VIVERE NON È UN GIOCO DA RAGAZZI -Intervista con Matilde Benedusi: “Non è possibile fuggire da se stessi e dalle proprie emozioni”

“Nel corso delle puntate il mio personaggio affronta un percorso di responsabilizzazione, un momento di crescita, di passaggio all’età adulta”. Matilde Benedusi è tra i protagonisti di “Vivere non è un gioco da ragazzi”, la nuova serie creata da Fabio Bonifacci e diretta da Rolando Ravello, coprodotta da Rai Fiction-Picomedia, in onda da lunedì 15 maggio in prima serata su Rai 1 e disponibile su RaiPlay.

La giovane attrice, che il pubblico ha potuto apprezzare anche nel film “Il grande giorno”, interpreta Serena, una ragazza bella, simpatica, intelligente, empatica, perfetta ma che nasconde un male oscuro che solo lei conosce. Per fare colpo su di lei Lele (Riccardo De Rinaldis) prende una pasticca di Mdma. Risucchiato nel mondo delle discoteche e della droga, rimane però presto senza soldi e, per continuare a frequentare Serena, si ritrova a comprare le pasticche nel suo quartiere e a rivenderle in discoteca al doppio del prezzo. Una sera vende una pasta al suo amico Mirco, che viene trovato morto il giorno dopo proprio a causa della droga. Per Lele, corroso dai sensi di colpa perché convinto di essere l’assassino di Mirco, inizia un calvario che stravolge il rapporto con Pigi, suo migliore amico, con Serena e con i genitori. 

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Matilde Benedusi e Riccardo De Rinaldis – credit foto Giulia Bertini

Matilde, nella serie “Vivere non è un gioco da ragazzi” interpreti Serena, cosa puoi raccontarci di lei?

“Serena è una ragazza che frequenta il liceo, ha quasi 18 anni, ed è l’interesse sentimentale di Lele (Riccardo De Rinaldis). Apparentemente ai suoi occhi e a quelli degli altri ragazzi conduce una vita perfetta, in realtà inizialmente è un po’ chiusa, cinica, e si scopre poi che questo atteggiamento è dovuto alle fragilità, alle insicurezze che non riesce a superare legate principalmente al rapporto complesso che ha con il padre, da cui teme di aver ereditato un disturbo psichiatrico. Per questo non riesce a lasciarsi andare nella sua intimità, nella sua sessualità, nelle relazioni in generale e con Lele di cui è comunque innamorata. Nel corso della serie affronta un percorso di responsabilizzazione, un momento di crescita, di passaggio all’età adulta, si assume le responsabilità e dice la verità a sua madre. Serena pensa che la droga sia un rimedio, una via di fuga dai suoi problemi ed è quello che vedo nei giovani e anche nei miei coetanei”.

Come ti sei approcciata a questo personaggio così ricco di sfumature?

“L’approccio a questo personaggio è stato complesso perchè ha tante sfaccettature. Con Serena ho in comune la sensibilità, che non traspare nei primi episodi ma spero di aver reso successivamente quando si apre al mondo e si scopre essere molto determinata, con la passione per la pittura, anche se viene messa in secondo piano. Una volta che decide di assumersi le responsabilità si butta e vive a 360° i rapporti con Lele, gli amici, la famiglia a cui tiene tantissimo ed è una caratteristica in cui mi ritrovo. La differenza tra me e lei è nella vita che abbiamo vissuto, Serena ha una mamma che adora e prende come modello ma che le ha nascosto la verità e che è assente a causa del lavoro, e la carriera per una donna oggi è un altro tema importante, dall’altra parte ha un padre che ama e odia al tempo stesso, perchè l’ha abbandonata, e lei non vuole diventare come lui. Io invece ho avuto la fortuna di avere due genitori meravigliosi, con cui c’è stata comunicazione e che mi hanno sempre supportata. Avendo due sorelle e un fratello non mi sono mai sentita sola mentre Serena è figlia unica e risente un po’ delle responsabilità riposte in lei. Dal momento che è un personaggio che conduce uno stile di vita diverso dal mio ho cercato di attribuire più leggerezza possibile all’assumere droga non perchè sia un gesto leggero, al contrario è pericolosissimo, ma perchè fa parte della sua quotidianità e spesso viene fatto dai ragazzi in modo inconsapevole, ingenuo”.

La droga ricreativa è un mezzo per fuggire da se stessi e dalle proprie emozioni. Si può davvero fuggire da se stessi?

“No, non è possibile. Si può temporaneamente mettere in pausa tutto ma è molto pericoloso, tanto che poi Serena durante la serie riprende un discorso di una sua professoressa che dice che il contrario della droga si pensa sia la vita sana, lo sport, invece è la verità. Quando Serena è sotto l’effetto di droghe si sblocca, diventa un’altra persona, il problema è che lei le assume per essere se stessa ed è un momento illusorio”.

