Intervista con Nunzia Schiano, in scena al Teatro Parioli di Roma con “L’avaro immaginario”: “E’ un viaggio nel mondo di Molière ma anche nella professione dell’attore”

“Il mio personaggio, Filomena, ha scelto di non recitare più perchè ritiene che il suo posto sia dietro le quinte a cercare di mantenere uniti i suoi fratelli che, a parte il legame di sangue e affettivo, hanno molte cose che li dividono”. Eclettica, solare, capace con le sue interpretazioni di regalare un sorriso ma anche di far emozionare e arrivare al cuore del pubblico: Nunzia Schiano è in scena al Teatro Parioli di Roma dal 15 al 19 novembre con “L’Avaro Immaginario”, tratto da Molière/Luigi De Filippo, con l’adattamento e la regia di Enzo Decaro.

Lo spettacolo è un viaggio nel teatro, nel tempo, ma anche quello reale e immaginario di Oreste Bruno, da Nola, e la sua famiglia, che è poi anche la sua Compagnia viaggiante di teatranti: è la tipica “carretta dei comici” tanto cara sia a Peppino che a Luigi De Filippo. È il viaggio verso Parigi, verso il teatro, verso Molière, ma anche una fuga dalla peste, da una terribile epidemia. Lungo il percorso, quando “la Compagnia” arriva nei pressi di un centro abitato, di un mercato o di un assembramento di persone, ecco che il “carrello viaggiante” diventa palcoscenico e “si fa il Teatro” e, grazie agli stratagemmi di tutti i componenti della famiglia teatrale, si rimedia anche il pasto quotidiano o qualche misera offerta in monete. Gli incontri durante il percorso, l’avvicinamento anche fisico a Parigi, al teatro di Molière, la “corrispondenza” che il capocomico invia quotidianamente all’illustre “collega”, la forte connessione tra il mondo culturale e teatrale della Napoli di quel tempo con quella francese, la pesante eredità del pensiero di uno zio prete di Oreste Bruno, Filippo detto poi Giordano, e la morte in scena dello stesso Molière poco prima del loro arrivo a Parigi, renderanno davvero unico il viaggio di tutta la “Compagnia di famiglia”, commedianti d’arte ma soprattutto persone “umane”.

In questa piacevole chiacchierata Nunzia Schiano ci ha parlato del suo personaggio, Filomena Bruno, ma anche dell’amicizia che la lega da tantissimi anni ad Enzo De Caro, della necessità di dare spazio ai giovani autori, delle esperienze nelle serie “Il Commissario Ricciardi” e “Le indagini di Lolita Lobosco” e dei prossimi progetti, tra cui il film “Il paese dei jeans in agosto”, al cinema dal 23 novembre.

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credit foto Guglielmo Verrienti

Nunzia, è in scena al Teatro Parioli con “L’avaro immaginario”, in cui interpreta Filomena Bruno…

“Filomena è una dei tre fratelli Bruno, gli altri due sono Oreste e Gaspare, e fanno parte di una compagnia teatrale che vive a Nola intorno alla metà del Seicento. Qui c’è un richiamo ai fratelli De Filippo Titina, Peppino ed Eduardo. A seguito della peste, siccome il capocomico Oreste è innamorato visceralmente di Molière, tanto che mettono in scena solo questo autore, in napoletano, decide di far intraprendere a tutta la compagnia un viaggio da Nola a Parigi a bordo di un carro per allontanarsi dall’epidemia”.

È un viaggio nel teatro di Molière ma anche nel tempo, in un secolo di guerre, epidemie, intuizioni e illuminazioni…

