Intervista con Maurizio Lombardi, nel cast della serie “L’Ora, inchiostro contro piombo”: “Interpretare Marcello è stata una splendida sfida”

E’ un giornalista combattente, che viene chiamato da Nicastro e accetta di seguirlo a Palermo e di scrivere per L’Ora. E’ un uomo che ha fatto la guerra, che gli ha strappato le corde vocali, quindi non può parlare, se non con un laringofono ma non smette di urlare la sua rabbia contro l’ingiustizia e le malefatte“. Il poliedrico attore, doppiatore e regista teatrale Maurizio Lombardi è tra i protagonisti della nuova serie in cinque puntate “L’Ora, inchiostro contro piombo”, in onda da mercoledì 8 giugno, in prima serata su Canale 5, nel ruolo di Marcello Grisanti, un ex partigiano che porta sul corpo i segni della sua lotta al nazifascismo che gli ha tolto la voce, ma che non ha perso quelle parole che continua a scrivere ostinatamente, riuscendo a fare anche da filtro tra la Redazione e il Direttore Nicastro (Claudio Santamaria).

La serie, una co-produzione RTI – Indiana Production, racconta la storia de L’Ora, il giornale fondato a inizio Novecento dalla famiglia Florio che a Palermo, negli anni a cavallo tra il secondo dopoguerra e il boom economico, è stato il primo quotidiano che ha avuto l’ardire di scrivere la parola mafia.

In questa intervista Maurizio Lombardi, che abbiamo visto recentemente in “Monterossi” su Amazon, “Non mi lasciare” su Raiuno e nelle commedie “Metti la nonna in freezer”, “School of Mafia” e “E noi come stronzi rimanemmo a guardare” di Pif, ci ha parlato del suo personaggio Marcello Grisanti, dei suoi esordi con il maestro Ugo Chiti e dei prossimi progetti.

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Maurizio, nella serie “L’Ora, inchiostro contro piombo” interpreta Marcello Grisanti, come ha lavorato alla costruzione del personaggio?

“Marcello Grisanti è un giornalista combattente, che viene chiamato da Nicastro e accetta di seguirlo a Palermo e di scrivere per L’Ora, il primo giornale a denunciare quello che accadeva. E’ un uomo che ha fatto la guerra, che gli ha strappato le corde vocali, quindi non può parlare, se non con un laringofono ma non smette di urlare la sua rabbia contro l’ingiustizia e le malefatte. Del resto la mafia non è formata da ladruncoli ma da terroristi, da persone pericolose che attentano alla libertà, e i giornalisti eroi de L’Ora si scagliano contro di loro, non con le pistole ma con carta e penna o con la macchina da scrivere che ha lo stesso suono della mitragliatrice, e con la voglia e la forza di cercare la libertà”.

E’ una serie che, per la prima volta, affronta il tema della mafia da un punto di vista diverso, quello dei giornalisti eroi de L’Ora…

“E’ qualcosa che non c’era nel mercato italiano, che solitamente propone film o serie su assassini o terroristi, ammantando questi personaggi di un fascino legato al male. In “L’Ora, inchiostro contro piombo” per la prima volta viene raccontata la storia di persone che in teoria per scrittura non avrebbero fascino. Mi spiego meglio. Quando si parla di persone affascinanti si pensa a qualcuno che va incontro al pericolo come i grandi piloti o i giornalisti d’assalto, invece questi partono dalla redazione di un giornale di Palermo, ma la serie riesce a tratteggiare a chiare e forti note i personaggi a trecentosessanta gradi, quasi come se fosse uno splendido fumetto, nel senso nobile del termine, appassionando lo spettatore a questa banda non di malfattori ma di giornalisti, ed è interessante a livello narrativo perchè è difficile da rendere”.

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credit foto Claudio Santamaria

Cosa l’ha più affascinata del suo personaggio?

