Intervista con Lorella Cuccarini, protagonista di “Rapunzel Il Musical”: “Nella mia carriera non ho mai messo al primo posto la bellezza, ma ho dato importanza al lavoro cercando sempre di migliorarmi”

“E’ un family show, una fiaba che ha una lettura giusta per tutti, è divertente, con momenti di romanticismo e di poesia”. Solarità, empatia, una grande umanità e disponibilità, sono le caratteristiche che, unite ad un talento straordinario, hanno reso Lorella Cuccarini una delle artiste più amate dal pubblico, anche quando interpreta un personaggio cattivo, a tratti grottesco, ossessionato dall’eterna giovinezza, come Gothel, con la quale è protagonista, insieme a Silvia Scartozzoni e Renato Crudo di “Rapunzel Il Musical”, scritto e diretto da Maurizio Colombi e prodotto da Alessandro Longobardi per Viola Produzioni, in scena al Teatro Nazionale Che Banca! di Milano fino al 12 novembre e poi in tour in altre città italiane.

Lo spettacolo, rielaborazione della celebre fiaba dei fratelli Grimm, portato in scena con successo per la prima volta nel 2014, è una storia di amore, amicizia, potere e magia che aiuta a riflettere su tutto ciò che ci inganna come la vanità e quello che ci far stare bene come l’amore verso gli altri.

Lorella Cuccarini, in questa intervista che ci ha gentilmente concesso, ci ha parlato di Gothel, un personaggio che le regala grandi soddisfazioni, ma anche dell’esperienza nella commedia teatrale “Non mi hai più detto ti amo”, della sua carriera quasi quarantennale e del sogno di interpretare Satine in “Moulin Rouge”.

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credit foto ©Musacchio & Ianniello

Lorella, ha interpretato per la prima volta Gothel in “Rapunzel Il Musical” nel 2014, com’è stato tornare a vestire i panni di questo personaggio dopo otto anni? L’approccio e l’emozione sono stati identici o differenti? 

“E’ stato bello, lavorare con Maurizio Colombi presuppone sempre un lavoro di ricerca perchè anche quando riprendi uno spettacolo a distanza di anni è incontentabile e ha trovato una persona come me che da quel punto di vista forse è anche peggio di lui (sorride). Gothel è cresciuta, non ci siamo accontentati di quello che era, anche perchè tra la rappresentazione del 2014 e quella attuale ci sono stati due anni e mezzo di fermo per il teatro a causa della pandemia, e le esperienze che ho fatto ne “La Regina di ghiaccio – Il Musical” e nella commedia “Non mi hai più detto ti amo”, che hanno avuto un grande peso relativamente allo stare in scena e al lavoro sul personaggio. E’ sempre più stimolante vestire i panni di Gothel, fin dall’inizio era molto lontana da me, era la prima cattiva che interpretavo e quindi rappresentava una scommessa. Oggi è un puro divertimento portarla in scena perchè sono riuscita a trovare la quadra, è sì una principessa delle favole, perfida e a tratti grottesca, esagerata, però ha anche degli spazi di verità che nel teatro musicale sono importanti. Mi sta dando tante soddisfazioni”.

Qual è la caratteristica di Gothel che le piace maggiormente?

“Mi piace molto il fatto che sia un personaggio faticoso, in quanto non ha mai un calo di energia sul palco, quindi devi sempre essere a mille dal punto di vista della tensione fisica, ha pezzi impegnativi da cantare, con tessiture vocali basse ma anche una bella estensione in alto. Non ti permette un attimo di rilassamento, perchè è molto energica, anche nel rapporto con Rapunzel, con il Re, con Phil. E’ bello arrivare alla fine dello spettacolo spossata perchè ho dato tutto quello che potevo”.

Dal punto di vista della preparazione fisica per interpretare Gothel quanto lavoro c’è dietro?

“Incomincio ad allenarmi sempre con settimane di anticipo, sia dal punto di vista della voce che del corpo, in modo da arrivare in forma alla preparazione dello spettacolo. Nei giorni in cui si va in scena mi reco a teatro solitamente tre ore prima per il trucco, il parrucco, il riscaldamento vocale e fisico. C’è un lavoro minuzioso dietro le quinte, anche prima di salire sul palco”.