“E’ un viaggio sia nel mondo di Molière che è solo citato, raccontato tramite le lettere che Oreste gli scrive durante il percorso, ma anche nella professione dell’attore. Infatti il capocomico ha questo mito irraggiungibile e tra le altre cose sia Peppino che Luigi De Filippo hanno portato in scena dei testi di Molière. Invece l’altro fratello, Gaspare, è più ribelle, è attratto dall’idea di andare a Parigi per recuperare Il candelaio scritto da un loro zio, Giordano Bruno, di cui non si può fare menzione perchè Oreste ritiene che sia una sorta di pecora nera della famiglia. E tra loro c’è Filomena che ha scelto di non recitare più perchè ritiene che il suo posto sia dietro le quinte a cercare di mantenere uniti questi fratelli che, a parte il legame di sangue ed affettivo, hanno molte cose che li dividono. Lei sacrifica la sua capacità attoriale per la famiglia e nel viaggio, lungo e non certo facile, si vedrà mano a mano che cercherà di fare da mediatrice con fatica e difficoltà. E’ un viaggio anche attraverso la volontà di continuare a svolgere un mestiere. Filomena è l’esempio di chi decide ad un certo punto che è arrivato il momento di cedere il passo a chi è più giovane e ha più forza fisica perchè il nostro è un lavoro in cui il corpo deve essere presente a se stesso. Amare il proprio lavoro significa anche rinunciarci nel momento in cui ti rendi conto di non riuscire più a farlo nel pieno delle tue capacità”.

La regia e l’adattamento dello spettacolo sono di Enzo Decaro, che è anche in scena. Come si è trovata a lavorare con lui?

“Tra noi c’è un’amicizia lunga cinquanta anni ma non avevamo mai lavorato insieme, se non ultimamente nel film “Il paese dei jeans in agosto”, e fare questo spettacolo è stato innanzitutto un grande atto di amore e di fratellanza. Enzo è una persona di enorme spessore culturale, e modifica, aggiunge e rende sempre vivo e vivace il lavoro. Mi piace molto l’idea che la fase creativa non si esaurisca mai. Mi sono trovata molto bene con lui”.

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Nunzia Schiano ed Enzo De Caro in “L’avaro immaginario” – credit foto Guglielmo Verrienti

La storia di questi tre fratelli è un omaggio ai De Filippo quindi anche alla commedia dell’arte che è alla base del teatro…

“Fa parte del dna del nostro lavoro, soprattutto noi attori napoletani abbiamo questa tradizione. La commedia dell’arte di base è essenziale insieme alla capacità di trovare delle soluzioni immediate. Chi l’ha studiata è in grado anche di trasportarla e renderla al meglio. Abbiamo avuto degli esempi importantissimi come Scarpetta, i De Filippo che ci portiamo dietro, che abbiamo come background”.

Del resto le grandi opere teatrali hanno sempre dei punti di contatto con il presente…

“Sicuramente, ma il teatro deve mantenere anche questo suo fascino altro, perchè come diceva Eduardo non è la verità ma la verosimiglianza, infatti ti dà la possibilità di immaginare le cose, di avere un’altra visione e il mondo immaginifico deve essere riscoperto e tutelato per questa sua diversità. Il teatro ha una peculiarità e deve continuare a mantenerla evitando di voler assomigliare ad altro”.

Oreste, il capocomico di “L’avaro immaginario” scrive delle lettere a Molière, lei oggi a chi scriverebbe una lettera?

“Scriverei una lunga lettera, anche se penso che sarebbe inutile, al Primo Ministro israeliano Netanyahu perchè ritengo che per puro calcolo politico non si possa continuare a massacrare le persone. I bambini sono tutti uguali, palestinesi, israeliani e le vittime sono tutte uguali, quindi non riesco a farne una ragione di questa immane tragedia. Pensando al teatro scriverei invece a qualche autore nuovo, mi piacerebbe interpretare testi inediti, perchè la scrittura del passato poi va ad esaurirsi e il pubblico non può sempre vedere le stesse cose, ma c’è un’esigenza di capire cosa è in grado di produrre anche il nostro momento storico e di metterlo in scena. Scriverei a chi gestisce i teatri e a chi si occupa ad alti livelli di cultura teatrale chiedendo di dare quanto più spazio possibile ai giovani autori”.

Ritiene che oggi ci siano giovani autori interessanti nell’ambito teatrale?