“Interpretare Marcello è stata una splendida sfida, che ho intrapreso insieme ai registi Piero Messina, Ciro D’Emilio e Stefano Lorenzi, per cercare di dare una verità a un personaggio che per parlare deve usare un laringofono. Ci siamo posti soprattutto delle domande su come rendere al meglio questa voce televisiva per rappresentare una problematica del genere”.

Quanto è importante che i film e le serie tv diano voce a storie come questa che spesso non sono conosciute dalla gente?

“Siamo un paese enorme dal punto di vista della storia e dell’arte, quindi ben vengano i “minatori” che scendono in profondità nella società italiana e tirano fuori l’oro raccontando al mondo chi erano questi uomini. “Fermati e leggi il nome e darai nuovamente vita a quella persona e alla sua storia”, afferma la tradizione ebraica invitando le persone a fermarsi di fronte alle pietre d’inciampo, dove c’è scritto il nome di chi è stato deportato e ucciso nei campi di concentramento di Auschwitz. Credo che il cinema e le serie siano importanti per ridare vita a uomini e donne vissuti prima di noi che hanno fatto cose quasi impensabili”.

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Maurizio Lombardi in “The Young Pope” – credit foto Sky

Ha preso parte a diversi progetti internazionali come “The Young Pope”, “Tigers” e “All the money in the world”, che percezione ha avuto riguardo l’idea che hanno all’estero del cinema italiano?

“E’ molto amato nel mondo, soprattutto i registi e gli attori nostrani. Quando ho lavorato a The Young Pope con Paolo Sorrentino e preso parte ad altri progetti internazionali, al di là di budget e mezzi superiori, ho notato che la professionalità italiana è anche maggiore rispetto a tante produzioni estere. Americani, inglesi, francesi, tedeschi vengono volentieri a girare nel nostro Paese. Con la legge tax credit e l’ampliamento di Cinecittà mi auguro che l’Italia possa avere una nuova primavera cinematografica perchè siamo preparatissimi in tutti i settori”.

Che esperienza è stata doppiare il personaggio di De Ambrosiis nel film d’animazione “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” di Lorenzo Mattotti? 

“E’ stato molto divertente e interessante perchè questo personaggio aveva una vocalità e un registro diversi dal solito. Inoltre ho conosciuto uno splendido artista che con i suoi disegni ha dato vita a questa storia”.

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credit foto Barabra Ledda

Tornando ai suoi esordi, è stato scelto dal maestro Ugo Chiti per entrare a far parte della sua compagnia Arca Azzurra. Qual è l’insegnamento più importante che le ha trasmesso?

“Ho incontrato un grande Maestro che mi ha dato le basi e i fondamentali per recitare, mi ha fatto muovere sul palcoscenico, mi ha vestito con le sue parole. E’ stato un po’ come quando nel Cinquecento gli apprendisti andavano nelle botteghe dei pittori e degli scultori per imparare un mestiere. Ugo mi ha insegnato un lavoro stupendo, quello di attore”.

Cosa significa per lei essere un attore?

“E’ una responsabilità. E’ un privilegio fare questo mestiere e quindi devi impegnarti il più possibile, insieme alle persone che lavorano con te, per portare la tua opera sui palcoscenici più grandi e poter raccontare storie importanti come ad esempio quella della serie “L’Ora, inchiostro contro piombo””.

In quali progetti sarà prossimamente impegnato?

“Per quanto riguarda il teatro mi auguro di tornare in scena con il mio one man show che ancora non ha un titolo e di fare un grande testo contemporaneo di un giovane produttore. Ho appena terminato un progetto internazionale, la serie “Ripley”, prodotta da Showtime che uscirà credo il prossimo anno e poi sto aspettando risposte da altri provini che ho fatto perchè noi attori siamo sempre sotto esame, come diceva Eduardo De Filippo. Infine spero di poter girare il prima possibile il mio corto”.

di Francesca Monti

Grazie a Lorella Di Carlo

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