Una gara da urlo, una rimonta finale pazzesca, un’emozione infinita: la squadra azzurra dell’inseguimento su pista, composta da Filippo Ganna, Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan ha plasmato un capolavoro conquistando uno straordinario oro nella finale contro la Danimarca, stabilendo anche il nuovo record mondiale con il tempo di 3’42”032 dopo quello firmato lunedì in semifinale.
Una prestazione sontuosa quella dei ciclisti italiani che, in svantaggio di 8 decimi a tre giri dalla fine, trascinati da Ganna, hanno recuperato lo svantaggio chiudendo davanti ai danesi per 166 millesimi. Il bronzo è andato all’Australia.
L’ultima medaglia olimpica nella specialità risaliva ai Giochi di Messico ’68, con il bronzo conquistato da Luigi Roncaglia, Lorenzo Bosisio, Cipriano Chemello e Giorgio Morbiato, mentre l’ultimo oro era datato Roma ’60 grazie a Luigi Arienti, Franco Testa, Mario Vallotto e Marino Vigna.
“Credevo che restasse un sogno, invece si è avverato. Quello che abbiamo fatto in questi due giorni ha fatto venire le gambe molli ai nostri avversari. Quando Pippo Ganna è andato avanti ci ho creduto e abbiamo vinto”, ha detto il ct azzurro Marco Villa.
“E’ un sogno di cui non mi sono ancora reso conto. Sono soddisfatto del lavoro fatto in questi mesi”, ha dichiarato Milan.
“Ho avuto difficoltà ad addormentarmi per l’emozione ma una volta partita la gara non ho pensato ad altro. La cosa importante è divertirsi, come abbiamo fatto noi in questi anni”, ha aggiunto Consonni.
“Volevamo fare qualcosa di grosso e non ci siamo accontentati dell’argento. Conoscevamo i danesi e sapevamo che nell’ultimo chilometro avremmo potuto recuperare. Io faccio il mio, ma i ragazzi che sono qui con me sono ancora più bravi a mettermi nelle condizioni per riuscirci. Le Olimpiadi sono l’appuntamento di riferimento anche per chi non segue lo sport tutti i giorni, quindi essere preso come esempio da qualche ragazzo è un motivo d’orgoglio”, ha dichiarato Ganna,
“La partenza è un momento complicato nel quale bisogna dosare le forze per non disunire il quartetto. Nella prima penso di non aver dato il meglio, ma nei giorni successivi sono riuscito a trovare il giusto equilibrio”, ha concluso Lamon.
di Samuel Monti
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