Giuseppe Zeno e Fabio Troiano sono i protagonisti dello spettacolo “I Soliti Ignoti”, in scena dall’8 al 20 febbraio al Teatro Manzoni di Milano, rispettivamente nei panni di Peppe er Pantera e Tiberio Braschi, che nel celebre film di Mario Monicelli, uscito nel 1958, erano interpretati da Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni.
Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati sbarcano sulle scene rituffandoci nell’Italia povera ma vitale del Secondo dopoguerra. La regia di Vinicio Marchioni, insieme all’adattamento di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli, rende merito alla sceneggiatura originale grazie a trovate di scrittura teatrale che consentono di rivivere le atmosfere di quel periodo.
A margine della conferenza stampa al Teatro Manzoni di Milano, abbiamo realizzato una video intervista con Giuseppe Zeno e Fabio Troiano:
Come vi siete approcciati ai vostri personaggi, Tiberio e Peppe?
Fabio Troiano: “Mi sono approcciato distaccandomi completamente da Marcello Mastroianni perché era impensabile e improponibile avvicinare un mito. Ho visto il film ma ho cercato di creare il mio Tiberio, seguendo la griglia che mi ha fornito il regista Vinicio Marchioni e provando a giocare all’interno di essa”.
Giuseppe Zeno: “Quando si fa questo tipo di operazione è impensabile staccarsi totalmente dal film, l’unica cosa che un attore può fare per salvarsi in qualche modo da un possibile e inevitabile paragone è pensare a un personaggio dato come se fosse nato dalla genialità degli autori, che può essere rappresentato al cinema e a teatro. Penso a Peppe scritto da Monicelli e cerco di farlo mio. E’ ovvio che riproporre quanto realizzato da quei meravigliosi attori che hanno portato sul grande schermo i personaggi, Vittorio Gassman nel mio caso e Marcello Mastroianni per quanto riguarda Fabio, è improponibile. Li avevano costruiti addosso alla loro fisicità e vocalità, al loro estro e genio. Il teatro però ci dà l’occasione per trovare nuovi spunti ed essendo noi di un’altra generazione abbiamo una cifra interpretativa diversa, per cui i personaggi hanno un ritmo più incalzante”.
La storia de “I Soliti Ignoti” è ambientata negli anni Cinquanta, ci sono a vostro parere dei punti di contatto con la società odierna?
Giuseppe Zeno: “I punti di contatto sono legati al difficile momento storico che la gente viveva negli anni Cinquanta, e che noi viviamo adesso. A quel tempo stavano uscendo dal secondo conflitto mondiale e c’era l’alba di un boom economico che poi ha dimostrato essere una sorta di falsa illusione e molti registi e sceneggiatori, con una veggenza straordinaria, sono riusciti a vedere dove saremmo arrivati. Il mondo è cambiato tanto, oggi siamo in epoca pandemica, quindi in qualche modo agli anni Cinquanta ci accomuna l’incertezza ma anche la speranza di cambiare e di migliorarsi”.
Cosa hanno aggiunto questi personaggi al vostro percorso umano e artistico?
Fabio Troiano: “Sicuramente ogni volta che interpretiamo un personaggio c’è una crescita interiore, professionale e umana. In questo caso prevale quella umana perché trovarsi a lavorare con un gruppo di attori e amici straordinari è molto raro. Bisogna essere fortunati e noi lo siamo stati”.
di Francesca Monti
credit foto Lanzetta Capasso
Grazie a Manola Sansalone