VENEZIA80 – Video intervista con Michele Savoia, nel cast del film “Ferrari”: “Ho imparato che i sogni si realizzano”

“Il regista ha deciso di raccontare l’anno peggiore della vita del Drake e mostrare la sua fragilità e secondo me è la parte più interessante”. Michele Savoia è tra i protagonisti del film “Ferrari” di Michael Mann, in Concorso all’80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, tratto dal romanzo “Enzo Ferrari: The Man, The Cars, The Races, The Machine” di Brock Yates e dal 30 novembre al cinema.

È l’estate del 1957. Dietro lo spettacolo della Formula 1, l’ex pilota Enzo Ferrari è in crisi. Il fallimento incombe sull’azienda che lui e sua moglie Laura hanno costruito da zero dieci anni prima. Il loro matrimonio si incrina con la perdita del loro unico figlio Dino. Ferrari lotta per riconoscerne un altro, avuto con Lina Lardi. Nel frattempo la passione dei suoi piloti per la vittoria li spinge al limite quando si lanciano nella pericolosa corsa che attraversa tutta l’Italia: la Mille Miglia.

Abbiamo incontrato Michele Savoia e parlato con lui del suo personaggio, Carlo Chiti, l’ingegnere braccio destro di Enzo Ferrari, che ha saputo impersonare in modo magnifico, della sua prima esperienza in una produzione internazionale, dell’emozione di recitare con Adam Driver e dei prossimi progetti.

Michele, ci racconti le emozioni che stai provando essendo a Venezia80 per presentare il film in Concorso “Ferrari”…

“E’ una bella emozione, c’è tanta adrenalina e anche un po’ di paura per il giudizio di pubblico e critica. Provo sentimenti contrastanti ma tutti positivi”.

Nel film interpreti Carlo Chiti, il braccio destro di Enzo Ferrari, come hai costruito il personaggio? 

“Carlo Chiti è un ingegnere, è il braccio destro storico di Enzo Ferrari, quello che ha contribuito a rendere grande il Cavallino Rampante con una delle sue tante intuizioni geniali. Nel 1957 infatti è riuscito nell’obiettivo di dare più potenza alla macchina con meno rischio. Grazie a lui è arrivata così la vittoria alla Mille Miglia e la Ferrari non è capitombolata. E’ un personaggio molto controverso nell’accezione positiva del termine. Per prepararlo ho letto il libro, ho ricercato tante interviste per la maggior parte successive a quel periodo e ho parlato con persone che lo hanno conosciuto. I suoi colleghi a Modena mi hanno raccontato che aveva un carattere solare, gioioso, che raccontava barzellette e aveva tanta voglia di mangiare, infatti aveva sempre una mela in mano. Amava divertirsi ma al contempo era una persona molto seria. Con Michael Mann abbiamo instradato la creazione del personaggio verso la parte seriosa anche perchè nel film mi si vede soprattutto in ambiti lavorativi. “Always anxious” dice Adam Driver descrivendo Chiti a De Portago (Gabriel Leone) e in effetti la chiave interpretativa che ho seguito è partita da queste due parole, estremamente ansioso, e questo mi ha permesso di restituire un po’ anche quel lato comico che l’ingegnere nella sua vita aveva, nonostante la professionalità e il senso del dovere”.

Com’è stato lavorare al fianco di Adam Driver?

“Adam è stato accogliente, serio, professionale, non mi ha mai fatto sentire inferiore, mi ha sempre trattato bene ed è stata una bella scuola perchè lui ti impone, come vuole Michael Mann, un’estrema verità, uno stare nel qui ed ora potente, disarmante. I suoi occhi quando reciti insieme sono forti. E’ stato bello, emozionante e formativo lavorare con lui”.

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credit foto ufficio stampa

Cosa hai imparato recitando in questo film?

“Ho imparato che sognare fa bene e che i sogni si realizzano perchè fino a pochi anni fa non avrei mai pensato di partecipare a un film internazionale. Invece per puro caso durante la pandemia ho iniziato a perfezionare il mio inglese con una coach ma senza obiettivi particolari, e poi magicamente sono arrivati dei provini per produzioni americane in cui sono sempre giunto all’ultimo step ma non sono mai stato preso. Invece Michael Mann mi ha scelto e quindi ho capito che possiamo sognare e tutto può accadere, anche le cose più impensabili. A livello attoriale ho imparato tanto”.

Essendo la tua prima esperienza in una produzione internazionale che differenza hai riscontrato rispetto a quelle italiane?

“Come ha detto simpaticamente Favino la differenza sono i soldi, con il budget di un film italiano gli americani pagano solo il catering. Il cinema costa tanto e avere più denaro a disposizione significa avere più tempo per curare i dettagli, per soffermarsi anche a rifare la scena 50-60 volte come fa Mann. C’è un’attenzione maggiore in tutto, però al contempo noi italiani siamo degli eroi pecrhè con pochi mezzi e tempi ristrettissimi riusciamo a realizzare prodotti di altissimo livello come ad esempio “Comandante”, un film ottimo. Gli attori americani si preparano con largo anticipo prima di iniziare le riprese, noi spesso riceviamo la sceneggiatura qualche giorno prima di andare sul set e non abbiamo la possibilità di fare le prove. Non è un’accusa ma una lode alla capacità italiana”.

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credit foto ufficio stampa

Cosa ti ha colpito di questa parte della storia di Enzo Ferrari raccontata nel film?

“Mann ha deciso di raccontare l’anno peggiore della vita del Drake e mostrare la sua fragilità, che secondo me è la parte più interessante. Quest’uomo vede la sua vita sgretolarsi pian piano, la moglie scopre dell’amante e dell’altro figlio, la società sta fallendo e se non vince la Mille Miglia chiuderà per sempre, un figlio è morto poco tempo prima, è un periodo molto delicato, di crisi, che non ci si aspetterebbe conoscendo la storia della Ferrari”.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

“A breve uscirà una serie su Rai 1, Il Clandestino di Rolando Ravello con Edoardo Leo, in cui sono tra i ruoli principali, poi sarò protagonista di puntata nella terza stagione di “Imma Tataranni” e al cinema con il quinto film della saga dei Me contro Te, a cui seguirà il tour insieme a loro nei più grandi palasport italiani”.

di Francesca Monti

credit foto Facebook Michele Savoia

Grazie a Licia Gargiulo e Francesca Polici

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