Paolo Rossi, don Ruaro nell’omelia: “In campo era astuto come un serpente, ma in tutta la sua vita semplice come una colomba”

Si sono svolti questa mattina i funerali di Paolo Rossi nel Duomo di Vicenza. I compagni della Nazionale che nel 1982 vinse il Mondiale, Marco Tardelli, Antonio Cabrini, Claudio Gentile, Giancarlo Antognoni, Fulvio Collovati, Alessandro Altobelli, Lele Oriali, Beppe Dossena, Giuseppe Bergomi, Franco Causio, Daniele Massaro, Franco Baresi e Giovanni Galli, hanno portato a spalle il feretro all’interno del Duomo dove il sacerdote don Pierangelo Ruaro, delegato dal vescovo di Vicenza, ha celebrato la Messa. Erano presenti alle esequie anche Bruno Conti, Roberto Baggio, Giuseppe Galderisi, Stefano Tacconi e Roberto Bettega.

“Proviamo a raccontare Paolo come cristiano. In una recente intervista diceva: appartengo ad una generazione per la quale i valori cristiani erano importanti. È stato chierichetto. Ha iniziato a giocare nella squadra creata dal prete della parrocchia. Una settimana in seminario gli è bastata a fargli capire che quella non era la sua strada. Credo fermamente che siamo di passaggio su questa terra per preparare una vita futura. Paolo ci ha lasciato con sorpresa, la stessa dei difensori quando lo vedevano giocare d’anticipo e fare gol. Ha vissuto la malattia con il garbo e la discrezione di sempre. La sua grandezza è stata di essere un fuoriclasse, ma mai un personaggio. Dopo la vittoria del mondiale in Spagna gli chiesero quale fosse stato il momento più bello. Rispose: “La finale della finale. Durante il giro del campo con la coppa in mano mi vengono i crampi. Mi siedo su un cartellone pubblicitario e vedo sugli spalti la gente che si abbraccia, era anche merito mio. Questo fu il momento più bello, vedere la gioia che avevamo dato agli italiani”. In campo era astuto come un serpente, ma in tutta la sua vita semplice come una colomba, così era Paolo. Ora ti allenerai nella Coverciano del cielo e giocherai con la Nazionale di lassù”, ha detto don Ruaro nell’omelia.

Durante la celebrazione Antonio Cabrini ha ricordato Pablito: “Ho perso non solo un amico, ma un fratello. Quante emozioni abbiamo condiviso. Hanno stravolto la nostra vita. Siamo stati parte di un gruppo, di quel gruppo. Pensavo che avremmo camminato insieme ancora a lungo. Già mi manchi, mi mancano i tuoi scherzi, le tue parole di conforto, le nostre liti ed il tuo sorriso. Sono quelli come te che rendono bella l’amicizia. Non ti lascerò andare. Sarai sempre dentro di me, ti prometto di stare vicino a Federica ed ai tuoi figli, ma tu resta vicino a me”.

F.M.

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