“Secondo me sì, la possibilità però si deve anche creare e poi sono gli spettatori a valutare se quel prodotto genera un interesse ma bisogna dare modo e occasione per esprimersi. Anche nel cinema i giovani autori stentano ad emergere, la stessa cosa nella sceneggiatura dove hanno difficoltà ad essere introdotti. Devono invece essere messi in condizione di confrontarsi con un pubblico più vasto per vedere se quello che stai facendo o il messaggio che vuoi mandare attraverso il teatro abbia una corrispondenza”.

Nunzia Schiano con Maria Vera Ratti in “Il Commissario Ricciardi” – credit foto Anna Camerlingo

Recentemente l’abbiamo vista in due serie tv di grande successo “Il Commissario Ricciardi” nel ruolo della tata Rosa e ne “Le indagini di Lolita Lobosco” nei panni di Andreina. Cosa le hanno lasciato questi due personaggi?

“Sono molto legata a tata Rosa, tra l’altro sono una lettrice appassionata dei romanzi di Maurizio De Giovanni quindi è stato bellissimo interpretare uno dei personaggi che ho amato. Con Andreina mi sono divertita tantissimo, anche quest’anno perchè sono stata riconfermata nel cast di “Le indagini di Lolita Lobosco” e abbiamo finito di girare qualche settimana fa la nuova stagione. E’ stata una bella esperienza, con un cast eccellente e un’ottima produzione. Posso anticipare che il mio personaggio avrà un’evoluzione diversa da quella vista finora. Andreina è il divertimento, mentre l’amore per Tata Rosa è qualcosa di diverso anche perchè ho girato la prima serie de “Il Commissario Ricciardi” con Alessandro D’Alatri ed ero legatissima a lui, gli volevo molto bene. La sua assenza non prevista si fa sentire, è stato un grande dolore per me la sua prematura scomparsa. Conserverò sempre con grande affetto il ricordo dei momenti passati insieme sul set”.

Il 23 novembre sarà invece al cinema con “Il paese dei jeans in agosto”, opera prima di Simona Bosco Ruggeri…

“Interpreto una mamma, guarda caso, un po’ atipica per me in quanto è molto dolce ma anche tranquilla e determinata quando c’è da prendere delle decisioni. Abita in questo paesino di provincia, vive per suo figlio Carlo che ne combina di tutti i colori e che ha questa mania per i social, per i reality. Sono due mondi diversi a confronto. Una madre può voler bene a un figlio ma c’è un limite invalicabile, quando pensi di aver dato un’educazione giusta, oltre il quale nemmeno l’amore più estremo ti può portare. E’ una donna che fa capire a Carlo quali sono gli errori senza però mai essere sopra le righe. E’ stata una bella avventura, ricca soprattutto di incontri umanamente preziosi”.

Nunzia Schiano nel film “Il paese dei jeans in agosto”

In quali progetti sarà prossimamente impegnata?

“Andrà in onda su Rai 1 il film tv prodotto da Picomedia “Napoli milionaria”, che fa parte della serie dedicata ad Eduardo De Filippo, con la regia di Luca Miniero, a cui sono molto legata e che mi ha fatto piacere ritrovare. I protagonisti sono Massimiliano Gallo e Vanessa Scalera, la coppia di Filumena Marturano, insieme a me, a Marcello Romolo e ad altri bravissimi attori. E’ stato girato a Napoli, a Vico Scassacocchi, nel cuore di Forcella, e spero possa piacere al pubblico”.

A proposito di Napoli, ha prestato la sua voce all’audioguida per il Museo del Tesoro di San Gennaro, insieme ad altri colleghi come ad esempio Patrizio Rispo. Che esperienza è stata?

“Mi sono divertita tanto, abbiamo dovuto fare quasi una traduzione simultanea. Insieme a Patrizio Rispo abbiamo realizzato anche l’audioguida speciale per i bambini che vanno a visitare il Museo del Tesoro di San Gennaro. E’ stata un’esperienza gradevole, come dicevo a Ilaria Uva i principi e i regnanti donavano gli ori, le tiare, a San Gennaro, io la mia voce in italiano e in napoletano e l’idea che resti nel tempo è emozionante”.

di Francesca Monti

credit foto CDA Studio Di Nardo

Si ringraziano Raffaella Tramontano e Maya Amenduni

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