Dal 28 febbraio al 2 marzo al Teatro Lirico ‘Giorgio Gaber’ di Milano va in scena “La Madre di Eva” di e con Stefania Rocca: “E’ uno spettacolo che racconta il conflitto interiore di due personaggi, con se stessi e con la società”

Dal 28 febbraio al 2 marzo al Teatro Lirico ‘Giorgio Gaber’ di Milano va in scena “La Madre di Eva”, spettacolo di e con Stefania Rocca, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri, finalista al premio Strega nel 2018, co-prodotto dalla multinazionale dello spettacolo live ‘Stage Entertainment’, da ‘Ora one production’ ed ‘Enfiteatro’.

Al centro la storia di un ragazzo nato in un corpo femminile in cui si sente prigioniero e intende intraprendere un percorso di transizione per raggiungere finalmente la serenità.

Lo spettacolo è stato presentato al Palazzo Reale di Milano dalla stessa Stefania Rocca e da Matteo Forte, amministratore delegato di Stage Entertainment e direttore dei teatri Lirico e Nazionale. Hanno partecipato anche i due co-protagonisti Bryan Ceotto e Simon Sisti Ajmone (scelti dopo numerosi provini effettuati anche grazie alla piattaforma heArt (www.heart-social.com) e ha portato il suo saluto l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi che ha dichiarato: “Il tema dell’identità, di genere ma non solo, è uno dei terreni su cui, da sempre, si misurano i più grandi protagonisti del teatro. Si tratta di un tema universale che ogni tempo declina in base alle caratteristiche della sua contemporaneità e che, in questo bellissimo spettacolo, Stefania Rocca porta in scena con una doppia valenza: il percorso di chi deve imparare a riconoscere se stesso ma anche quello, a volte ancora più doloroso e complesso, di essere riconosciuto”.

madre

“La Madre di Eva” rappresenta il debutto alla regia teatrale per Stefania Rocca: “Come mio primo lavoro alla regia teatrale ho scelto di portare in scena un dramma classico eppure assolutamente attuale, quello della complessità del rapporto generazionale. La storia di partenza, liberamente ispirato alla ‘madre di Eva’, romanzo di Silvia Ferreri finalista al premio Strega 2018, è quella di un ragazzo nato in un corpo femminile in cui si sente prigioniero che intende percorrere un percorso di transizione e di una madre che non vuole vedere, un po’ per paura e un po’ perché bloccata nel suo desiderio di madre perfetta. E’ uno spettacolo che racconta il conflitto interiore di due personaggi, con se stessi e con la società. Io sono una persona molto esigente, soprattutto con me stessa, è difficile perchè mi devo guardare da fuori facendo la regista ma allo stesso tempo mi sto divertendo avendo prospettive diverse. Mi piacerebbe che sia i ragazzi che i genitori che vedranno lo spettacolo arrivassero a fare una riflessione. Non ho voluto mettere un giudizio, è ovvio che è un percorso che è irreversibile, quello dell’incongruenza di genere. Sarebbe importante vedere le due generazioni che si parlano ma che siano anche in grado di ascoltarsi”.

L’attrice e regista ha poi raccontato come ha scelto i due co-protagonisti: ” Volevo trattare questo tema con grande sensibilità, così ho contattato varie associazioni, ho parlato con genitori e figli per capire più profondamente ed emotivamente quello che stavano vivendo. Ho respirato una sensibilità incredibile e ho deciso di prendere due ragazzi che stavano seguendo realmente questo percorso. Abbiamo fatto i provini, all’inizio hanno mandato un video su una piattaforma, poi li ho selezionati e incontrati. Bryan e Simon hanno passato tutte le selezioni e al momento di scegliere non riuscivo a dire di no a nessuno dei due perchè erano entrambi bravi e portavano un valore aggiunto diverso allo spettacolo. Così parlando con Matteo abbiamo pensato di alternarli in scena. Volevo trattare questo tema con grande sensibilità, così ho parlato con genitori e figli per capire più profondamente ed emotivamente il percorso. Ho respirato una sensibilità incredibile e ho deciso di prendere due ragazzi che stavano seguendo realmente questo percorso e che danno allo spettacolo un valore aggiunto incredibile. C’è una partitura musicale e il musicista è un quarto attore che si deve inserire al tempo giusto e con l’emozione giusta”.