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credit foto Gioele Vettraino

Che ruolo può avere oggi la scuola nella formazione dei giovani?

“La scuola è il primo punto di partenza per la società in generale, per qualsiasi riforma. E’ importante avere un professore con cui poter parlare, confrontarsi, che ti capisca nonostante la differenza d’età, che faccia con passione il suo lavoro e ti lasci qualcosa. Spesso i professori tendono ad avere un atteggiamento negativo nei confronti dei ragazzi, li considerano lontani da loro, invece un punto di incontro potrebbe esserci, infatti cambiano i tempi ma anche gli insegnanti sono stati giovani e dovrebbero ricordarselo. La professoressa nella serie è quella che fa aprire gli occhi ai ragazzi sul loro modo di vivere”.

Quanto è importante che le serie tv e i film raccontino le generazioni attuali e i loro problemi?

“E’ fondamentale. Il cinema e le serie tv rappresentano la realtà contemporanea e quindi non possono fare a meno di parlarne e di mettere in scena un mondo attuale di cui spesso si è inconsapevoli, perchè i genitori a volte non sanno quello che i figli fanno fuori casa”.

La serie si intitola Vivere non è un gioco da ragazzi, quanto ti ritrovi in questa affermazione?

“Tantissimo, è un titolo che racchiude l’intera umanità. Apparentemente può essere attribuito ai giovani ma riguarda tutti perchè racconta come una piccola azione che può essere considerata ingenua, inconsapevole, possa portare ad una serie di eventi che vanno a gravare sulla tua vita e su quella delle persone che ti stanno attorno, quindi quanto siamo responsabili delle nostre azioni e quanto le circostanze giochino un ruolo importante. Lele ad esempio inizia a spacciare ma non pensa si tratti effettivamente di spaccio, è totalmente inconsapevole della pericolosità delle droghe in generale ma anche delle conseguenze a livello giuridico che questo commercio di sostanze stupefacenti può portare”.

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credit foto Gioele Vettraino

“Vivere non è un gioco da ragazzi” rappresenta il tuo debutto nella serialità televisiva, come ti sei trovata con il cast?

“Sono stata fortunatissima perché con i ragazzi sono diventata amica fin dal primo giorno e ci ha aiutato molto il fatto di aver passato tanto tempo insieme a Bologna, in hotel. Siamo inseparabili ancora oggi e anche se alcuni di noi non vivono a Roma ci sentiamo e ci vediamo. Lo stesso discorso vale per gli adulti. Con Lucia Mascino che interpreta Sonia ci siamo chiamate mamma e figlia fin dal primo giorno di set e questo è avvenuto grazie a Rolando che è un regista straordinario e ha scelto degli attori fantastici, che umanamente sono delle persone bellissime. Anche chi ha interpretato un piccolo ruolo ha messo il cuore, la troupe è stata stupenda, tutti hanno creduto nel progetto”.

Al cinema invece hai preso parte al film “Il grande giorno” con Aldo, Giovanni e Giacomo…

“Sono stata sul set sei giorni, in estate, sul lago di Como, ed è stata un’esperienza bellissima e memorabile. “Vivere non è un gioco da ragazzi” è stato un lavoro diverso, ho girato per cinque mesi, a volte è stato un po’ pesante perchè è una serie che tratta temi importanti, difficili, il personaggio era complesso. Nel film “Il grande giorno” interpretavo invece una ragazza che provava a sedurre lo sposo a cui dà il volto Giovanni Ansaldo, del quale sono diventata amica, ed è stato quindi un momento di grande leggerezza e divertimento essendo una situazione differente”.

Attrice ma anche cantante e musicista, hai pubblicato il tuo primo disco “Better days to come”, quali sono i prossimi progetti musicali?

“Attualmente ho un duo con mio fratello, che suona la tromba e scrive canzoni, ma è difficile lavorare insieme perché vive a Milano e studia al liceo. Ora mi sto focalizzando sulla recitazione e sull’università, ma in futuro spero di dedicarmi nuovamente anche alla musica”.

Se dovessi associare una canzone a Serena quale sceglieresti?

“Sceglierei “Cara” di Lucio Dalla. Sono una sua fan sfegatata e sentire le sue canzoni, come ad esempio Futura, nella colonna sonora della serie è stato meraviglioso”.

di Francesca Monti

Foto copertina Gioele Vettraino
Styling Priscilla Cafaggi
gioielli Iosselliani
pantaloni ixos
maglia e gilet ixos
hair & Make up Marta Ricci @Simone Belli agency

Si ringraziano Lorella Di Carlo e Pamela Menichelli – Ni.Co Srl

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