“Nel 2000 mi sono avvicinato per curiosità al tango argentino e non l’ho più lasciato. Mi affascinano molto le figure di questo ballo, la musica, le atmosfere, l’eleganza, le liriche delle canzoni”. Paolo Romano, affascinante ed eclettico attore, tra i protagonisti di “Un Posto al Sole”, in onda dal lunedì al venerdì alle 20,40 su Rai 3 nel ruolo del magistrato Eugenio Nicotera, è anche un maestro di tango argentino e si è occupato della parte tecnica di una scena della soap che vedrà impegnati Chiara Conti e Riccardo Polizzy Carbonelli, ossia Lara Martinelli e Roberto Ferri, in un sensuale ballo.
In questa intervista Paolo Romano ci ha parlato della sua passione per il tango argentino, del ritorno del suo personaggio ad “Un Posto al sole”, dei prossimi progetti e del desiderio di cimentarsi nella stand-up comedy.
Paolo Romano con Riccardo Polizzy Carbonelli e Chiara Conti – credit foto Giuseppe D’Anna
Paolo, in una delle prossime puntate di “Un Posto al sole” ci sarà una scena di tango che vedrà protagonisti Chiara Conti e Riccardo Polizzy Carbonelli della quale si è occupato per la parte tecnica. Cosa può raccontarci a riguardo?
“Gli autori mi hanno chiesto se potessi indicare il nome di un coreografo o di un ballerino di tango, avendo fatto tre figlie con una tanghera e ballando da 22 anni. La mia compagna non era disponibile, così mi sono proposto. Abbiamo fatto delle prove come se fosse un talent show, partendo da zero e insegnando a ballare ai miei colleghi”.
Alla fine com’è andata?
“Si sono molto impegnati, sono andati oltre i loro limiti perché all’inizio temevano il giudizio, non tanto del pubblico quanto dei colleghi, dovendosi approcciare con qualcosa di inedito. L’unica arma possibile era prendere questo impegno con molta serietà e fare del nostro meglio. Penso che ci siamo riusciti”.
Com’è nata la sua passione per il tango?
“Essendomi formato alla Paolo Grassi di Milano e avendo collaborato per tre anni con la Compagnia di Giancarlo Sepe ho sempre fatto un tipo di teatro molto fisico, con spettacoli in cui si ballava, ci si muoveva. Nel 2000 mi sono avvicinato per curiosità al tango argentino e non l’ho più lasciato. Ancora oggi vado a ballare due volte alla settimana. Mi affascinano molto le figure di questo ballo, la musica, le atmosfere, l’eleganza, le liriche delle canzoni”.
Cosa rappresenta per lei il tango?
“Il tango è un ballo di coppia e per me rappresenta la socialità perché passi del tempo lontano da casa, dalla tv, dai cellulari, e quando vai a ballare, in base alla grandezza dell’evento, ci sono altre cento-duecento persone che condividono la tua stessa passione e con le quali magari ti frequenti anche nella quotidianità. E’ come se fosse un rito pagano. E poi c’è l’aspetto benefico di ascoltare questa musica e farla vibrare nel tuo corpo condividendolo con un’altra persona. La cosa paradossale è che benché le milonghe siano di notte non sei stanco il giorno dopo in quanto muoversi fa bene. Non a caso fin dall’antichità l’uomo ha sempre sentito la necessità di ballare per esprimere qualcosa che ognuno di noi ha dentro. Tutte queste persone che ballano insieme, sulle note di una musica bellissima con violini, pianoforte, fisarmonica e testi tristi, creano qualcosa di magico che ti arricchisce”.
Le piacerebbe prendere parte a un programma legato al ballo?
“No, non ci penso proprio, nei reality c’è la spettacolarizzazione di quello che avviene nella sala prove, sono basati sul mettere in difficoltà le persone e vedere come reagiscono, c’è più interesse verso i rapporti umani, lo screzio, l’innamoramento, invece a me piace proprio ballare, ma non per far vedere agli altri quello che so fare”.
Paolo Romano con Ilenia Lazzarin
A breve tornerà nella soap Un Posto al Sole nei panni di Eugenio Nicotera, cosa può anticiparci?
“Posso solo dire che tornerò per fare delle indagini”.
Tra le linee narrative che negli anni hanno visto protagonista Eugenio qual è stata quella che più le è piaciuto interpretare?
“Gli autori sono partiti facendomi fare il magistrato d’assalto nel 2012, poi c’è stata la love story con Viola e mi sono molto divertito a girarla con Ilenia Lazzarin con cui c’è una buona complicità, quindi ci sono state situazioni difficili, ci siamo lasciati, poi ci siamo sposati. Mi è piaciuta la parte di azione, ma anche quella romantica e la comedy con Patrizio Rispo sui piatti, sulla cucina, sulla Juventus e il Napoli. Il bello del mio personaggio è che non è monotematico ma ha più sfaccettature”.
In quali progetti sarà prossimamente impegnato?
“Debutto il 25 marzo al Teatro Ciak di Roma con Giuseppe Pambieri nello spettacolo “Sleuth – Gli insospettabili”, un bellissimo testo di Anthony Shaffer degli anni Settanta, che era stato interpretato da Anthony Quayle e Keith Baxter. Per me è una ripresa avendolo già portato in scena nel 2014. Inoltre sto finendo di girare una serie prodotta dalla Cross Productions che si intitola “Brennero”, andrà in onda in autunno su Rai 1 e vedrà protagonista Matteo Martari, con la regia di Davide Marengo”.
A proposito di serie tv, recentemente ha preso parte a “Luce dei tuoi occhi” nel ruolo di Aurelio Fontana e a “Cuori” nei panni di Carlo Dattilo. Che esperienze sono state?
“Sono state entrambe belle esperienze, la prima girata a Vicenza, con Anna Valle e tanti giovani che ruotavano intorno a questa scuola di danza, con la regia di Fabrizio Costa con cui ho lavorato diverse volte, e l’altra a Torino diretta da Riccardo Donna. Ci sarà il sequel di queste serie ma purtroppo non ci sarò e mi dispiace molto”.
Poco fa diceva di aver studiato alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Qual è l’insegnamento più importante che ha ricevuto?
“Mi hanno insegnato tante cose, dalla serietà alla cultura del lavoro, dalla costanza alla dedizione, ma soprattutto che i risultati si ottengono tirando fuori quello che hai dentro di te. Lì non esisteva il riposo, ci dicevano che quando sei stanco escono le cose migliori e questo mi spinge ad andare oltre. Sono un soldato nelle prove teatrali perché ho una buona formazione”.
C’è un ruolo o un genere particolare che le piacerebbe interpretare a teatro, al cinema o in tv?
“Fino a dieci anni fa avrei detto che sognavo di fare Amleto a teatro ma ormai sono troppo grande. Mi piacciono le sfide, mi sono misurato anche con un monologo di un’ora e dieci tratto da un romanzo e la forma del teatro narrativo mi piace molto. Avendo già sperimentato molti generi non escludo di fare la stand-up comedy. C’è un bellissimo film di Tom Hanks che si chiama L’ultima battuta, mi vedrei bene su un palco con l’asta del microfono, il pubblico e io con un canovaccio che cerco di far ridere”.
di Francesca Monti
credit foto Giuseppe D’Anna
Grazie a Stefania Lupi