Ceotto Rocca Ajmone

Nello spettacolo vengono utilizzati differenti linguaggi: “Viene raccontato un conflitto generazionale e culturale, attraverso due linguaggi che usano parole simili ma con significati differenti come sempre succede tra generazioni diverse. Per questo è una storia senza tempo. Ho scelto di utilizzare diversi linguaggi oltre la messa in scena teatrale per meglio raccontare quei momenti di vissuto che appaiono e scompaiono dalla memoria senza soluzione di continuità a comporre quel puzzle emotivo di due esistenze antitetiche. Portando avanti questo progetto, ho incontrato tanti genitori e tanti ragazzi che stanno affrontando questo percorso, singolare e diverso per ognuno di loro. Alla fine quando un conflitto si ricompone avviene ascoltando il linguaggio del cuore, il solo che ci consente di dare valore alle differenze. In fondo la bellezza è negli occhi di chi guarda”.

Il produttore Matteo Forte ha spiegato: “Il nostro obiettivo è quello di fornire al pubblico e alla città un palcoscenico e degli eventi che aiutino a comprendere ed arricchire il dibattito sull’identità di genere, senza dimenticare che noi facciamo teatro e quindi la chiave che abbiamo deciso di utilizzare è più vicina all’intrattenimento seppur con la grande attenzione e sensibilità con la quale la regista ha costruito lo spettacolo. Abbiamo incontrato moltissimi rappresentanti di associazioni e istituzioni che si occupano di aiutare i figli e i genitori che si sono trovati a gestire situazioni inaspettate, dolorose e rivelatrici come quelle di accompagnare un figlio in un percorso di transizione. La ricchezza che da uomo e genitore ho tratto da questi incontri non ha prezzo, abbiamo trovato ‘eroi’ dell’ascolto, dell’empatia e dell’amore incondizionato che avrebbero molto da insegnare a tutti. Anche per questo Stage Entertainment ha ormai da anni nel proprio DNA la centralità di tutti i temi EDI (equality diversity and inclusion). Ha due identità, la prima è punto di riferimento del musical di qualità del nostro paese, l’altra da quando abbiamo assunto la gestione del Teatro Lirico abbiamo presentato un bando che puntava ad allargare il teatro, cioè offrire a tutti generi molto diversi, dalla musica classica e pop, fino alla prosa e alla comicità. All’interno di questo progetto poliedrico lo spettacolo di Stefania ci sembrava ideale. Stage punta anche all’integrazione della diversità, la valorizzazione del talento e delle differenze. Partiremo da Milano e Roma per poi portare “La Madre di Eva” in tutta Italia e all’estero”.

Ceotto Forte Ajmone

La parola è poi passata a Bryan Ceotto: “Sono estremamente felice di far parte di questo spettacolo perchè ho sempre raccontato la transessualità attraverso il contrasto tra l’anima e il corpo, un aspetto dell’anima che è intrappolato nel corpo. Il percorso di transizione mi ha permesso invece di concepire le emozioni in uno sfondo diverso, più libero e sereno, di poter esprimere e sperimentare con una maggiore sicurezza. Ho visto la disperazione dei miei genitori all’inizio ma anche la liberazione personale nel vedere il proprio figlio diventare felice, perchè la felicità passa per scelte di coraggio. Spero che lo spettacolo possa aiutare sia i ragazzi a sentirsi più liberi sia i genitori nel consapevolizzare quello che vivono i ragazzi e interiorizzare quello che loro stessi vivono perchè ogni emozione è valida e deve essere rispettata come tale”.

Simon Sisti Ajmone ha aggiunto: “E’ la mia prima esperienza nel teatro e sono felice di raccontare questo personaggio perchè comunque io come tutti i coetanei e gli adulti facciamo un percorso di ricerca dell’identità e questo non dico che sia più difficile degli altri ma ci vuole coraggio e forza per raccontarlo. Sono felice che ci siano più punti di vista e arrivi questa consapevolezza a tante persone”.

In scena anche il musicista Luca Maria Baldini: “Sono orgoglioso e contento di essere stato chiamato a raccontare attraverso il suono questo spettacolo molto delicato, con tematiche urgenti e con persone straordinarie. Per me è stata un’esperienza incredibile dal punto di vista artistico e umano”.

conf stampa LMDE

Dopo Milano, la Madre di Eva approderà a Roma, al Teatro Parioli il 27 e il 28 marzo e l’11 e il 12 aprile presso il Parco della Musica. Per informazioni: INFOLINE 020064081 – Tasto 1 per Teatro Nazionale – Tasto 2 per Teatro Lirico SMS o WhatsApp 345.3677167 – o visitare il sito https://teatroliricogiorgiogaber.it/produzione/la-madre-di-eva/

di Francesca Monti

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