Recensione dello spettacolo “Il Malato Immaginario”, in scena al Teatro Manzoni di Milano

Emilio Solfrizzi è in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 20 novembre con “Il Malato immaginario”, insieme a Lisa Galantini, Antonella Piccolo, Sergio Basile, Viviana Altieri, Cristiano Dessì, Pietro Casella, Cecilia D’Amico, Rosario Coppolino, con la regia di Guglielmo Ferro.

Argante è un ricco uomo di mezza età, padre di due figlie, sposato in seconde nozze con una donna che aspira soltanto alla sua eredità, senza che lui se ne renda conto. Vorrebbe far sposare Angelica, la primogenita, con Tommaso Diaforetico, nipote del Dottor Purgone, in quanto essendo ipocondriaco si sentirebbe protetto avendo un medico come parente. Al rifiuto della giovane di sposarlo, essendo innamorata di Cleante, Argante decide di mandarla in convento, su suggerimento della moglie. Alla fine però, in un momento di lucidità e grazie ad uno stratagemma ideato dalla serva Tonina che lo invita a fingersi morto per mettere alla prova la moglie e le figlie, scoprirà quali sono i reali sentimenti delle persone che lo circondano.

La scenografia è essenziale, con un parallelepipedo di legno caratterizzato da diversi scomparti nel quale trovano posto i medicinali e gli intrugli che il protagonista assume, e una scala a chiocciola che separa i piani della sua casa.

Emilio Solfrizzi, strepitoso e generoso mattatore dello spettacolo, attraverso le parole, le movenze, i gesti, riesce a rendere Argante credibile, coinvolgente, e anche divertente, mettendo in luce la personalità di questo uomo, malato immaginario, che ha più paura di vivere che di morire, tanto da vedere la malattia come un rifugio dai problemi e dagli ostacoli della vita. Notevoli anche l’interpretazione di Lisa Galantini, capace di donare a Tonina empatia, ingegno e ironia, e le prove attoriali di Antonella Piccolo, Sergio Basile nel doppio ruolo del Dottor Purgone e del Dottor Diaforetico, Viviana Altieri nei panni di Angelica, Cristiano Dessì, Pietro Casella che dà vita al travolgente Tommasino, Cecilia D’Amico, Rosario Coppolino.

Una commedia che fa divertire il pubblico ma che porta anche a riflettere su alcune tematiche: dalla paura sociale che con la pandemia si è purtroppo intensificata portando le persone a rinchiudersi in casa, al rapporto con la scienza e la medicina, con Argante che si fida ciecamente del Dottor Purgone, che asseconda le sue paure e la sua convinzione di essere malato dandogli farmaci inutili. Ma anche il tentativo di fuggire dai problemi addossando la colpa agli altri o creando una realtà parallela e finta in cui vivere, e l’importanza dei sentimenti, nostri e altrui, che spesso viene trascurata.

Una commedia sempre attuale, nonostante sia stata scritta da Molière ben 350 anni fa.

di Francesca Monti

credit foto ufficio stampa Teatro Manzoni

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