccettato, fragile ed al contempo dotato di grande forza. Andavo ai provini con il desiderio di scoprire sempre qualcosa in più sul personaggio. Ogni dettaglio che i casting o il regista mi offrivano diventava un tassello in più per il mio lavoro…l’obiettivo dei miei provini non era semplicemente “passarli” ma principalmente portare alla luce con sempre più lucidità il personaggio che mi apprestavo ad interpretare. Dai provini è nato un dialogo con i casting e con Claudio Cupellini, il regista, che mi forniva indicazioni e mi dirigeva lavorando insieme a me sulle “sfumature” emotive e fisiche di Maria. E’ stata un’esperienza meravigliosa, di crescita e di formazione. Poi, quando ho avuto la conferma di aver conquistato il ruolo, ho iniziato a dedicarmi anche alla preparazione fisica facendo una dieta per circa 6 mesi e lavorando con il mio corpo. Tutto ha contribuito a portare sul set il personaggio e anche l’ambiente e le location hanno influito sul mio lavoro”.

Cosa ti ha affascinato maggiormente di Maria?

“Mi ha colpito moltissimo il suo essere estremamente fragile, sensibile e, perciò, il suo essere potente. Vulnerabilità e coraggio fanno parte di lei e trovo che questo sia un aspetto molto importante. Cresciuta in un mondo di uomini ormai diventati bestie, Maria affronta le sfide e la sofferenza che la vita le riserva senza mai rinunciare alla propria umanità, senza mai ridurre la propria capacità percettiva, senza negare le proprie emozioni. Trovo che tutto ciò sia potente”.

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La terra dei figli” è una storia di formazione che racconta come un adolescente si ritrovi costretto a lottare per sopravvivere in un mondo ostile ma affronta anche temi attuali come la memoria e il pianeta che lasceremo alle generazioni future…

“Esattamente. Personalmente, credo che il mondo nel quale viviamo abbia bisogno di noi, nella maniera più profonda e consapevole: il suo destino dipende da come decidiamo di comportarci. “La Terra dei Figli” è un film che su tutto ciò può farci riflettere molto. Onestamente, tanti elementi mi hanno fatto meditare su quanto sia importante prendersi le responsabilità di ciò che a livello ambientale, ad esempio, sta accadendo sul nostro Pianeta, giorno per giorno. Come lasceremo la Terra a chi verrà dopo di noi? Che tipo di esseri umani stiamo diventando? Come possiamo agire per prenderci cura di ciò che ci circonda? Notare che prendersi cura dell’ambiente e dell’umanità che ci circonda significa essenzialmente prendersi cura di noi stessi… Credo che riflettere su tutto ciò sia quanto mai necessario e credo sia arrivato il tempo di agire concretamente per salvaguardare noi stessi e il pianeta meraviglioso nel quale abbiamo il privilegio di vivere”.

Il film è ambientato tra il Delta del Po, Chioggia e il Polesine. Com’è stato girare in luoghi che immagino tu conosca bene essendo originaria di Favaro Veneto?

“E’ stata un’emozione fortissima poter girare nella laguna di Chioggia e sul Delta del Po! Questi territori, in parte, li conoscevo e mai avrei immaginato che un giorno sarebbero diventati le location di un film di questo tipo. Ecco che il potere suggestivo di questi luoghi è stato portato alla luce, finalmente! Grazie al meraviglioso lavoro del direttore della fotografia Gergely Pohàrnok e alla maestria dello scenografo Daniele Frabetti la bellezza della laguna, dei canneti, delle chiuse, degli edifici abbandonati e dei luoghi più rurali è diventata elemento portante di tutto il film. Questi luoghi sono stati “teatro naturale” del nostro lavoro ed è questa una delle cose che amo di più del cinema: il suo potere di riuscire a far vedere con occhi diversi e nuova luce luoghi già conosciuti che, così, acquistano nuovo significato e valore”.

Ne “La terra dei figli” è presente il brano “Terra che trema” da te cantato, scritto e prodotto assieme a Joe Schievano e Matthew S. Com’è nato questo pezzo?