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Rispetto al 2014 il cast è cambiato quasi completamente e ora nei panni di Rapunzel e Phil ci sono due giovani stelle del musical italiano quali Silvia Scartozzoni e Renato Crudo…

“Mi trovo benissimo a lavorare con i giovani, ultimamente mi capita spesso di essere la più grande d’età (sorride), circondata da nuovi e interessanti talenti. Silvia era stata una delle streghe ne “La Regina di Ghiaccio – Il Musical” e questa promozione nel ruolo di Rapunzel è stata una scommessa vinta perchè si è rivelata eccezionale, riuscendo a catturare sia i grandi che i piccini. Lei e Renato sono stati degli acquisti fantastici, sono ben affiatati e hanno dato delle nuove sfumature ai personaggi che sono a tratti molto cartoon, quindi simili a quelli che i bambini hanno visto nei cartoni animati, ma al contempo hanno dei dialoghi di verità che rendono lo spettacolo affascinante anche per un pubblico adulto. Rapunzel il Musical è un family show adatto a tutti, e a teatro c’è un pubblico eterogeneo, con tanti bimbi alle pomeridiane e molti adulti alle repliche serali, che vengono a vedere una fiaba che ha una lettura giusta per tutti, è divertente, con momenti di romanticismo, di poesia. Questa è la vittoria più grande”.

Una fiaba in cui nonostante tutto è l’amore a trionfare…

“Sì, c’è il lieto fine a tutto tondo perchè anche Gothel che si appropria di questa bambina senza quasi mai provare un minimo di amore ma solo possesso alla fine ha una sorta di rinascita, un grande cambiamento, è come se fosse un’epifania ed è bello che questo accada. Mi dà soddisfazione il fatto che, inizialmente e per una buona parte dello spettacolo, i bambini la temono in quanto il cattivo è un personaggio meno simpatico, ma alla fine la abbracciano, la adorano. Ho apprezzato la scelta di Maurizio Colombi di non fare morire Gothel come nella storia originale ma di trovare un risvolto positivo anche per lei, che poi non è cattiva tout court, ma ha una storia alle spalle e delle motivazioni che l’hanno portata a diventare quella che è e in qualche modo vengono raccontate”.

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Lorella Cuccarini con Renato Crudo e Silvia Scartozzoni

Gothel è una donna dominata dalla vanità e ossessionata dell’eterna giovinezza, questo porta a delle riflessioni dato che viviamo in una società in cui spesso l’apparenza, l’immagine, la bellezza sembrano avere più importanza dell’essenza. Qual è il suo rapporto con la bellezza e come è cambiato nel tempo?

“Malgrado abbia vissuto anche di immagine non ho puntato solo ed esclusivamente su quella anche perchè non mi sono mai sentita particolarmente bella. Ho invece dato importanza al lavoro, al sacrificio, cercando di migliorarmi giorno dopo giorno. In questi quasi quaranta anni di carriera non ho messo in prima posizione l’estetica, non le ho dato molto peso, anche se non posso negare che un po’ mi abbia aiutato. Sono felice degli anni che passano, sarà anche perché vedo crescere le mie splendide figlie con cui ho un rapporto bello, mai conflittuale. Malgrado sia molto esposta mediaticamente non me ne frega nulla di apparire più giovane di quella che sono, mi sento fortunata perchè ho una genetica che mi aiuta. Non ho questa ossessione dell’eterna giovinezza o di restare aggrappata ad un’immagine del passato. Ho 58 anni, penso di portarli bene, mi piace che si vedano perchè significa che li ho vissuti. E poi io sono la riprova che possono arrivare soddisfazioni ed esperienze belle a qualsiasi età. Non temo gli anni che passano, mi fa più paura vedere che i ragazzi di vent’anni hanno questo legame con l’estetica, questa insicurezza che li porta a voler seguire a tutti i costi dei modelli che a volte sembrano irraggiungibili. Penso invece che ognuno di noi debba fare una riflessione con se stesso. Io ogni mattina mi sveglio soddisfatta, serena, appagata, realizzata, sento di essere in un momento della mia vita in cui non devo dimostrare più nulla e vivo con estrema leggerezza quello che faccio. E non uso i filtri su Instagram perché anche le rughette non mi dispiacciono (sorride)”.

