Dal 28 febbraio al 2 marzo al Teatro Lirico ‘Giorgio Gaber’ di Milano va in scena “La Madre di Eva”, spettacolo di e con Stefania Rocca, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Ferreri, co-prodotto dalla multinazionale dello spettacolo live ‘Stage Entertainment’, da ‘Ora one production’ ed ‘Enfiteatro’.
Al centro la storia di un ragazzo nato in un corpo femminile in cui si sente prigioniero e che intende intraprendere un percorso di transizione per raggiungere finalmente la serenità.
Il sipario si apre con una madre che seduta in sala d’attesa in una clinica di Belgrado attende notizie su suo figlio Alessandro, che si trova in sala operatoria. Da qui parte un viaggio complicato, doloroso, commovente, tra sentimenti, sensi di colpa, difficoltà, incomprensioni.
Da una parte c’è una madre che si pone delle domande a cui non trova risposta, che ripercorre la sua vita, da quando ha scoperto di essere in dolce attesa a quando ha visto Eva per la prima volta, passando per la sofferenza della figlia che crescendo si sente imprigionata in un corpo femminile, alla volontà di proteggerla dai pregiudizi e dalle cattiverie gratuite della gente, temendo che non sia in grado di difendersi.
Dall’altra c’è Eva che sceglie di chiamarsi Alessandro, che è forte, determinata, coraggiosa, ma al contempo fragile, che vede sua madre come un ostacolo che si frappone al raggiungimento della sua felicità, ma che non ha intenzione di fermarsi davanti a nulla, nemmeno alla burocrazia e a un giudice che non le consente di operarsi, scegliendo di sottoporsi agli interventi necessari in Serbia.
Ci sono poi altri personaggi che gravitano intorno ai due protagonisti e che compaiono in scena sotto forma di ologrammi, dal nonno materno, interpretato da Diego Casale, integerrimo, serio, con una mentalità d’altri tempi che teme di perdere la nipote e che ripete alla figlia di impedirle di fare una sciocchezza, ql padre di Eva (Francesco Colella) che cerca di fare da mediatore tra la moglie e la figlia, dal chirurgo (Vladimir Aleksic) che spiega nei dettagli le operazioni che verranno eseguite sul corpo di Eva, alla psicologa (Selene Demaria).
Un perimetro illuminato delinea gli ambienti, fermando i diversi momenti della storia, come se fossero delle fotografie di sentimenti, accompagnati dalle incisive musiche di Luca Maria Baldini.
Alla fine è l’amore a vincere su ogni dolore, su ogni preoccupazione e ostacolo, quello di una madre che aspetta il risveglio del figlio dopo l’operazione e che è pronta come sempre a stargli accanto e ad amarlo incondizionatamente, con tutta se stessa.
Stefania Rocca è straordinaria nel dare voce, volto e cuore a questa madre, calandosi perfettamente nel personaggio e restituendone intensità, paure, sensibilità, regalando alla storia eleganza e ritmo. E convince anche come regista, avvalendosi di diversi linguaggi, tra cui quello cinematografico, portando in scena con coraggio e con la necessaria delicatezza un tema importante e a tanti sconosciuto come la disforia di genere.
Accanto a lei il giovane e bravissimo Bryan Ceotto, che nell’interpretazione di Eva/Alessandro si alterna nelle varie date con Simon Sisti Aymone, e che ha un grande senso del palcoscenico e riesce a trasmettere emozioni.
Alla chiusura del sipario, dopo la prima di “La Madre di Eva”, il pubblico ha tributato lunghi e convinti applausi ai due protagonisti e il loro abbraccio, sentito, vero, bellissimo è stato idealmente quello di tutti i presenti in sala.
Uno spettacolo che emoziona e fa riflettere e che speriamo possa arrivare sui palcoscenici di tante città italiane nella prossima stagione.
di Francesca Monti