Intervista con Claudia Potenza, a teatro con “Taddrarite”: “L’ironia è una chiave che apre tutte le porte”

Ironia, profondità, talento e spontaneità: Claudia Potenza, insieme a Donatella Finocchiaro e Laura Rondinelli che cura anche la regia dello spettacolo, è in scena il 9 febbraio al Teatro Pazzini di Verucchio (Rn) con “Taddrarite”.

Presentato in anteprima allo Spazio Rossellini di Roma in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e applaudito pochi giorni fa al Teatro Menotti di Milano, questa intensa e bellissima pièce contro la violenza sulle donne, vincitrice del Premio Afrodite 2020, racconta il dramma di una storia vera: donne succubi, schiave, “sciroccate”, prese alla gola dalla morsa del destino che le accomuna, dai segreti stretti in grembo, dalle lingue morse pur di non parlare ed evitare la vergogna per rendersi coraggiose e sopportare le violenze subite dai mariti.

Tre sorelle vegliano, come nelle vecchie tradizioni siciliane, il marito morto della sorella minore. Il velo del silenzio, del pudore, delle bugie viene squarciato da un vortice di confessioni e dall’esplosione di emozioni. In un chiacchiericcio di musicalità e pungente ironia le donne vengono trascinate in un’atmosfera surreale. Grottesca e ilare è la visione drammatica della vita, in cui si ride e si sorride, e si ha il coraggio di affrontare con sarcasmo le violenze che non avevano mai osato confessare. Passata la lunga notte, l’anima del defunto, secondo tradizione, ha finalmente lasciato la casa. Il nuovo silenzio che avvolge le tre sorelle è ora intessuto di forza, di voglia di reagire e combattere perché ogni donna non dovrà nascondersi e nascondere più.

In questa intervista abbiamo parlato con Claudia Potenza di “Taddrarite”, del problema sempre attuale della violenza sulle donne, ma anche di musica, delle esperienze nelle serie “La Compagnia del Cigno” e “Vita da Carlo” e del suo sogno di interpretare una cantante.

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Claudia Potenza con Donatella Finocchiaro e Laura Rondinelli in “Taddrarite” – credit foto Manuela Giusto

Claudia, è protagonista dello spettacolo “Taddrarite” nel ruolo di Maria. Può parlarci del suo personaggio?

“E’ un racconto molto ironico per narrare il tema della violenza sulle donne, anche attraverso una sorellanza. Maria è la più piccola delle sorelle ed è lo spunto per parlare di quanto in alcuni contesti le donne siano costrette, nella disperazione, ad agire da sole. A volte non fanno in tempo ad essere tutelate, non vengono ascoltate o subiscono soprusi anche per tutta la vita. All’interno della storia il mio personaggio sembra essere quello più ingenuo invece, dopo il monologo di Franca, Maria dice “si è fatto giorno, mi sento anche più leggera” a sottolineare una morte e una rinascita. In qualche modo infatti raccontiamo la fine e l’inizio di queste donne”.

Si parla anche della violenza psicologica, a cui spesso non viene data la giusta importanza…

“Personalmente penso sia importante combattere qualsiasi forma di violenza e raccontare anche quella psicologica, meno riconosciuta di quella fisica per la quale non ci sono ancora decreti di legge strutturati. Ci sono donne che si sono suicidate in quanto istigate dalla violenza psicologica domestica subìta. E’ un tema purtroppo sempre attuale”.

Da dove pensa si debba partire per provare a cambiare la concezione errata che l’amore possa giustificare un atto di violenza?

“Ci sono donne che vorrebbero denunciare e sono spaventate dal farlo, poi c’è un’altra enorme fetta che soffre ma in qualche modo si riconosce in quel tipo di amore malato. Sono donne che agiscono e si sentono amate in una forma di dipendenza e giustificano ogni atto di violenza, sono disperate ma poi pensano che non succederà più, che l’amore sia fatto anche di gesti estremi, che un uomo che ama debba essere così geloso, che riconducono la violenza a dei momenti di fragilità del proprio compagno. Ci sono realtà retrograde dove è fondato il pensiero che la coppia sia fatta così. Bisogna partire dal contesto famigliare, quindi insegnare alle bambine che l’amore da ricevere è un altro e ai bambini che la propria autostima è fondamentale e quando non ce l’hanno non può essere sfogata in quel modo”.

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credit foto Manuela Giusto

Quanto il teatro e le arti in generale possono costituire un veicolo per lanciare dei messaggi sociali?