“Ne la “Terra dei Figli” è presente una filastrocca che ho scritto e che interpreto in una delle scene del film vestendo i panni del mio personaggio, Maria. L’ho composta sul set, come se a scriverla fosse proprio lei. Da questa filastrocca ho tratto una canzone, “Terra che Trema”, che ho prodotto con Matthew S e Joe Schievano e che è disponibile sulle piattaforme online. E’ un brano totemico, una canzone che parla di sensi, di terra, di spiritualità nel senso più puro e animale del termine. Una canzone che parla dei chiaroscuri della Vita intesa come energia vitale e divenire”.

Ci racconti qualche aneddoto legato al set?

“Di aneddoti ce ne sono tanti…ricordo quanto io e Leon De La Vallée ci siamo fatti forza per sopportare il freddo e l’umidità di quei mesi di set, ricordo le risate con la troupe, le sere a cenare tutti insieme a Claudio e a confrontarci su ciò che era accaduto sul set. E’ stato bellissimo”.

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Con Joe Schievano hai preso parte anche alla seconda edizione del Festival La Giusta Distanza di Segusino realizzando una performance vocale dal titolo Naüge Beng – Strade Nuove in cimbro. Come ti sei avvicinata a questa lingua?

“Mi sono avvicinata a questa lingua nel 2017, recitando per il film “Resina” di Renzo Carbonera.  Per due mesi ho vissuto a Luserna, un luogo magico abitato da persone speciali che ho avuto il piacere di conoscere e con le quali ho condiviso questa importante esperienza lavorativa.  I luserni parlano una lingua “fragile”, il cimbro, e rappresentano una delle varie realtà di minoranza linguistica oggigiorno presenti sul nostro territorio nazionale. Conoscendo Luserna, ho avuto la fortuna di entrare in contatto con la meravigliosa cultura dei suoi abitanti e sono stata affascinata e toccata dalla loro storia e da quella della loro lingua. Quando abbiamo presentato e proiettato il film “Resina” per la prima volta a Luserna ho pensato di omaggiare la comunità interpretando tre brani in lingua cimbra, uno di questi era una poesia popolare che con Joe Schievano ho tramutato in canzone. Ero un po’ preoccupata di quali sarebbero potute essere le reazioni del pubblico cimbro… e invece il concerto è andato alla grande! Ebbene, da questa semplice iniziativa spontanea è nato poi un progetto discografico-culturale voluto dal Kulturinstitut di Luserna che ha portato me e Joe a produrre un disco di 10 tracce tutte in cimbro. Oltre a tre brani di tradizione, contiene numerosi inediti, che ho scritto ad hoc ispirandomi alla realtà e alla vita a Luserna”.

Ad aprile è uscito invece il tuo Ep musicale Epìtome…

£Epìtome è un Ep che raccoglie tre brani che ho scritto per tre progetti cui ho preso parte come attrice e rappresenta un “antipasto”, un “sunto” del mio lavoro. Tre canzoni per dare “il via alle danze” del mio percorso musicale tra cantautorato e soundtrack per il cinema e per il teatro.

In esso ritroviamo Xī, un pezzo in cinese che ho scritto per il film “Effetto Domino” di Alessandro Rossetto, “Chest Mar” nato dalla colonna sonora che ho prodotto con Joe Schievano e Matthew S per uno spettacolo di Marco Paolini e “Non Importa”, quello più cantautorale che ho composto nel corso della pandemia. Anche questi brani sono tutti disponibili sulle piattaforme”.

In quali progetti sarai prossimamente impegnata?

“Il 25 Luglio io e Joe Schievano saremo a Pedescala (Valdastico) in concerto al Festival Biblico. Al momento sono impegnata sul set per una serie Rai e giro tra i Festival estivi. Sono sempre in studio, con Joe e Matthew e poi…sto lavorando ad un progetto bellissimo con Associazione Tadàn per la produzione del nostro nuovo spettacolo insieme a Nicoletta Maragno e Fabbricalirica. Vivo questo periodo come un momento di rinascita dopo i mesi di fermo, cercando di stare in ascolto di ciò che accade attorno a me e in contatto con chi mi circonda”.

di Francesca Monti

grazie a Licia Gargiulo e Francesca Polici

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