Se dovesse pensare ad un momento, ad un’immagine di questa sua straordinaria carriera lunga quasi quaranta anni quale le verrebbe in mente?

“Il mio debutto, quella ragazzina di venti anni con questo abito bluette che scende le scale per la prima volta a teatro nel programma “Fantastico”. Ricordo ancora cosa mi passasse per la testa in quel momento, c’era panico, grande ansia da prestazione, la sensazione del cogliere l’attimo, perchè credevo potesse essere la mia unica possibilità della vita. Ripenso a quella ragazzina lì e mi ritrovo con questi 38 anni di carriera, di lavoro, con alti e bassi come è normale che sia. Se guardo l’aspetto professionale e personale mi sento una donna molto fortunata”.

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Il primo musical che ha interpretato a teatro è stato “Grease” nei panni di Sandy, che nel film cult aveva il volto dell’indimenticabile Olivia Newton-John. Ha avuto modo di incontrarla?

“Purtroppo no, era un mio grandissimo sogno incontrare Olivia Newton-John, ma non ci sono riuscita. Ho avuto modo però di conoscere e anche di ballare con John Travolta ed è stata un’emozione indescrivibile”.

La commedia “Non mi hai più detto ti amo” con la regia di Gabriele Pignotta è stata la sua prima esperienza nella prosa. Com’è andata?

“E’ stata un’esperienza nuova e molto bella. Con Gabriele si lavora bene, è riuscito a costruire uno spettacolo in cui c’era sentimento, verità, la possibilità di empatizzare con i personaggi in quanto raccontavamo una storia che poteva essere quella di tante famiglie che ci sono venute a vedere nei teatri. Sono inoltre tornata a lavorare con Giampiero Ingrassia ed è stata una grande gioia perchè abbiamo vissuto con Grease degli anni magici. “Non mi hai più detto ti amo” è stata per me un’altra scommessa perchè non era semplice togliermi di dosso tutta la parte legata allo spettacolo ed arrivare sul palco più nuda, soltanto con la mia capacità attoriale. Nel musical cantare, ballare, recitare, dà forza a te e al personaggio, nella prosa invece non avevo la possibilità di attingere alla mia esperienza come ballerina e cantante ed è stato un momento di grande crescita. Spero in futuro ci siano altre possibilità di questo tipo”.

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C’è un musical o un personaggio in particolare che sogna di portare in scena?

“Se dobbiamo sognare ad occhi aperti mi piacerebbe moltissimo portare in scena “Moulin Rouge” e interpretare il ruolo di Satine… anche se credo di essere fuori quota come età (sorride)”.

E’ socia fondatrice e ambassador di Trenta Ore per la Vita Onlus, quali sono i prossimi progetti che ha in programma questa importante associazione?

“Stiamo lavorando da diversi anni per il progetto Home, con l’obiettivo di realizzare delle residenze accanto agli ospedali pediatrici – oncoematologici per poter ospitare tutti quei bambini e quei genitori che vengono da varie città per potersi curare. Sappiamo che ci sono sempre problemi logistici ed economici per queste famiglie che devono spostarsi per garantire ai propri figli le migliori cure. Abbiamo cominciato con un progetto pilota nel 2009, con la prima casa realizzata a Pescara, poi ne abbiamo create altre in tutta Italia. Probabilmente inaugureremo una residenza entro fine anno a Bari, e poi vorremmo costruirne un’altra a Roma accanto al Policlinico Gemelli e speriamo possa nascere al più presto. Sono progetti ambiziosi e importanti che richiedono tempo ma noi siamo delle formichine ed è bello poter vedere, nelle case già attive, quante famiglie sono state ospitate e grazie all’aiuto di tante persone abbiano potuto risolvere almeno il problema economico, perchè quello della malattia di un figlio non si può alleviare”.

di Francesca Monti

Si ringrazia Daniela Piu per la collaborazione

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