“Ogni forma d’arte può essere utile a lanciare un messaggio sociale, anche se il teatro non è quasi mai nazional popolare e in certe forme è abbastanza elitario. Noi siamo felici perché siamo state seguite da svariati tipi di spettatori, nonostante le difficoltà legate alla pandemia. Secondo me sarebbe bello trasmettere su Rai 1 “Taddrarite”, in quanto è uno spettacolo che dura 55 minuti, ti fa ridere, poi ti fa commuovere ed è già finito, quindi necessariamente ti porta alla riflessione”.

Cosa ha aggiunto il personaggio di Maria al suo percorso artistico e umano?

“Maria e le sue sorelle mi hanno regalato a livello lavorativo la bellezza di andare in scena ogni giorno, nel periodo in cui viviamo, senza stancarmi mai di interpretare questo spettacolo e divertendomi ogni volta. A livello umano mi ha insegnato a relativizzare tante cose e la forza dell’ironia, che fa già un po’ parte del mio carattere e quindi mi ci sono specchiata. L’ironia è una chiave che apre tutte le porte perché è un modo bello e intelligente di entrare nel dolore ma anche di arrivare agli altri nella vita, per trasmettere qualcosa di te. Queste donne hanno dovuto silenziarsi a causa della paura, ma l’ironia le ha risvegliate, in quanto ti rende più forte e coraggiosa e ti aiuta a decidere di denunciare la violenza subìta”.

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E’ tra i soci fondatori dell’Associazione U.N.I.T.A. Quali sono i prossimi obiettivi?

“Stiamo lavorando moltissimo su un macrobiettivo, il contratto collettivo nazionale dell’audiovisivo. Oltre ad aver raggiunto dei traguardi incredibili, ci sentiamo molto più tutelati, abbiamo fatto enormi passi, non siamo mai stati così uniti e incredibilmente solidi. E’ un’associazione che non ha precedenti in Italia e grande merito va dato a Vittoria Puccini, in quanto tutto è partito da lei”.

In quali progetti sarà prossimamente impegnata?

“Sarò impegnata in due progetti per il cinema ma non posso ancora svelare nulla”.

Che ricordo conserva della serie “La Compagnia del Cigno” in cui ha interpretato Nico?

“Conservo un bellissimo ricordo del lavoro fatto con Ivan Cotroneo, che mi ha scelta per “La Compagnia del Cigno”. Nico è un personaggio a cui sono molto legata e che ho amato follemente per due stagioni. Anche lei affronta la vita con molta ironia e forza”.

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credit foto Arnaldo Catinari – Instagram Claudia Potenza

Che esperienza è stata invece lavorare con Carlo Verdone in “Vita da Carlo” nel ruolo di Ivana?

“L’incontro con Carlo Verdone è stato magico, è un sogno che avevo fin da bambina, e spero ci sia un seguito per questa serie. Poter lavorare con lui e Max Tortora è stato un bellissimo traguardo artistico. Ivana era un po’ più incavolata rispetto agli altri personaggi ma sempre divertente, con una comicità verdoniana. Ho cercato di fare del mio meglio e di seguire le indicazioni del Maestro”.

Un sogno nel cassetto…

“Nei miei sogni ci sono svariate persone che vorrei incontrare e poi vorrei interpretare la storia di una cantante, esistita oppure no, perché mi piace anche cantare. Tra le mie artiste preferite ci sono Loredana Bertè per la sua forza, e Gianna Nannini”.

A proposito di musica, si è da poco concluso il Festival di Sanremo 2022. Tra le canzoni in gara quale l’ha colpita di più?

“Mi piace Blanco, ma ancora da prima della sua partecipazione a Sanremo. Vedere un ragazzino che non era neanche maggiorenne, con una poesia, una follia negli occhi, un sogno così grande sul suo volto non è cosa da niente e infatti sta ottenendo ottimi risultati. “Brividi” è una canzone che mi piace tantissimo. E mi ha colpito anche Yuman e la sua “Ora e qui”. La serata delle cover e dei duetti è stata bellissima, la mia preferita. Ho apprezzato tanto la conduzione di Amadeus, il suo modo di coinvolgere tutti, è una persona che ama sorprendere anche se stesso, centrato, dolce, disponibile”.

Cosa si augura per il futuro?

“Spero che in futuro non si debba più parlare di parità di genere, che le donne non abbiano bisogno di rimarcare la loro importanza ma che sia una normalità”.

di Francesca Monti

Grazie a Marcella Santomassimo

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