La jihad in Niger a “Speciale Tg1”

Il racconto di un viaggio attraverso il deserto del Sahel, in una zona diventata una vera e propria area di frontiera nella rotta dei migranti verso l’Europa. Oggi l’intera regione è lacerata dalla Jihad.
A Speciale Tg1, in onda domenica 26 luglio alle 23.40 su Rai1, un reportage di Rosita Rosa dal Niger, uno dei paesi più poveri al mondo, con un tasso di scolarizzazione tra i peggiori del continente africano ed un’età media della popolazione che sfiora a stento i 15 anni. Le famiglie vivono spesso senza acqua né cibo, esposte a malattie che si pensavano scomparse per sempre. Condizioni che sono benzina sul fuoco della jihad. Fino ad ora nella sola regione di Tillabery (secondo i dati dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati) 303 scuole sono state distrutte dai terroristi, oltre a centri sanitari, luoghi di culto ed interi villaggi. La jihad sfrutta la povertà più estrema per assoldare nuovi guerriglieri: nell’area in questi mesi è in corso una vera e propria guerra che conta centinaia di morti e migliaia di sfollati. Una zona di guerra, dove gli occidentali sono continuamente esposti al rischio di rapimenti.  Come successo a Luca Tacchetto, l’architetto veneto trentenne tenuto prigioniero con la fidanzata canadese Edith Blais per 15 mesi da diversi gruppi armati e che per la prima volta racconta in un’intervista tv la fuga, attraverso il deserto, di notte.
Il Niger, nonostante questa situazione di instabilità assoluta, è diventato anche “un paese accogliente” dove, oltre agli sfollati interni, trovano protezione nei campi gestiti dall’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati anche i prigionieri salvati dalle carceri libiche. Quelle che raccontano gli ex detenuti delle prigioni illegali sono storie di tortura, abusi e violenze andate avanti anche per anni. Donne e bambini, spesso provenienti dal Corno d’Africa, tenuti prigionieri in condizioni disumane, salvati dal personale UNHCR, sono ospitati ora in Niger e saranno destinati a percorsi di accoglienza legale e controllata attraverso i corridoi umanitari. In Italia ad occuparsene è la Caritas che accoglierà 67 persone. Il loro viaggio era stato prenotato per la fine di febbraio. Ma l’emergenza Covid ha bloccato tutto.

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