Solare, empatica, umile e professionale, Francesca Fialdini è una delle conduttrici più amate dal pubblico e da lunedì 26 ottobre, in seconda serata su Rai3, sarà al timone della nuova stagione di “Fame d’Amore”.
Un viaggio, emozionale e conoscitivo insieme, all’interno di uno dei disagi giovanili, e non solo, più comuni e meno raccontati del nostro tempo: i disturbi del comportamento alimentare.
La docuserie, prodotta da Rai3 in collaborazione con Ballandi, ci mostrerà alcuni dei ragazzi della prima edizione, Beatrice, Massimiliano, Sofia, Alberto per capire cosa ne è stato di loro, se sono tornati ad una vita normale o se sono ancora in prima linea a combattere la loro malattia. In queste nuove quattro puntate verrà inoltre accesa una luce sull’obesità, una vera e propria malattia, anche se spesso non considerata e percepita come tale.
In questa piacevole chiacchierata Francesca Fialdini ci ha parlato di Fame d’amore ma anche di “Da noi…a ruota libera”, della radio e dei ricordi legati a Santo Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco.
CREDITI FOTO ANDREA BACCHIORRI
Francesca, lunedì 26 ottobre prende il via su Rai 3 la seconda stagione di “Fame d’amore”. Quali saranno le novità?
“Ci saranno delle novità sia nel modo in cui raccontiamo le storie sia perchè allarghiamo il tema anche ai disturbi che portano all’obesità, perciò abbiamo un racconto dove da un lato ci sono alcuni ragazzi e ragazze magrissimi che combattono contro anoressia e bulimia e dall’altro giovani che stanno facendo un percorso per arrivare anche ad un’operazione chirurgica perchè hanno dei corpi troppo pesanti”.
Hai avuto modo di mantenere un contatto con i ragazzi protagonisti della passata edizione?
“Con alcuni di loro c’è un rapporto quotidiano che passa attraverso i social dove c’è uno scambio direct di cose importanti e profonde. Da un lato mi raccontano quello che hanno mangiato e cosa stanno facendo, se sono già usciti dal percorso terapeutico, altrimenti c’è chi è ancora in clinica e ogni tanto può utilizzare il telefonino e mi fa sapere come sta. Ti assicuro che il fatto che mi possano scegliere come interlocutrice, perchè si sentono capiti, accompagnati, presi per mano e mai ignorati è il regalo più grande che potessi ricevere”.
Questi ragazzi si raccontano senza filtri e quello che emerge dalle loro storie è che la loro sia una fame soprattutto d’amore, nel senso che questi disturbi alimentari sono per la maggior parte causati da problemi relazionali. Che idea ti sei fatta a riguardo?
“Il tema dell’amore è quello che muove il mondo, lo abbiamo fatto diventare uno scherzo nel senso che lo abbiamo talmente utilizzato nel racconto comunicativo anche dal punto di vista televisivo negli ultimi anni che lo abbiamo ridotto a una foto sui social e su Instagram. Invece è la fonte primaria da cui facciamo discendere tutta la nostra vita, perciò se qualcosa si interrompe nel nostro modo di accettare, di accogliere l’affetto degli altri o se qualcosa si blocca dentro di noi perchè pensiamo di non riceverne abbastanza cresciamo in personalità sulla base di questa ferita. I disturbi del cibo e dell’alimentazione hanno origine dal nostro modo di sentirci amati o scartati, di sentirci guardati oppure evitati, amati e valorizzati per quello che siamo con le nostre caratteristiche fisiche, psicofisiche e sociali oppure se al contrario veniamo per le stesse messi ai margini. Cambia tutto. Per continuare su questa strada che mi appassiona sto leggendo il bestseller “La ferita dei non amati” di Peter Schellenbaum dove anche le altre possibili malattie mentali hanno comunque in questo crash sentimentale, emotivo, iniziale la loro causa principale scatenante. Nel caso dell’anoressia, della bulimia e dell’obesità ci sono rapporti in famiglia che non si sono sviluppati come avrebbero dovuto, quindi ferite nel rapporto genitoriale o che nascono da una mancata accettazione di una figura di riferimento che può essere un’insegnante o un ragazzo del nostro gruppo che noi vediamo come leader o a cui vorremmo assomigliare ma non siamo lui e quindi se non veniamo accettati ci facciamo del male. Un’altra causa è legata ai primi rifiuti. C’è una ragazza ad esempio che ha scelto di diventare obesa e di mangiare fino a nascondersi dietro a questa montagna di grasso perchè il ragazzo di cui era innamorata l’aveva rifiutata chiamandola “cicciottella”. Non sono da sottovalutare in questo senso nemmeno tutti quegli atti di bullismo che nascono a scuola, per gioco, nella mente di alcuni ragazzini e che invece poi causano delle ferite clamorose che si allargano sempre di più in chi li riceve. Alla base di tutto ci sono le relazioni importanti, quelle a cui noi diamo valore”.
La domenica pomeriggio conduci su Rai 1 un altro programma di grande successo “Da noi…a ruota libera” in cui ogni settimana persone comuni o famose raccontano la loro storia. C’è un incontro che ti ha maggiormente colpito?
“Non sarebbe giusto sceglierne soltanto uno perché cerco di imparare sempre qualcosa dai miei ospiti. Mi ha colpito molto ad esempio Simona Ventura quando è venuta a trovarmi perchè noi conosciamo una SuperSimo, una donna forte, sorridente, quel giorno invece era una mamma di famiglia come tante altre che non voleva raccontarsi come la migliore, la più brava o un’eroina ma mostrare anche le sue fragilità. Quando si è commossa parlando dei suoi figli mi ha felicemente sorpresa. Quando succede che i personaggi scelgono di essere persone e di raccontarsi senza troppi filtri o sovrastrutture è un piccolo miracolo. Allora vuol dire che il mio programma sta funzionando bene ed è quella l’unica cosa che mi interessa”.
