Al Festival di Sanremo 2023 Pegah Moshir Pour, consulente e attivista italiana di origine iraniana e Drusilla Foer hanno portato sul palco dell’Ariston con un intenso e toccante monologo a due sul tema dei diritti negati in Iran.
“Buonasera a tutte ed a tutti, mi chiamo Pegah Moshir Pour, Italiana di origine Iraniana, nata tra i racconti del “Libro dei Re”, cresciuta tra i versi de “La Divina Commedia”. Consulente e Attivista dei diritti umani e digitali. In Iran non sarei potuta essere così vestita e truccata e non avrei potuto parlare di diritti umani da un palcoscenico Perché sarei stata arresta o forse addirittura uccisa E per questo, come molte ragazze e ragazzi del mio paese, ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce ad una generazione cresciuta sotto un regime di terrore e di repressione, in uno dei paesi più belli al mondo, uno scrigno dei Patrimoni dell’Umanità. La parola Paradiso deriva dall’antico termine persiano Pardis, giardino protetto. Allora io vi chiedo: Esiste un Paradiso Forzato? Ahimè sì…come altro si può chiamare un luogo dove il regime uccide persino i bambini? Dal 16 settembre 2022, da quando Mahsa Jina Amini, una ragazza colpevole solo di essere sospettata di non indossare in modo corretto il velo, è stata uccisa dalla polizia morale, il popolo iraniano sta sacrificando con il sangue il diritto a difendere il proprio paradiso. Io vi ringrazio a nome di tutti i ragazzi iraniani perché ricordate al mondo che la musica è un diritto umano. E per spiegare meglio il dramma che i miei coetanei stanno vivendo nel nostro paese, vorrei usare la melodia e le parole di una canzone che è diventata l’inno della rivoluzione. L’ha composta Shervin Ajipour, musicando i tweet che i ragazzi hanno scritto sulle libertà negate. Shervin per questo è stato arrestato e il suo account silenziato. La canzone si chiama Baraye che in italiano vuol dire: Per…”.
Drusilla Foer ha fatto il suo ingresso dicendo: “Per poter ballare per strada” e poi insieme a Pegah ha ricordato: “In Iran si rischiano fino a 10 anni di prigione se si balla per strada o si ascolta musica occidentale. Per paura di baciarsi. In Iran è proibito baciarsi e stare mano nella mano con la persona che ami. Per mia sorella, tua sorella e le nostre sorelle. In Iran si paga con la vita il desiderio di esprimere la propria femminilità. Per l’imbarazzo e la vergogna. Più di 20 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà, senza soldi per mangiare. Per i bambini che perdono i loro sogni. Sono moltissimi i bambini sfruttati, che chiedono l’elemosina e vivono raccogliendo i rifiuti. Per i cani innocenti proibiti. Il regime uccide i cani sia di proprietà che di strada. Per queste lacrime e questo pianto ininterrotto. Per questo paradiso forzato. Per gli intellettuali imprigionati. Nella prigione di Evin ci sono più di diciottomila tra intellettuali, dissidenti e prigionieri politici che spariscono nel silenzio. Per i bambini rifugiati afghani. In Iran ci sono più di 1 milione di profughi afgani, perseguitati senza possibilità di ricostruirsi una vita. Per sentire il senso di pace. Per il sorgere del sole dopo lunghe notti. Per la ragazza che desiderava essere un ragazzo.
In Iran essere omosessuali è punito con l’impiccagione. Per donna, vita, libertà. le parole chiave della rivoluzione. Per la libertà Per la libertà Per la libertà Per la libertà”, hanno concluso.
Ha superato intanto le 162.000 firme la petizione “Donna Vita Libertà”, lanciata da Marisa Laurito, direttore artistico del teatro Trianon Viviani di Napoli, insieme a Luciano Stella, Tosca, Edoardo Bennato, Nino Daniele, Andrea Morniroli, Desiree Klain, Alfredo Guardiano, Tiziana Ciavardini, Gianni Pinto e un gruppo di artisti, intellettuali e volontari della società civile che hanno a cuore le sorti del popolo iraniano.
Questo il testo di “Donna Vita Libertà”:
“Era il 16 settembre 2022 quando Masha Amini, una giovane donna curda, venne uccisa a Tehran mentre si trovava in custodia della polizia morale. Da allora migliaia di persone coraggiose hanno manifestato pacificamente contro il Regime Islamico in Iran. Regime che ha risposto solo con violenza e atrocità. Ad oggi sono oltre 18 mila i manifestanti arrestati e decine di loro rischiano di essere giustiziati a breve.
Il mondo è a conoscenza di quello che si sta perpetrando nella Repubblica Islamica e non può più rimanere silente. Vediamo donne e uomini arrestati, violentati, torturati e uccisi solo per avere protestato per la richiesta dei propri diritti basilari. Siamo a conoscenza di numerose mutilazioni, violenze sessuali, stupri collettivi, organi asportati, cadaveri non consegnati ai familiari e sepolti in luoghi sconosciuti. Sappiamo di processi iniqui senza appello, senza avvocati, senza testimoni e senza prove. Giovani dichiarati morti per suicidio, ma con evidenti segni di percosse e fratture delle ossa. Abbiamo visto le foto di minorenni uccisi senza pietà, di ragazzi e ragazze avvelenati nelle mense universitarie, di manifestanti colpiti in volto o ai genitali, di uomini e donne senza occhi, perché colpiti dai proiettili. Sappiamo di funerali non concessi e di numerose persone scomparse solo per aver richiesto notizie dei propri cari. Siamo venuti a conoscenza dell’uso di droghe allucinogene da parte delle forze di sicurezza, con il fine di picchiare più violentemente i rivoltosi.
Alla luce di quanto sopra è evidente che la Repubblica Islamica dell’Iran stia violando tutti i principi della ‘Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo’ di cui è firmataria e che si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà.
Chiediamo al Leader Supremo Ali Khamenei l’immediata fine delle esecuzioni capitali e la fine delle repressioni da parte del regime sul popolo iraniano. Desideriamo che venga data la possibilità a tutte le donne e uomini iraniani di poter manifestare la propria disperazione nei confronti del “sistema iraniano”. Un regime che da circa 44 anni non ha mai concesso il diritto fondamentale di ogni essere umano: la libertà.
In questo appello chiediamo inoltre al Premier Giorgia Meloni e al Ministro degli Esteri Antonio Tajani di prendere una posizione decisa nei confronti del Regime Iraniano; al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella di convocare immediatamente all’atto del suo insediamento l’ambasciatore iraniano, dichiarandolo “persona non grata” e di richiamare il nostro ambasciatore in Iran per consultazioni. Chiediamo, infine, al presidente della commissione europea Von Der Leyen di mettere in campo tutte le iniziative di competenza dell’Unione per assicurare il rispetto dei diritti fondamentali in Iran”.
Per firmare la petizione: https://www.change.org/p/donna-vita-liberta
di Francesca Monti