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Quest’estate ti abbiamo vista alla conduzione anche di “E’ l’Italia, bellezza” con cui ci hai portato alla scoperta di tanti tesori del nostro Paese e “Così è la vita”, incentrato su storie di coppie. Ti piacerebbe in futuro ripetere queste esperienze?
“Sono stati programmi che ho accolto favorevolmente nella proposta perchè sono arrivati da una persona che stimo, Silvia Calandrelli, che è una donna di cultura e di spessore e una delle poche che ha ruoli di direzione in Rai. E poi perchè avevano un chiaro intento di servizio pubblico. “E’ l’Italia, bellezza” ad esempio nasceva proprio dall’esigenza di accogliere e sostenere la proposta del Governo di trascorrere le vacanze in Italia e di lanciare questo messaggio agli italiani mostrando territori inediti e sconosciuti o anche famosi ma in una chiave nuova e soltanto chi ha una profonda conoscenza della storia come gli autori di Rai Storia poteva confezionare un gioiellino di quel tipo. Ho accettato con favore ed entusiasmo anche perchè sono dell’idea che chi ha la possibilità come me di esprimersi su canali generalisti abbia una sorta di dovere morale quando ti chiedono di sostenere un progetto dove non guadagni in termini di visibilità o economica ma sposi qualcosa che ha a che fare con la tua azienda e con la sua missione. Quindi spero di rifare un’esperienza di questo tipo”.
Nella tua carriera hai lavorato anche per Radio Vaticana e A Sua Immagine e hai avuto modo di incontrare tre Pontefici. Partiamo da Santo Giovanni Paolo II, che ricordo conservi di lui?
“E’ stato il mio Papa, sono figlia degli anni Ottanta e abbiamo conosciuto questo Pontefice che stava rivoluzionando la scena mediatica del Vaticano e del pontificato. Infatti nessuno aveva mai attirato quanto lui l’attenzione come comunicatore. A Santo Giovanni Paolo II è legato uno dei ricordi più belli e forti. Quando l’ho incontrato stavo facendo un servizio per una testata no profit, mi avevano chiamato per seguire il Papa e a un certo punto mi han detto che avevo trenta secondi per andare in Nunziatura insieme a un altro pool di giornalisti, scattare le foto che servivano e poi uscire. Trenta secondi sono niente ma quando fai questo mestiere possono essere un tempo sufficiente se sei bravo. Quindi ho trovato davanti a me questo muro di reporter di tutto il mondo, io avevo 22 anni ed ero uno scricciolo e non sapevo come fare per oltrepassarlo, anche perchè nel momento in cui avrebbero aperto le porte la gente sarebbe accorsa tutta insieme per posizionarsi. Allora sono passata tra le gambe di non so quale reporter e ho gattonato finchè non ho trovato un’uscita che mi ha portato proprio davanti al Papa e quando mi ha vista spuntare, in ginocchio, si è messo a ridere. Santo Giovanni Paolo II aveva già delle difficoltà motorie e il suo viso era molto provato dalla malattia ma con il dito mi ha indicata e mi ha guardata trattenendo una risata come per dire: “cosa ci fai qua?”. Ero talmente emozionata, credimi, che ho iniziato a ridere anch’io, intanto il tempo passava e dovevo fare le foto. Lui poi mi ha dato la benedizione, è stato un momento indimenticabile. In quello sguardo mi sono sentita letta dentro, si dice spesso questa cosa di Papa Giovanni Paolo II, ma ho avvertito anche tanta umanità. Davanti a me c’era l’uomo fragile ma che era ancora sotto gli occhi del mondo e in quel momento stava guardando me e con la mia goffaggine ero riuscita a farlo sorridere”.
Poi è salito al soglio pontificio Papa Benedetto XVI…
“Papa Benedetto XVI è stato raccontato dai media secondo me in maniera ingiusta, è un uomo che mi ha espresso grandissima tenerezza e di grande memoria perchè ho avuto la possibilità di salutarlo in diverse occasioni e si ricordava di me e mi guardava sempre negli occhi, non abbassava mai lo sguardo. Anche lui ha questo modo di comunicare attraverso cui passa moltissima attenzione”.
E poi è stata la volta di Papa Francesco…
“Papa Francesco è un uomo straordinario, che rompe anche il cerimoniale se lo ritiene necessario, perchè ha una predilezione per i poveri, per chi sta male, per chi non ha niente, per chi sta ai margini e magari in quel momento vorrebbe essere da un’altra parte e non stare lì a stringere mani e a salutare persone perchè gli viene imposto. Quando ho avuto l’opportunità di incontrarlo mi ha lasciato una domanda: “tu cosa fai per essere cristiana?”.
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Un sogno nel cassetto…
“Mi piacerebbe scrivere un bel libro, un romanzo con una storia di quelle che non puoi voltarti dall’altra parte. Non so se sono capace ma ci proverò”.
Chiudiamo con lo sport, sei una grande tifosa bianconera, cosa ne pensi della nuova Juventus di Andrea Pirlo?
“Ho molta fiducia in Pirlo, è stato il mio preferito da giocatore, un uomo che ha saputo distinguersi nella squadra, faceva la differenza nello spogliatoio, conosce molto bene le dinamiche che nascono tra i giocatori prima e dopo una partita e quando c’è da tenere duro non si arrende mai. Gli perdono già in partenza gli sbagli che probabilmente commetterà perchè deve imparare a fare l’allenatore”.
di Francesca Monti
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